premi inail 2023

Premi Inail 2023, aggiornato tasso di interesse

L’Inail ha adeguato il tasso di interesse per le rateazioni dei debiti per premi Inail assicurativi e accessori e la misura delle sanzioni civili.

Una decisione che fa seguito agli adeguamenti stabiliti dalla Banca Centrale Europea, come si legge nella circolare numero 10 del 20 marzo, che in materia di politica monetaria ha fissato al 3,75% il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema.

Premi Inail 2023

I nuovi valori del tasso di interesse per le rateazioni dei debiti per premi assicurativi e accessori e quello per la determinazione delle sanzioni civili sono i seguenti:

  • 9,75% per le rateazioni dei debiti per premi assicurativi e accessori;
  • 9,25% per le sanzioni civili.

Il tasso del 9,75% riguarda i piani di ammortamento relativi alle istanze di rateazione presentate dal 10 maggio 2023; mentre non ci sono variazioni per le rateazioni attualmente in corso, per le quali fanno fede i piani di ammortamento già determinati e in vigore alla data di presentazione dell’istanza.

lavoratori stranieri

Aumentano denunce di infortunio e malattie professionali fra i lavoratori stranieri

Il nuovo numero del periodico ‘Dati Inail’ è dedicato all’analisi dell’andamento infortunistico e tecnopatico dei lavoratori stranieri, definizione che comprende tutti i lavoratori nati all’estero, inclusi i cittadini italiani e le persone di origine straniera che hanno acquisito la cittadinanza italiana.

Pur contribuendo in modo significativo al sistema produttivo nazionale, in molti casi si trovano in situazioni di irregolarità, incertezza e sfruttamento lavorativo. Le loro condizioni sono infatti mediamente peggiori rispetto a quelle degli italiani: svolgono lavori poco qualificati e con salari medi più bassi rispetto ai loro colleghi.

Nel 2021 le denunce di infortunio dei lavoratori stranieri in aumento del 3,1%

In controtendenza rispetto al calo complessivo dell’1,4%, nel 2021 le denunce di infortunio dei lavoratori stranieri sono aumentate del 3,1% rispetto all’anno precedente, da 99.545 a 102.658. Oltre il 78% ha riguardato i lavoratori non comunitari (+8,4% rispetto al 2017) e la quota rimanente quelli dell’Unione europea (-13%).

Concentrando l’attenzione sui casi mortali, quelli denunciati complessivamente nel 2021 sono stati 1.400, in aumento del 18,5% sul 2017. L’incremento ha riguardato sia i lavoratori italiani (+201 casi, da 988 a 1.189) sia gli stranieri (+18, da 193 a 211). Rispetto ai 1.695 decessi denunciati nel 2020, però, il numero è in calo sia tra gli italiani (-263) sia tra gli stranieri (-32).    

Quasi raggiunti i livelli del periodo ante pandemia

Prendendo in considerazione il quinquennio 2017-2021, emerge che gli infortuni denunciati dei nati all’estero, sia per il genere maschile che femminile, stanno ritornando ai livelli ante-pandemia.

Gli uomini, che nel 2020 avevano avuto una flessione del numero di denunce dovuto anche alla chiusura di molte attività produttive, con gli oltre 73mila casi del 2021 hanno infatti quasi raggiunto il dato del triennio precedente (75mila). Le donne, impiegate prevalentemente in alcuni settori come la sanità, l’assistenza e la cura delle persone, nel 2020 hanno invece registrato un incremento del numero di denunce a causa dei contagi da Covid-19 di origine professionale, mentre l’anno successivo, con poco più di 29mila denunce, sono tornate in linea con il triennio 2017-2019.

Sanità, trasporto e magazzinaggio e costruzioni i settori più colpiti

Oltre la metà delle denunce (53%) riguarda i lavoratori delle attività manifatturiere, della sanità, del trasporto e delle costruzioni; mentre le professioni più coinvolte sono quelle dei facchini, dei conduttori di mezzi pesanti, dei muratori in pietra e mattoni, del personale addetto all’imballaggio e al magazzino e dei manovali nell’edilizia civile.

Tra le donne straniere, quasi la metà delle infortunate (47%) sono impiegate nell’ambito sanitario, nell’assistenza personale, nei servizi di pulizia ed esercizi commerciali e come collaboratrici domestiche. Le comunità più colpite sono quelle rumena, albanese e marocchina, con il 36% delle denunce del 2021.

Le patologie lavoro-correlate tra i lavoratori stranieri in aumento del 31,6%

Per quanto riguarda le malattie professionali, sul totale di oltre 55mila denunciate nel 2021 quelle dei lavoratori stranieri sono 4.136 casi, pari al 7,5% del totale e in aumento del 31,6% rispetto alle 3.142 dell’anno precedente.

Due terzi (2.712) sono state denunciate da lavoratori di genere maschile e il 69% (2.852 casi) da lavoratori extra Ue, in particolare albanesi (655), marocchini (382) e svizzeri (330).

La percentuale di incremento delle patologie denunciate dagli stranieri nel biennio 2020-2021 risulta più elevata per i non comunitari (+35,3%, da 2.108 a 2.852), rispetto a quella dei comunitari, che registrano un +24,2% (da 1.034 a 1.284).

Tra i settori di attività economica, al netto dei casi indeterminati, il 37,3% dei casi dei lavoratori stranieri si concentra nel settore manifatturiero, soprattutto alimentare e della fabbricazione dei prodotti in metallo, e il 23,6% nelle costruzioni.

La maggior parte delle denunce (77,7%) ha riguardato le malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, che insieme a quelle del sistema nervoso e dell’orecchio raggiungono complessivamente il 95,1% del totale, senza particolari differenze tra lavoratori comunitari ed extra Ue.

servizi di alloggio e ristorazione

Servizi di alloggio e ristorazione, come gestire al meglio la Sicurezza

I servizi di alloggio e ristorazione rappresentano settori essenziali per l’economia dell’UE. Un’indagine europea fra le imprese sui rischi nuovi ed emergenti dell’EU-OSHA dal titolo ‘Attività dei servizi di alloggio e ristorazione – Risultati dell’indagine europea fra le imprese sui rischi nuovi ed emergenti (ESENER)’, ha esaminato il modo in cui le organizzazioni europee gestiscono i rischi per la sicurezza e la salute sul lavoro nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione.

La relazione presenta un’analisi approfondita dei risultati dell’indagine ESENER per il comparto e misure settoriali specifiche per migliorare la gestione dei rischi nei servizi di alloggio e di ristorazione.

Nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione sono numerosi i rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro. Tra questi figurano, a titolo esemplificativo, i rischi ergonomici, gli inquinanti di temperatura e aria, scivolate, cadute, contatto con le sostanze pericolose e i rischi per la sicurezza; nonché i rischi psicosociali, tra cui il contatto continuo con i clienti, l’elevato carico di lavoro e le tempistiche strette per rispettare scadenze ravvicinate nelle ore di punta.

Servizi di alloggio e ristorazione, le misure chiave per la prevenzione

Dall’indagine dell’EU-OSHA emergono una serie di indicazioni politiche da rispettare. Di seguito un elenco:

  • Porre un’attenzione particolare alle politiche delle PMI e introdurre misure specifiche ad hoc.
  • Introdurre specifiche attività di sensibilizzazione tra i dirigenti AFBS e i datori di lavoro a valutare adeguatamente l’importanza e gli impatti negativi che possono avere i rischi di SSL esistenti legati al settore avere sui dipendenti e sulla loro salute.
  • I datori di lavoro devono assicurarsi che tutti in azienda dispongano di informazioni pertinenti sull’esistenza e nuovi rischi per la SSL, nonché sulle misure esistenti in atto per far fronte a tali rischi. 
  • Aumentare la partecipazione dei dipendenti alla gestione della SSL all’interno degli stabilimenti. Per questo scopo, i sindacati e le organizzazioni dei datori di lavoro dovrebbero aumentare le loro attività tra dipendenti e dirigenti AFBS, in particolare quelli delle imprese più piccole.
  • Rafforzare il ruolo chiave che i contratti collettivi di settore hanno come strumento chiave per garantire condizioni di lavoro e standard di SSL comuni e uniformi per l’intera forza lavoro AFBS, compresi quelli degli stabilimenti minori.
  • Fare in modo che le valutazioni dei rischi diventino un vero e proprio strumento per identificare irischi, ma anche per dare priorità alle azioni correttive per eliminare o controllare questi rischi in modo iterativo processo di miglioramento continuo.
  • Aumentare il ruolo che i servizi di ispettorato del lavoro possono svolgere.
  • Garantire che le norme e i regolamenti esistenti in materia di SSL siano ben diffusi tra le imprese, in particolare per le PMI. Le autorità pubbliche, insieme ai sindacati e ai datori di lavoro organizzazioni, possono svolgere un ruolo molto significativo in questo senso.
  • Collegare le norme HACCP e le ispezioni della catena di sicurezza alimentare con le norme e le ispezioni in materia di SSL come un possibile impulso alle pratiche di SSL all’interno del settore.
  • Continuare a integrare le questioni di SSL nei programmi di istruzione professionale e terziaria HORECA, pertanto i futuri professionisti del settore conoscono bene la SSL fin dall’inizio della loro carriera.
alcol

Infortuni Alcol correlati nei settori Trasporti e Costruzioni, un’indagine Inail

Nonostante gli sforzi di sensibilizzazione e di applicazione delle leggi sulla guida in stato di ebbrezza, e sui rischi che si corrono assumendo alcol durante l’orario lavorativo, l’alcolismo rimane un problema significativo nei trasporti, ma anche nelle costruzioni

L’alcol influisce negativamente sulle prestazioni cognitive e fisiche di un individuo. Nei trasporti, dove la concentrazione e i riflessi sono cruciali, anche una piccola quantità di alcol può mettere a rischio la sicurezza dei passeggeri, degli autisti e degli operatori. Gli effetti possono includere riduzione dei tempi di reazione, diminuzione della coordinazione motoria, diminuzione della capacità di prendere decisioni rapide ed efficaci e peggioramento del giudizio. Inoltre può causare sonnolenza e affaticamento, aumentando il rischio di incidenti. Stessa cosa nel settore Costruzioni, dove mancanza di coordinazione o dimissione delle capacità di reazione possono portare a infortuni e incidenti anche mortali.

Un numero considerevole (OMS e ILO stimano tra il 4 ed il 20%) di infortuni sul lavoro nei suddetti settori ha tra le cause il consumo di bevande alcoliche. 

A ricordarlo è un recente factsheet dell’Inail: “Alcol e lavoro: alcuni risultati di un’indagine conoscitiva tra lavoratori dei settori trasporti e costruzioni” – che presenta alcuni risultati di un’indagine conoscitiva realizzata su un campione di lavoratori dei settori edilizia e autotrasporto. 

Alcol e lavoro, l’indagine Inail

L’Inail ha promosso un’indagine conoscitiva in questi due settori con un campione di 1093 lavoratori di genere maschile (costruzioni: 710, trasporti: 383).

Dall’indagine emerge che poco meno del 10% degli intervistati edili non sa dell’esistenza di una norma che vieta l’assunzione e la somministrazione di alcolici e superalcolici in edilizia; negli autotrasporti circa l’8% non è a conoscenza della ‘tolleranza zero’ per gli autisti professionisti.

Riguardo all’aver subito infortuni sul lavoro nei due anni precedenti, l’11,3% dei lavoratori edili dichiara di averne avuti. Il 12,6% dei lavoratori dei trasporti ha dichiarato di aver avuto un incidente stradale durante lo svolgimento dell’attività lavorativa nei due anni precedenti l’indagine.

Una quota consistente – circa la metà dell’intero campione intervistato – afferma di non sapere cosa fa l’azienda nei confronti dei lavoratori con problemi legati all’uso di alcol

Ambienti di lavoro e formazione

Il Piano nazionale alcol e salute del 2007 ha individuto gli gli ambienti di lavoro per l’attuazione di strategie volte a promuovere una politica sull’alcol fondata sull’educazione, la promozione della salute, la tempestiva identificazione o autoidentificazione dei soggetti a rischio e la possibilità di intraprendere nel pieno rispetto della privacy trattamenti integrati resi disponibili presso le strutture sanitarie e socio sanitarie.   

Il PNAS aveva durata triennale (1 gennaio 2007-31 dicembre 2009) ma le indicazioni in esso contenute sono tuttora valide ed inserite tra gli obiettivi del Piano Nazionale di Prevenzione come punto di riferimento per le azioni di prevenzione di livello nazionale e regionale

Ecco i 10 obiettivi da raggiungere:

  1. Aumentare la consapevolezza del rischio connesso con il consumo di alcol nella popolazione generale e in alcune fasce di popolazione particolarmente esposte (anziani, giovani, donne), nonché il sostegno a favore delle politiche di salute pubblica finalizzate alla prevenzione del danno alcolcorrelato.
  2. Ridurre i consumi a rischio (e in particolare quelli eccedentari e al di fuori dei pasti) nella popolazione e in particolare nei giovani, nelle donne e nelle persone anziane.
  3. Ridurre la percentuale dei giovani minori di 18 anni che assumono bevande alcoliche, nonché l’età del primo contatto con le stesse.
  4. Ridurre il rischio di problemi alcolcorrelati che può verificarsi in una varietà di contesti quali la famiglia, il luogo di lavoro, la comunità o i locali dove si beve.
  5. Ridurre la diffusione e la gravità di danni quali gli incidenti e gli episodi di violenza, gli abusi sui minori, la trascuratezza familiare e gli stati di crisi della famiglia.
  6. Mettere a disposizione accessibili ed efficaci trattamenti per i soggetti con consumi a rischio o dannosi e per gli alcoldipendenti.
  7. Provvedere ad assicurare una migliore protezione dalle pressioni al bere per i bambini, i giovani e coloro che scelgono di astenersi.
  8. Aumentare la diffusione dei metodi e strumenti per l’identificazione precoce della popolazione a rischio.
  9. Aumentare la percentuale di consumatori problematici avviati, secondo modalità adeguate alla gravità dei problemi, al controllo dei propri comportamenti di abuso, con particolare riferimento ai giovani.
  10. Garantire l’adeguamento dei servizi secondo le previsioni della legge 125/2001 e aumentare la qualità e la specificità dei trattamenti nei servizi specialistici per la dipendenza da alcol.

A livello aziendale serve anche una maggior attenzione ai rischi psicosociali. Una loro adeguata valutazione e gestione potrebbero contribuire a contrastare le conseguenze negative sul lavoro del consumo di alcol, con un miglioramento, ad esempio, del complesso di performance lavorativa e delle relazioni interpersonali e con una riduzione dell’assenteismo e soprattutto del numero degli infortuni. 

Scarica il documento Inail   

anestetici

Anestetici e formaldeide, i rischi negli ambienti sanitari e la normativa di riferimento

Gli ospedali e le strutture sanitarie sono luoghi in cui c’è il rischio di inalazione di gas anestetici e formaldeide

Vediamo cosa dice la normativa di riferimento e quali sono i rischi.

Gas anestetici, rischi e normativa di riferimento

Riguardo ai gas anestetici, la circolare n° 5 del 14/03/1989 del Ministero della Sanità rappresenta l’unica normativa che raccomanda il rispetto di un valore limite tecnico di concentrazione ambientale media per il protossido di azoto (N2O). 

I valori limiti di riferimento sono: 

  • N2O = 100 ppm (T.L.V. T.W.A.) per le sale operatorie costruite prima del 1989;
  • N2O = 50 ppm (T.L.V. T.W.A.) per le sale operatorie costruite o ristrutturate dopo il 1989.

La circolare raccomanda anche un limite di 2 ppm come valore Ceiling per l’insieme degli anestetici alogenati e le raccomandazioni del N.I.O.S.H. statunitense in merito ad alcuni valori limite di esposizione ad agenti anestetici che potrebbero essere considerati alla stregua di una ottimizzazione dei requisiti di qualità, ovvero:

  • N2O = 25 ppm per le sale di chirurgia generale;
  • N2O = 50 ppm per le sale dentistiche.

Il DPR del 14/01/97 fissa invece i seguenti valori in relazione alle caratteristiche igrotermiche della sala operatoria:

  • temperatura interna invernale ed estiva: compresa tra 20 e 24 °C;
  • umidità relativa invernale ed estiva: 40-50%;
  • ricambi di aria/ora (aria esterna senza ricircolo): N≥15 v/h.

Formaldeide, rischi e normativa di riferimento

Veniamo invece alla formaldeide, un gas velenoso, incolore, facilmente solubile in acqua.

Si tratta di un gas “utilizzato in soluzione al 37% in acqua come antisettico, disinfettante, fissativo istologico e reagente chimico generico per applicazioni di laboratorio. La soluzione al 10% in acqua è detta formalina.  

Questi i principali utilizzi in ambito sanitario:

  • conservazione e trasporto di materiali bioptici;
  • fissazione di tessuti in anatomia patologica.

La normativa di riferimento è l’articolo 235 (Sostituzione e riduzione) del D.Lgs. 81/2008 (Titolo IX – Sostanze pericolose – Capo II – Protezione da agenti cancerogeni e mutageni – Sezione II – Obblighi del datore di lavoro).

Nel 2021 il valore limite di esposizione per la formaldeide è stato aggiornato a:

  • 0,37 mg/m3 per 8 ore pari a 0,3 ppm;
  • 0,74 mg/m3 per 15 minuti pari a 0,6 ppm.

Tutte le informazioni in un documento INAIL ‘Rischio da agenti chimici, cancerogeni e
reprotossici nelle strutture sanitarie


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