sicurezza antincendio

Sicurezza Antincendio, nuovo decreto 3 settembre 2021

Il decreto ministeriale 10 marzo 1998Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro, finora rappresentava il principale strumento normativo per la valutazione dei rischi d’incendio nei luoghi di lavoro, anche per le attività soggette ai controlli del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

La recente emanazione di tre nuovi decretiil Decreto Controlli (1 settembre 2021)il Decreto GSA (2 settembre 2021)e il Decreto Minicodice (3 settembre 2021)conduce quindi al definitivo superamento del suddetto d.m. 10 marzo 1998.

Sicurezza Antincendio, Decreto 3 settembre 2021

Il d.m 3 settembre 2021 si compone di cinque articoli ed un Allegato che riporta i “Criteri generali di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio per luoghi di lavoro a basso rischio di incendio“. È entrato in vigore sabato (29 ottobre).

La redazione della valutazione del Rischio Antincendio

Cambiano le modalità per la redazione della Valutazione del Rischio Incendio per i luoghi a rischio d’incendio basso (art.2), che ora deve necessariamente comprendere:

  1. individuazione dei pericoli d’incendio con descrizione del contesto e dell’ambiente;
  2. determinazione di quantità e tipologia degli occupanti esposti al rischio d’incendio;
  3. individuazione dei beni esposti al rischio incendio;
  4. valutazione qualitativa o quantitativa delle conseguenze dell’incendio sugli occupanti.

I criteri di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio?

In base all’art. 3, i criteri di progettazione sono:

  • numero e tipologia di estintori previsti;
  • dimensionamento e caratteristiche delle uscite d’emergenza e delle vie di fuga;
  • gestione della rivelazione e allarme incendio;
  • sicurezza degli impianti;
  • segnaletica antincendio;
  • sicurezza antincendio rivolta a lavori di manutenzione;
  • gestione della Sicurezza Antincendio.

Cosa si intende per Luoghi di lavoro a basso rischio?

In base al nuovo Allegato I al d.m del 3 settembre 2021 sono considerati “luoghi di lavoro a basso rischio d’incendio” quelli ubicati in attività non soggette e non dotate di specifica regola tecnica verticale, aventi tutti i seguenti requisiti aggiuntivi:

  1. con affollamento complessivo ≤ 100 occupanti;
  2. con superficie lorda complessiva ≤ 1000 m2 ;
  3.  con piani situati a quota compresa tra -5 m e 24 m;
  4. ove non si detengono o trattano materiali combustibili in quantità significative
  5. ove non si detengono o trattano sostanze o miscele pericolose in quantità significative;
  6. ove non si effettuano lavorazioni pericolose ai fini dell’incendio.

Il sistema d’esodo

La finalità del sistema d’esodo è “di assicurare che in caso di incendio gli occupanti del luogo di lavoro possano raggiungere un luogo sicuro, autonomamente o con assistenza”.

Al punto 4.2.1 vengono definite le caratteristiche del sistema di esodo. al punto 4.2.3 si parla invece della progettazione del sistema d’esodo.

vibrazioni

Rischio esposizione a vibrazioni meccaniche, chi sono i lavoratori particolarmente sensibili?

Le linee di indirizzo riguardo il rischio da esposizione a vibrazioni meccaniche sottolineano che i valori di azione e i valori limite prescritti dal D.Lgs. 81/2008 (Titolo VIII Capo III) “non sono in genere idonei a tutelare lavoratori in condizioni di particolare suscettibilità individuale agli effetti dell’esposizione a vibrazioni meccaniche”.

Che sono i lavoratori particolarmente sensibili?

Si legge che i lavoratori particolarmente sensibili al rischio da vibrazioni sono:

  • i minori;
  • le lavoratrici in gravidanza, post gravidanza e in allattamento (D.Lgs. 151/2001);
  • lavoratori affetti da patologie, disturbi o condizioni patologiche anche temporanei, o sottoposti a terapie oppure portatori di condizioni di ipersuscettibilità individuale.

Cosa si intende per condizioni individuali di suscettibilità?

  • Soggetti portatori di protesi esterne o interne (eccetto protesi dentarie) es: viti, placche etc;
  • i portatori di pacemaker o dispositivi elettronici impiantati;
  • persone affette da patologie o disturbi degli apparati cardiovascolare, neurologico e muscoloscheletrico;
  • chi si è sottoposto a un recente intervento chirurgico di qualsiasi tipo;
  • assunzione di farmaci con effetti cardiocircolatori o neurologici avversi;
  • abitudine e/o abuso di sostanze voluttuarie (fumo, alcool, stupefacenti).
  • sindromi metaboliche, obesità o soggetti in sovrappeso severo.
  • grave miopia, in relazione al possibile distacco retinico in presenza di WBV impulsive o impatti ripetuti.

Rischio vibrazioni, le valutazioni e il ruolo del medico competente

Si indica poi che il personale qualificato che effettua la valutazione “indicherà, in collaborazione con il medico competente, l’esigenza delle particolari tutele previste dalle normative o dalla letteratura rispetto ai gruppi di lavoratori particolarmente sensibili”.

È, si legge, “compito esclusivo del medico competente, attraverso l’espressione del giudizio di idoneità alla mansione specifica, indicare le particolari e specifiche misure di tutela per i singoli lavoratori risultati a visita medica ipersensibili al rischio“.

Sarà poi compito del Datore di Lavoro prevedere una formazione aziendale che informi i lavoratori sui possibili rischi in modo che sappiano riconoscerli e possano eventualmente rivolgersi tempestivamente al medico competente.


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sostanze chimiche

Sostanze chimiche reprotossiche, come prevenire i rischi? Una guida Inail

Che incidenza possono avere sulla fertilità umana alcune sostanze chimiche utilizzate negli ambienti lavorativi? Dove sono maggiormente rintracciabili? E quali azioni di prevenzione possono essere messe in campo?

Se ne parla in un factsheet dell’Inail curato dai ricercatori del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila).

Sostanze chimiche, il quadro normativo di riferimento nazionale e comunitario

Come spiegano gli autori, i fattori di rischio per la salute riproduttiva in ambiente di lavoro possono essere di diversa natura, e quelli dovuti ad agenti chimici risultano essere tra i più analizzati. Attualmente, nel decreto legislativo 81/2008 la gestione delle sostanze reprotossiche ricade nel capo I del titolo IX, dedicato alle sostanze pericolose; considerando però che a livello europeo il regolamento REACH le annovera tra le sostanze chimiche di “grande preoccupazione”, a marzo di quest’anno è stata emanata la direttiva Ue 2022/431, che prevede misure di gestione più stringenti in caso di esposizione lavorativa a questi agenti, accomunandoli alle sostanze cancerogene e mutagene.

D’altronde, se nella normativa per la tutela dei lavoratori è stata posta molta attenzione alla tutela delle donne in gravidanza, non può dirsi altrettanto per la possibile esposizione dei lavoratori, i maschi in particolare, alle sostanze reprotossiche.

Dalla chimica al commercio, l’esposizione al rischio è presente in cicli produttivi diversi

Nell’Unione europea, le sostanze chimiche con elementi di pericolosità per la riproduzione umana sono calcolate in circa 150. Includono agenti molto differenti, coinvolti in cicli produttivi altrettanto diversi quali la produzione di lacche e vernici, i prodotti per la pulizia, la fabbricazione di plastica e gomma.

L’esposizione è stata riscontrata inoltre anche in settori non industriali, come nell’estetica, nella cura della persona e perfino nel commercio al minuto, per via del contatto con la carta termica degli scontrini.

La pubblicazione riporta, in una chiara tabella riassuntiva, un elenco indicativo degli agenti chimici più frequenti e degli ambienti di lavoro potenzialmente coinvolti nella loro esposizione, insieme alle evidenze sanitarie riscontrate in tema di capacità riproduttiva.

Le azioni di prevenzione del rischio da sostenze chimiche

Il factsheet si chiude con un focus sull’attivazione di misure specifiche di prevenzione. Il documento rimarca l’importanza di azioni mirate e attente da parte dei datori di lavoro, come l’eliminazione o la sostituzione delle sostanze chimiche reprotossiche dagli ambienti di lavoro.

Se questo non fosse possibile, viene raccomandato il coinvolgimento del medico competente nella definizione dei protocolli di sorveglianza sanitaria mirati al rischio specifico, per individuare celermente eventuali elementi in grado di orientare verso una specifica tutela sanitaria dei lavoratori.


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Disturbi muscoloscheletrici al centro della 'Settimana europea per la Salute e Sicurezza sul lavoro'

Disturbi muscoloscheletrici al centro della ‘Settimana europea per la Salute e Sicurezza sul lavoro’

Dal 24 al 29 ottobre si parla di disturbi muscoloscheletrici: come gestirle e prevenirle? L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) ha organizzato l’edizione 2022 della Settimana europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, di cui l’Inail è il riferimento per l’Italia.

La Settimana rappresenta l’ultimo momento di confronto sull’attuale campagna europea Ambienti di lavoro sani e sicuri. Alleggeriamo il carico!’ 2020-2022, giunta alla sua conclusione.

I disturbi muscoloscheletrici

Milioni di lavoratori in tutta Europa soffrono di disturbi muscoloscheletrici (DMS) correlati al lavoro.

Leggendo i dati, circa tre lavoratori su cinque nell’Unione europea segnalano denunce di MSD. Secondo l’indagine europea, il fattore di rischio più frequentemente sono i movimenti ripetitivi delle mani o delle braccia. Altri rischi correlati ai MSD includono la seduta prolungata (61%), il sollevamento e lo spostamento di persone o carichi pesanti (52 %), la pressione del tempo (45%) e le posizioni faticose o dolorose (31%).

Si tratta dunque di un’occasione per rinnovare le attività di sensibilizzazione sulla prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici e sull’importanza di affrontare i fattori di rischio psicosociale ad essi correlati.

La settimana europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro

Disturbi muscoloscheletrici tema centrale. Organizzata ogni anno da Eu-Osha e dalla sua rete di partner, la settimana europea viene celebrata con conferenze, rassegne tematiche, convegni e seminari di formazione professionale. In Italia il coordinamento è affidato all’Inail, attraverso la Direzione centrale prevenzione, con il sostegno del network nazionale tripartito, formato da Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero della salute, Inail, Iss, Conferenza delle regioni e delle province autonome, organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro, Anmil. 

Ottobre Mese della Sicurezza, Conflavoro PMI Lucca promuove la formazione

Fra i tanti eventi organizzati in giro per l’Italia, particolare attenzione va a Conflavoro Pmi Lucca, che si unisce alla campagna europea di sensibilità e amplia gli orizzonti con il progetto ‘Ottobre Mese della Sicurezza sul LAvoro’. Al centro la Formazione di tutto il sistema impresa per diffondere in modo capillare la cultura della prevenzione tra le imprese e i lavoratori del territorio



Se sei un titolare o lavori per un’impresa della Provincia di Lucca, in omaggio un corso di formazione obbligatoria in modalità E-learning. La promozione è valida fino alla fine di ottobre.

Noi gridiamo BASTA alle morti sul lavoro e ci impegniamo a promuovere le tutele HSE in modo accessibile e immediato, coinvolgendo le aziende di tutto il territorio nella responsabilità comune, con l’obiettivo di raggiungere la massima riduzione possibile dei rischi e dei pericoli, degli infortuni e incidenti sul lavoro.

stress

Stress sul lavoro in aumento con la pandemia. L’indagine dell’EU-OSHA

L’EU-OSHA ha svolto un’indagine per valutare quanto sia aumentato lo stress sul lavoro con la pandemia da Covid-19 e quali conseguenze abbia avuto sui lavoratori.

L’indagine ha anche chiesto informazioni sull’uso correlato al lavoro delle tecnologie digitali e sul suo impatto sul benessere dei lavoratori.

In particolare, l’indagine affronta le seguenti tematiche:

  • fattori di rischio psicosociali, stress e salute mentale;
  • risultati nel campo della salute;
  • misure preventive di SSL con particolare riguardo alla salute mentale;
  • opinioni ed esperienza in materia di SSL sul luogo di lavoro;
  • digitalizzazione e uso delle tecnologie digitali.

Stress sul lavoro, i risultati dell’indagine

L’indagine è stata svolta su un campione rappresentativo di oltre 27mila lavoratori dipendenti sparsi in tutti gli Stati membri dell’UE.

Più del 40% degli intervistati ha dichiarato di essere esposta a una forte pressione del tempo o a un sovraccarico di lavoro.

A causare lo stress sono anche i mancati controlli sul ritmo del lavoro e la scarsa comuncazione e cooperazioni sui luoghi di lavoro.

Circa il 30% dei lavoratori ha o ha avuto un problema di salute legato allo stress sul lavoro: stanchezza, ma di testa, occhi affaticati, dolori muscolari).

Parare di salute mentale però non è più un tabù. Secondo il 50% dei lavoratori, la pandemia ha reso più facile parlarne al lavoro. Il 59 % ha dichiarato di sentirsi a proprio agio nel parlare della propria salute mentale al rispettivo superiore o supervisore, il 50 % teme che rivelare un problema di salute mentale possa incidere negativamente sulla propria carriera.

Per quanto riguarda le iniziative e le attività volte a prevenire o ridurre i rischi dello stress da lavoro, il 42 % ha dichiarato che sessioni informative e formative riguardanti il benessere e la gestione dello stress sono organizzate sul luogo di lavoro. È disponibile anche l’accesso a consulenza e assistenza psicosociale (38 %), nonché a iniziative di sensibilizzazione e ad altre attività di informazione sulla sicurezza e salute (59 %).

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