incollocabilità

Incollocabilità, ora l’assegno è pari a 268,37 euro

Dal 1° luglio è cambiato l’importo dell’assegno di incollocabilità. Con la circolare n.27 del 2022, l’INAIL provvede alla rivalutazione annuale

L’importo dell’assegno di incollocabilità cambia cifra: ora sono 268,37 euro. La rimodulazione è avvenuta a seguito della variazione, registrata dall’Istat, dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati intervenuta tra il 2020 e il 2021, pari a 1,9%.

Che cos’è l’assegno di incollocabilità?

L’assegno di incollocabilità è una prestazione economica erogata agli invalidi per infortunio o malattia professionale che si trovano nell’impossibilità di fruire dell’assunzione obbligatoria. 

L’importo dell’assegno viene pagato mensilmente insieme alla rendita ed è rivalutato annualmente, con apposito Decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sulla base della variazione effettiva dei prezzi al consumo.

Chi può richiederlo?

I requisiti: 

  • età non superiore ai 65 anni;
  • grado di inabilità non inferiore al 34%, riconosciuto dall’Inail secondo le tabelle allegate al Testo Unico (d.p.r. 1124/1965) per infortuni sul lavoro verificatesi o malattie professionali denunciate fino al 31 dicembre 2006;
  • grado di menomazione dell’integrità psicofisica/danno biologico superiore al 20%, riconosciuto secondo le tabelle di cui al d.m. 12 luglio 2000 per gli infortuni verificatisi e per le malattie professionali denunciate a decorrere dal 1° gennaio 2007.

La domanda per ottenere l’assegno di incollocabilità

Per avere diritto all’assegno, il lavoratore deve fare domanda alla sede Inail d’appartenenza.

La domanda deve comprendere, oltre ai dati anagrafici: la descrizione dell’invalidità (lavorativa ed extra-lavorativa), la fotocopia del documento di identità.

In caso di invalidità extra-lavorativa, dovrà essere presentata la relativa certificazione.


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Prevenzione infortuni

Prevenzione delle patologie da calore, la guida Inail

Un vademecum pronto all’uso realizzato nell’ambito delle attività del progetto Worklimate per la prevenzione delle patologie da calore nei luoghi di lavoro

Mentre le temperature dell’estate 2022 continuano a salire, l’Inail pubblica una guida con raccomandazioni mirate. L’impatto delle temperature estreme, infatti, è particolarmente rischioso sia per chi svolge la propria attività lavorativa in ambienti dove non è possibile conseguire le condizioni di comfort, sia per chi lavora all’aperto, come nel settore agricolo e delle costruzioni. Recentemente, i fenomeni climatici estremi sono stati posti in relazione con un aumento del rischio di infortunio sul lavoro.

Le patologie, i sintomi e le strategie di prevenzione

Tra le patologie rientrano i crampi, la dermatite da sudore, gli squilibri idrominerali fino al colpo di calore, che può comportare aritmie cardiache e l’innalzamento della temperatura corporea oltre i 40°.

Compito del datore di lavoro è individuare procedure specifiche per attuare le misure più efficaci, a partire dalla scelta di una persona che sovrintenda al piano di sorveglianza e prevenzione. Fondamentale è la formazione dei lavoratori, e, tra le strategie, è importante considerare l’importanza dell’idratazione, di un abbigliamento adeguato, della riorganizzazione dei turni di lavoro e della possibilità di accedere ad aree ombreggiate durante le pause.

Patologie croniche che aumentano la suscettibilità al caldo

Una sezione del testo è dedicata alle patologie croniche che aumentano il rischio di effetti avversi del caldo, sia nei lavoratori, sia nella popolazione generale. Tra queste, le malattie della tiroide, l’obesità, l’asma e la bronchite cronica, il diabete e le patologie cardiovascolari.

La sezione include le indicazioni da seguire per prevenire ogni rischio ed evitare conseguenze negative sulla salute.

Strategie per il contrasto e la prevenzione dello stress termico ambientale in ambito occupazionale 

Finanziato dall’Inail nel 2019, attraverso il Bando di ricerche in collaborazione (Bric), il progetto di ricerca Worklimate: strategie di intervento per contrastare lo stress termico ambientale in ambito occupazionale, è stato sviluppato dall’Istituto e dal Consiglio nazionale delle ricerche-Istituto per la BioEconomia (Cnr-Ibe), con la partecipazione delle Aziende Usl Toscana Centro e Toscana Sud Est, del Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio e del Consorzio LaMMA (Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile).

Il progetto intende approfondire, attraverso la banca dati degli infortuni dell’Inail, le conoscenze sull’effetto delle condizioni di stress termico ambientale sui lavoratori, con un’attenzione specifica alla stima dei costi sociali degli infortuni sul lavoro e con l’obiettivo di definire piani di intervento e prevenzione dei rischi.

I sistemi di prevenzione dello stress da calore e del rischio per località

Oltre agli strumenti informativi, Worklimate comprende anche strumenti operativi, come il sistema di previsione dello stress da calore, finalizzato allo screening dei rischi professionali per i lavoratori, i datori di lavoro e gli addetti alla salute e sicurezza aziendali.

Le previsioni di stress climatico occupazionale sono personalizzate su soggetti sani, con profilo di lavoratore standard (alto 175 cm, peso 75 kg), che svolge attività fisica, moderata o intensa, esposto direttamente ai raggi solari o all’ombra, per le 8-21 e 16-20.

La previsione del rischio per località consente, invece, di prevedere per cinque giorni i livelli di rischio caldo previsti per le ore 12 in una specifica località, riferiti a un lavoratore non adattato al caldo, esposto al sole e impegnato in un’attività fisica intensa.


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rischio microclimatico

La valutazione del rischio microclimatico

A causa dei cambiamenti climatici, il 30% della popolazione mondiale è esposta a condizioni di caldo particolarmente pericolose per la salute per almeno 20 giorni all’anno.

I lavoratori più esposti al rischio microclimatico sono quelli che svolgono attività fisica intensa all’aperto (edilizia, cantieristica stradale, agricoltura, addetti emergenza).

Il rischio microclima nei luoghi di lavoro viene trattato nel titolo VIII e nell’allegato IV del titolo II del Testo Unico sulla Sicurezza.

Il rischio microclimatico 

Per ogni lavoratore va effettuata una valutazione del rischio microclimatico. É necessario procedere ad una valutazione dettagliata del rischio microclimato quando l’attività lavorativa si svolge appunto in assenza di condizioni termiche moderate.

Questo perché può comportare rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori e pertanto dovrà essere oggetto di specifica valutazione del rischio.

Chi è sottoposto al rischio microclimatico?
  • chi lavora all’aperto: cantieristica, lavorazioni agricolo forestali, attività marittime e portuali, cave, movimentazione e logistica; manutenzioni linee elettriche, idrauliche, piscine, primo soccorso, pubblica sicurezza, rifornimenti di carburante; operatori ecologici;
  • i lavoratori condizionati dalle temperature cui si deve svolgere il processo produttivo (celle frigorifere, depositi di prodotti farmaceutici, forni di essiccazione, forni fusori; produzione ceramiche; caseifici; cucine; cave in galleria, gallerie, miniere);
  • le attività lavorative che necessitano per il loro svolgimento dell’adozione di particolari dispositivi di protezione individuale;
  • le lavorazioni che richiedono elevato impegno fisico;
  • le lavorazioni che si svolgono in ambienti le cui condizioni termiche sono influenzate dalle condizioni meteoclimatiche esterne.

sicurezza sul lavoro

Radiazioni Uv, consigli per la prevenzione e per la protezione

Le esposizioni a radiazioni UV rappresentano un fattore di rischio sostanziale di sviluppo dei tumori della pelle non melanocitici.

Si è rivelata dunque la necessità di stabilire misure di prevenzione primaria e secondaria per aumentare la consapevolezza di questo rischio negli individui con elevati livelli di esposizione alle radiazioni UV.

Radiazioni UV, tecniche di prevenzione

  • Usufruire, quando possibile, di schermature con teli e con coperture;
  • Organizzare l’orario di lavoro in maniera tale che durante le ore della giornata in cui gli UV sono più intensi si privilegino pause o compiti lavorativi che si svolgono all’interno o all’ombra, riservando i compiti all’esterno per gli orari mattutini e serali in cui l’esposizione agli UV è minore;
  • Consumare i pasti e sostare durante sempre in luoghi ombreggiati.

Al riguardo va sempre tenuto conto che:

  • quando il cielo è nuvoloso vi è esposizione alla radiazione solare UV;
  • è necessario proteggersi anche in autunno-inverno e non solo in primavera-estate;
  • il vetro blocca quasi totalmente la trasmissione della radiazione ultravioletta.

Come proteggere la pelle dalle radiazioni UV

È consigliabile usare un cappello, preferibilmente con visiera. Anche i tessuti devono garantire protezione e devono essere freschi per l’estate. I capi di abbigliamento “anti-UV” conformi alle norme UNI si riconoscono perché sono marcati e riportano, oltre al sole giallo, il numero della norma e l’indicazione del fattore protettivo 40, oltre ad alcune in­formazioni specificate nell’etichetta.

Consigliabile anche l’utilizzo di creme solari e occhiali da sole per proteggere gli occhi.

denunce

Denunce di infortunio e malattie professionali, boom nei primi mesi del 2022

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate tra gennaio e maggio sono state 323mila 806 (+47,7% rispetto allo stesso periodo del 2021), 364 delle quali con esito mortale. In aumento le patologie di origine professionale denunciate (+7,0%)

Nella sezione Open data del sito Inail sono disponibili i dati analitici delle denunce di infortunio – nel complesso e con esito mortale – e di malattia professionale presentate all’Istituto entro il mese di maggio.

Per quanto riguarda le denunce di infortunio, l’aumento più consistente si rileva nelle regioni del Sud (+65,8%); in Lombardia si segnala il maggior numero di denunce di infortuni con esito mortale.

Fra le prime tre malattie professionali denunciate ci sono quelle del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo.

Denunce di infortunio

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di maggio sono state 323mila 806, in aumento del 47,7% rispetto alle 219mila 262 dei primi cinque mesi del 2021 (+56,1% rispetto alle 207mila 472 del periodo gennaio-maggio 2020 e +20,2% rispetto alle 269.431 del periodo gennaio-maggio 2019).

I dati rilevati al 31 maggio di ciascun anno evidenziano a livello nazionale per i primi cinque mesi del 2022 un incremento rispetto al pari periodo del 2021 sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati dai 194mila 280 del 2021 ai 290mila 283 del 2022 (+49,4%), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, che hanno fatto registrare un aumento del 34,2%, da 24mila 982 a 33mila 523.

Nello scorso mese di maggio il numero degli infortuni sul lavoro denunciati ha segnato un +44,2% nella gestione Industria e servizi (dai 182mila 561 casi del 2021 ai 263mila 242 del 2022), un -1,6% in Agricoltura (da 10mila 447 a 10mila 276) e un +91,5% nel Conto Stato (da 26mila 254 a 50mila 288). Si osservano incrementi generalizzati degli infortuni in occasione di lavoro in quasi tutti i settori produttivi, in particolare nei Trasporti e magazzinaggio (+144,3%), nella Sanità e assistenza sociale (+134,4%) e nelle Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+105,1%).

L’analisi territoriale evidenzia un incremento delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: più consistente nel Sud (+65,8%), seguito da Isole (+61,5%), Nord-Ovest (+55,7%), Centro (+48,2%) e Nord-Est (+30,2%). Tra le regioni con i maggiori aumenti percentuali si segnalano principalmente la Campania (+112,1%), la Liguria (+75,7%) e l’Abruzzo (+66,5%). L’aumento che emerge dal confronto di periodo tra il 2022 e il 2021 è legato sia alla componente femminile, che registra un +71,0% (da 83mila 764 a 143mila 274 denunce), sia a quella maschile, che presenta un +33,2% (da 135mila 498 a 180mila 532).

L’incremento ha interessato sia i lavoratori italiani (+50,6%), sia quelli extracomunitari (+35,0%) e comunitari (+28,1%). Dall’analisi per classi di età emergono incrementi generalizzati in tutte le fasce. Quasi la metà dei casi confluisce nella classe 40-59 anni. Fra le prime tre malattie professionali denunciate , quelle del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo.
 

I casi mortali

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto entro lo scorso mese di maggio sono state 364, 70 in meno rispetto alle 434 registrate nei primi cinque mesi del 2021.

A livello nazionale i dati rilevati al 31 maggio di ciascun anno evidenziano, pur nella provvisorietà dei numeri, un incremento per i primi cinque mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021 solo dei casi in itinere, passati da 72 a 96. Quelli avvenuti in occasione di lavoro sono scesi da 362 a 268. Il calo ha riguardato l’Industria e servizi (da 359 a 303 denunce), l’Agricoltura (da 45 a 42) e il Conto Stato (da 30 a 19).

Dall’analisi territoriale emerge un incremento di due casi mortali nelle isole (da 26 a 28) e un decremento di 57 casi al Sud (da 130 a 73); di otto nel Nord-Est (da 94 a 86), di quattro al Centro (da 81 a 77) e di tre nel Nord-Ovest (da 103 a 100). Tra le regioni con i maggiori aumenti si segnalano la Lombardia (+6 casi mortali), la Sardegna (+4), il Veneto e la Toscana (+3 ciascuna). I maggiori decrementi, invece, sono quelli della Campania (-19), dell’Abruzzo (-15), della Puglia (-12) e del Molise (-10).

Il calo rilevato tra i primi cinque mesi del 2021 e del 2022 è legato solo alla componente maschile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 390 a 317, mentre quella femminile sale da 44 a 47 casi. In diminuzione le denunce dei lavoratori italiani (da 380 a 300 decessi), in aumento quelle dei comunitari (da 14 a 22) e degli extracomunitari (da 40 a 42). Dall’analisi per classi di età, da segnalare gli aumenti dei casi mortali tra i 30-44enni (da 66 a 85 casi) e i decrementi tra i 45-64enni (da 287 a 213).
 

Denunce di malattia professionale

Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nei primi cinque mesi del 2022 sono state 25mila 593, in aumento di mille 672 casi (+7,0%) rispetto allo stesso periodo del 2021 (8mila 909 casi in più, per un incremento percentuale del 53,4%, rispetto al pari periodo del 2020, e 792 casi in meno rispetto al periodo gennaio-maggio 2019, con una riduzione del 6,5%).

I dati rilevati al 31 maggio di ciascun anno mostrano un aumento per i primi cinque mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2021 nelle gestioni Industria e servizi (+7,3%, da 19mila 605 a 21mila 29 casi) e Agricoltura (+6,4%, da 4.082 a 4.343). Il Conto Stato fa registrare una flessione (-5,6%, da 234 a 221). L’analisi territoriale evidenzia un incremento delle denunce nel Nord-Ovest (+13,8%), nel Sud (+9,9%), nelle Isole (+9,7%), nel Centro (+6,5%) e nel Nord-Est (+0,2%).

In ottica di genere si rilevano 1.496 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 17mila 488 a 18mila 984 (+8,6%), e 176 in più per le lavoratrici; da 6mila 433 a 6mila 609 (+2,7%). Nel complesso, l’aumento ha interessato le denunce dei lavoratori italiani, passate da 22mila 172 a 23mila 657 (+6,7%), degli extracomunitari, da 1.193 a 1.270 (+6,5%) e dei comunitari, da 556 a 665 (+19,6%).

Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nei primi cinque mesi del 2022, le prime tre malattie professionali denunciate. Seguono i tumori e le malattie del sistema respiratorio.

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