Regolamentazione del controllo a distanza delle attività lavorative

Regolamentazione del controllo a distanza delle attività lavorative

Il controllo a distanza delle attività lavorative – comprensivo di GPS sui veicoli aziendali, sistemi di videosorveglianza e monitoraggio informaticoè regolato dall’articolo 4 della legge 300/1970 (“Statuto dei lavoratori”) e dal GDPR. Tali strumenti possono essere utilizzati esclusivamente per finalità legittime: esigenze organizzative, tutela del patrimonio e sicurezza sul lavoro. L’installazione è lecita solo se preceduta da un accordo con le rappresentanze sindacali interne o, in loro assenza, da un’autorizzazione formale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL).

Autorizzazione e trattamento dati raccolti dal controllo a distanza

L’autorizzazione può essere richiesta solo dal datore di lavoro, che deve anche essere titolare del trattamento dei dati raccolti. In presenza di più sedi aziendali la domanda può coprire tutte le unità produttive collegate alla stessa sede INL territoriale. Se lo strumento è necessario per motivi di sicurezza o logistica, la richiesta deve includere una relazione tecnica dettagliata, dimostrando la proporzionalità e la specificità del sistema rispetto alle finalità dichiarate.

Divieti e casi di rigetto

L’INL può rifiutare l’autorizzazione quando le motivazioni risultano generiche o non imputabili al datore di lavoro, oppure quando il richiedente non coincide con chi detiene la titolarità dei dati (come terze parti committenti). Viene ritenuto illecito il controllo mascherato attraverso strumenti “strumento di lavoro” usati per monitorare l’attività del lavoratore senza le garanzie necessarie.

Privacy e impegno informativo

Oltre ai vincoli dello Statuto, il controllo a distanza deve rispettare il GDPR: i lavoratori devono ricevere un’informativa trasparente sulle finalità, data retention, soggetti autorizzati e diritti (accesso, opposizione, ecc.). In molti casi è necessaria una valutazione d’impatto (DPIA) per verificare i rischi sull’ambiente privacy e dimostrare il rispetto dei principi di “privacy by design” e “by default”.

Igiene e sicurezza sul lavoro: obblighi, buone pratiche e prevenzione

Igiene e sicurezza sul lavoro: obblighi, buone pratiche e prevenzione

Il DLgs 81/2008 rappresenta il fulcro della normativa italiana su igiene e sicurezza sul lavoro. In base all’articolo 28, infatti, il datore di lavoro deve condurre la valutazione di tutti i rischi presenti e redigere il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), coinvolgendo RSPP, RLS e medico competente, se necessario. Tra gli adempimenti essenziali vi sono inoltre: nomina dell’RSPP e del medico competente, formazione e informazione dei lavoratori, fornitura di dispositivi di protezione individuale (DPI) e garanzia della sorveglianza sanitaria.

Obblighi del datore di lavoro e figure coinvolte

Il datore di lavoro è il responsabile principale della prevenzione e tutela della salute, nonché dell’osservanza delle norme. In aziende medio-piccole, può svolgere direttamente i ruoli di RSPP, primo soccorso e prevenzione incendi, previo specifico corso formativo (16‑48 ore) e informando il RLS.

Le figure coinvolte collaborano in modo articolato:

  • RSPP: identifica rischi, propone misure e partecipa alla formazione
  • RLS: rappresenta i lavoratori nei processi di consultazione
  • Medico competente: gestisce la sorveglianza sanitaria, verifica l’idoneità del personale

Igiene nei luoghi di lavoro: buone pratiche essenziali

Mantenere elevati standard igienico-sanitari è fondamentale per tutelare la salute. Il datore di lavoro deve garantire costantemente la pulizia e l’igiene delle aree lavorative, soggetta a controllo da parte di ASL/SPISAL . I lavoratori devono contribuire mantenendo idonei comportamenti: uso corretto di DPI, rispetto delle procedure igieniche e segnalazione di anomalie .

Valutazione dei rischi e aggiornamento del DVR

La valutazione dei rischi è obbligatoria anche in caso di variazioni dell’organizzazione produttiva o del ciclo lavorativo. Il DVR deve essere aggiornato entro 90 giorni dall’avvio dell’attività e ogni volta che emergano modifiche significative. Il documento copre rischi chimici, fisici, biologici, ergonomici, da incendio, da rumore e altro, definendo misure tecniche, organizzative e DPI .

Formazione, informazione e cultura della sicurezza

Il datore di lavoro deve garantire che tutti i lavoratori ricevano una formazione specifica e un aggiornamento periodico sui rischi relativi alla loro mansione. Il percorso formativo è essenziale anche per il datore stesso quando assume ruoli tecnici (RSPP, prevenzione incendi, primo soccorso) e prevede formazione obbligatoria e aggiornamenti. I lavoratori devono comprendere chiaramente le procedure operative, l’uso corretto dei DPI e le azioni da intraprendere in situazioni di rischio .

Sorveglianza sanitaria e gestioni delle emergenze

Il medico competente effettua visite periodiche, valuta l’idoneità alla mansione e monitora la salute dei lavoratori esposti . Il datore deve designare addetti al primo soccorso, prevenzione incendi ed evacuazione . In caso di pericolo grave e immediato, deve sospendere l’attività e informare prontamente i lavoratori.

Vantaggi, criticità e strategie operative

  • Vantaggi: riduzione infortuni e malattie professionali, migliore produttività, adempimento normativo e riduzione di sanzioni.
  • Criticità: impegno e costi nella redazione del DVR, formazione e mantenimento del sistema; necessità di personale formato.
  • Strategie: adottare approccio integrato di sistema (es. ISO 45001), programmare formazione continua, aggiornare periodicamente il DVR e il fascicolo sanitario, e favorire una cultura aziendale improntata alla prevenzione.

Conclusione

Un’efficace gestione di igiene e sicurezza richiede un apposito sistema organizzato, affidato al datore di lavoro, all’RSPP, al medico competente e al RLS, con strumenti quali DVR, formazione, sorveglianza sanitaria e procedure emergenziali. Soltanto un approccio coerente e integrato consent’e di creare ambienti lavorativi salubri, conformi e resilienti.

Agenti patogeni in ambiente lavorativo: quando una puntura di insetto può causare incidenti gravi

Agenti patogeni in ambiente lavorativo: quando una puntura di insetto può causare incidenti gravi

Il tema degli agenti patogeni, si inserisce nel rischio biologico regolato dal DLgs 81/2008, che richiede ai datori di lavoro di valutare tutti gli agenti patogeni presenti in ambiente lavorativo e includere tali rischi nel Documento di Valutazione dei Rischi.

In casi specifici, come per gli interventi agricoli o forestali, l’allergia a imenotteri (vespe, api, calabroni) richiede particolare attenzione: il mancato riconoscimento può portare a shock anafilattico e, nei casi peggiori, anche alla morte. Da qui l’importanza di misure preventive e di sorveglianza sanitaria adeguata.

Dinamiche degli incidenti causati da punture

Sono emersi due casi emblematici in tali contesti a rischio agenti patogeni:

1. Raccolta di melari in apicoltura
Un lavoratore impegnato nella raccolta di melari su un terreno esterno ha accusato un malore immediato, mentre era vicino al furgone. Nonostante l’assenza di segni visibili di puntura, l’autopsia ha confermato la causa del decesso: shock anafilattico da imenottero. Non risultavano precedenti allergie, né era stato sottoposto a test specifici. Il fattore causale indicato: “presenza di insetti”.

2. Irrigazione dei campi con sollevamento peso
Durante il trasporto di una pompa di 60–70 kg, un lavoratore è stato punto alla mano mentre sollevava, compromettendo la presa e subendo lo schiacciamento dell’arto. Il report ha rilevato come causa principale: “vespa punge mano dell’infortunato facendogli perdere la presa del carico in spostamento”.

Agenti patogeni nelle attività agricole

Nel settore agro-zootecnico gli imenotteri rappresentano un rischio concreto. Le punture possono causare irritazioni locali, ma nei soggetti sensibili determinano orticaria, vomito, difficoltà respiratoria e shock anafilattico, talvolta fatale. I rischi aumentano con punture multiple.

Prevenzione consigliata:

  • accertamento della sensibilità agli imenotteri e, se necessario, terapia mirata (cortisone o adrenalina);
  • igienizzazione di attrezzature, sapiente uso dei DPI e divieto di mangiare o fumare durante le operazioni;
  • lavaggio corretto delle mani e disinfezione dopo l’uso dei DPI;
  • soggetti allergici devono portare un kit di emergenza e valutare la vaccinazione contro il veleno degli imenotteri.

Riconoscere insetti e prevenire il rischio

È essenziale riconoscere le specie più comuni:

  • Ape domestica (Apis mellifera): colonia agricola, sciami in primavera, pericolosa se molestata;
  • Vespa comune (Polistes): piccoli nidi sotto grondaie, non particolarmente aggressiva ma vigile nella difesa;
  • Vespa di terra (Vespula germanica): aggressiva, nidi nel terreno o sotto fessure, colonie numerose;
  • Calabrone (Vespa crabro): generalmente indifferente, ma con punture dolorose e veleno in quantità elevata.

I nidi si formano in primavera e rappresentano la prima fonte di rischio: le strutture instabili, soggette a vibrazioni o lavori notturni, possono scatenare attacchi collettivi.

Implicazioni operative per le aziende

Per ridurre il rischio da punture di insetti le aziende devono:

  • includere il rischio biologico specifico nel DVR, con focus su microclima, agenti chimici e biologici;
  • prevedere sorveglianza sanitaria, allergologia e vaccini specifici per lavoratori a rischio;
  • istruire sul riconoscimento di nidi e insetti, incluse modalità di prevenzione e protezione (DPI, kit emergenza, divieto di alimentarsi in cantiere);
  • inserire nel DVR e nelle procedure operative lo spostamento set attrezzature, considerando il potenziale impatto di una puntura in situazioni di fatica fisica o lavori solitari

Vantaggi, sfide e raccomandazioni

Vantaggi: prevenire gravi reazioni allergiche riduce infortuni segnalati, assenze e imprevisti in ambienti operativi. Migliora la sicurezza lavorativa e facilita l’efficacia dei soccorsi

Sfide: individuazione dei soggetti sensibili richiede formazione e test specifici. Servono sorveglianza sanitaria e dotazione farmaci/kit. Necessaria una cultura organizzativa che consideri anche i rischi biologici “minori”

Raccomandazioni: integrare nel DVR la valutazione del rischio biologico da insetti, sensibilizzare siti operativi su presenza di nidi, programmare interventi di disinfestazione e formazione periodica, specialmente in contesti esterni o stagionali

Un’efficace gestione di igiene e sicurezza richiede un apposito sistema organizzato, affidato al datore di lavoro, all’RSPP, al medico competente e al RLS, con strumenti quali DVR, formazione, sorveglianza sanitaria e procedure emergenziali. Soltanto un approccio coerente e integrato consent’e di creare ambienti lavorativi salubri, conformi e resilienti.

La ventilazione nei luoghi di lavoro: come prevenire i rischi

La ventilazione nei luoghi di lavoro: come prevenire i rischi

Il riferimento normativo principale è il DLgs 81/2008, che all’articolo 181 inserisce il rischio da microclima tra gli agenti fisici da valutare obbligatoriamente. L’articolo 28 richiede che tale valutazione sia integrata nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR). Per condizioni lavorative non giustificabili, ai sensi dell’articolo 17 del medesimo decreto, il datore di lavoro è obbligato – e non può delegare – a realizzare la valutazione e predisporre le misure necessarie per la ventilazione nei luoghi di lavoro.

L’esperienza francese dell’INRS (Institut national de la recherche scientifique) offre una guida metodologica per la progettazione e gestione di sistemi di ventilazione, utile come quadro di riferimento operativo per le aziende.

L’importanza della ventilazione nella tutela della salute

La ventilazione rappresenta un presidio fondamentale per ridurre l’accumulo di contaminanti, compresi rischi chimici, biologici ed esplosivi, quando le soluzioni di sostituzione o modifiche di processo non sono fattibili. Negli ambienti d’ufficio, migliora la qualità dell’aria interna eliminando CO₂, vapore e inquinanti generati da materiali e apparecchiature. Nell’industria, la ventilazione diventa cruciale per gestire emissioni specifiche di processo.

Elementi essenziali e punti di attenzione

Durante la progettazione di sistemi di ventilazione o di captazione alla fonte, occorre definire chiaramente le specifiche tecniche:

  • Efficienza nella cattura di inquinanti o rispetto delle concentrazioni previste
  • Compatibilità con il comfort termico, il rumore e le condizioni operative degli operatori
  • Trattamento e rigetto controllato dell’aria estratta, con consumi energetici ottimizzati

Al ricevimento dell’impianto, il datore di lavoro deve verificare portate e velocità d’aria, garantire il rispetto dei limiti OEL sul luogo di lavoro e redigere apposito fascicolo d’impianto. È obbligatorio inoltre prevedere manutenzione annuale e registrazione dei controlli nel fascicolo.

Linee guida e strumenti tecnici dell’INRS

L’INRS ha pubblicato guide tecniche incentrate su:

Cabine ventilate per lavorazione della pietra

Indicazioni su progettazione e scelta delle cabine per attività di taglio, rifinitura e levigatura, utili per selezionare le soluzioni più adatte al tipo di lavorazione.

Vasche per trattamenti superficiali

Linee guida in tre fasi:

  1. Valutazione del rischio in base alla tipologia di bagno chimico
  2. Calcolo delle portate di aspirazione secondo il dispositivo utilizzato
  3. Progettazione dei sistemi di gestione dei gas, inclusi compensazione d’aria e trattamento scarichi. Sono riportati anche i limiti di esposizione professionale per sostanze chimiche.
Fascicolo di installazione della ventilazione

Strumento pratico per documentare caratteristiche, prestazioni e misure di manutenzione iscritte in maniera operativa e conforme.

Principi generali di ventilazione

Guida rivolta a progettisti e tecnici per affrontare progettazione, manutenzione, monitoraggio e controllo degli impianti in modo efficace.

Implicazioni operative per le aziende

Le imprese devono:

  • Effettuare una valutazione del rischio microclimatico nel DVR, con particolare attenzione a temperature estreme, correnti d’aria e comfort termico
  • Scegliere tra ventilazione generale e localizzata, privilegiando quest’ultima per efficacia
  • Redigere e mantenere aggiornato il fascicolo d’impianto, inclusivo di risultati dei controlli e delle manutenzioni
  • Coinvolgere figure tecniche competenti (RSPP, ASPP, team facility) per garantire una gestione integrata delle risorse tecniche e normative

Vantaggi, criticità e raccomandazioni

Vantaggi: miglioramento della salute dei lavoratori, riduzione delle malattie legate a inquinanti, comfort termico, minori assenze e aumentata produttività.
Criticità: costi per progettazione, impianti e manutenzione; necessità di formazione specialistica; rischio di impianti non idonei se manca competenza specifica.

Raccomandazioni operative: adottare un approccio sistemico con integrazione tra salute, prevenzione e gestione tecnica, seguendo le guide INRS e aggiornando periodicamente il DVR e il fascicolo d’impianto.

Misure preventive contro il radon nelle nuove costruzioni

Misure preventive contro il radon nelle nuove costruzioni

Il quadro normativo che regola il tema del radon si articola principalmente nel Decreto legislativo 31 luglio 2020, n. 101, in particolare l’articolo 12, comma 1, lettera b), che stabilisce un livello di riferimento pari a 200 Bq/m³ di concentrazione media annua per le abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024. Questa disposizione è stata ribadita nel Piano nazionale d’azione per il radon 2023‑2032, adottato con DPCM dell’11 gennaio 2024, nell’ambito dell’Azione 2.2, che ha lo scopo di prevenire e ridurre l’ingresso del radon nelle nuove costruzioni e nei progetti di ristrutturazione.

Approccio metodologico per la prevenzione

Il Piano nazionale delinea un approccio strutturato articolato in tre fasi fondamentali:

  • Analisi tecnica preliminare: valutazione del sedime di fondazione e misurazioni del radon nel suolo. A seconda dei rischi identificati, sono previsti test di permeabilità del terreno, analisi delle pressioni e misure in tempo reale.
  • Pianificazione progettuale: programmazione degli interventi preventivi in fase di progetto, definendo soluzioni passive o attive adattate alle specifiche caratteristiche del sito .
  • Monitoraggio post-costruzione: verifica della concentrazione effettiva del gas una volta che l’edificio è in uso, con la possibilità di passare da sistemi passivi a sistemi attivi se necessario.

Il documento sottolinea che i principi teorico-scientifici applicati alla protezione delle nuove costruzioni sono analoghi a quelli richiesti nei risanamenti, ma generalmente la fase preventiva è meno onerosa se integrata in fase progettuale.

Soluzioni tecniche proposte dal Piano

Per mitigare l’ingresso del radon, il Piano individua diverse categorie di intervento:

  • Tenuta stagna e sigillature: utilizzo di membrane impermeabili e accorgimenti nei punti di contatto con il terreno, con costi generalmente limitati.
  • Ventilazione del vespaio e pozzetti radon: predisposizione di spazi ventilati sotto l’edificio per prevenire accumuli, con scarico verso l’esterno.
  • Sistemi di ventilazione passiva o forzata: progettazione di flussi d’aria controllati in grado di modificare le pressioni in modo da ridurre l’infiltrazione del radon.

Importante è il coordinamento tra fasi geotecniche e impiantistiche in fase di progettazione, affinché il progettista acquisisca informazioni chiare su permeabilità del suolo e concentrazione radioattiva, permettendo una scelta consapevole tra diverse soluzioni.

Implicazioni operative e ruolo degli operatori

Il Piano evidenzia anche criticità operative:

  • Mancanza di un campo comune nazionale: non esistono ancora linee guida tecniche condivise tra professionisti, imprese e pubbliche amministrazioni, rendendo necessaria la raccolta delle esperienze esistenti.
  • Coinvolgimento di più attori: serve un coordinamento tra Enti appaltanti, Regioni, Province autonome, ordini professionali (ingegneri, architetti, geometri), ANCE e ARPA/APPA.
  • Produzione di linee guida e capitolati: previsione di documenti operativi, schemi tecnici e capitolati speciali d’appalto, comprensivi di manutenzione e monitoraggio.

Questa strategia mira a semplificare l’applicazione delle misure, incoraggiando una progettazione coerente e preventiva fin dall’inizio.

Vantaggi, rischi e conseguenze pratiche

Vantaggi

  • Riduzione dei costi: l’integrazione di misure preventive riduce la necessità di interventi successivi di risanamento, spesso più costosi .
  • Maggiore sicurezza: gli ambienti risultano più salubri, offrendo una protezione efficace contro un noto agente cancerogeno .

Rischi e criticità

  • Incremento dei costi iniziali: pur modesti, sono comunque un elemento aggiuntivo da valutare in fase di bilancio.
  • Gestione frammentata: la carenza di linee guida uniformi può portare a disomogeneità tra regioni e imprese, rischiando ritardi o interventi inefficaci.

Formazione professionale: la capacità di operare con criteri aggiornati richiede la preparazione di progettisti, imprese e tecnici ANPA e ARPA.

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