smart working

Smart working e sicurezza antincendio, regole e raccomandazioni

Con la pandemia, si è parlato molto di smart-working e di gestione delle emergenze quando si lavora in modalità agile, da casa o in spazi di coworking.

Più volte sono stati elencati i rischi per la Salute e Sicurezza sul lavoro relativi allo smart-working. Fra questi: ergonomia; rumore; rischio incendio; sindrome da visione al computer; esposizione a campi elettromagnetici; microclima; rischi psicosociali; sicurezza delle informazioni.

Riguardo il rischio antincendio, vi sono alcune regole e raccomandazione che devono essere seguite dai lavoratori che svolgono la loro attività in modalità agile sia in spazi di coworking che nella propria abitazione.

Spazi di coworking e sicurezza

In caso di attività in smart working che si svolgono in spazi di coworking, le informazioni correlate alla eventuale gestione di un’emergenza devono essere fornite dal Servizio di Prevenzione e Protezione aziendale.

Ci sono comunque alcune regole generali che vanno sempre adottate dai lavoratori in smart working per la limitazione del rischio incendio:

  • uso circoscritto di materiali infiammabili, combustibili e di fonti di calore;
  • vie di fuga di emergenza e procedure di intervento proporzionati al grado di rischio incendio presente;
  • rispetto delle norme di sicurezza degli impianti e dei locali con presenza gas;
  • predisposizione e mantenimento in efficienza di impianti, compresi quelli di estinzione incendi.
  • dare l’allarme a voce qualora non disponibili pulsanti di allarme;
  • intervenire solo se nominati addetti antincendio utilizzando le attrezzature antincendio a disposizione;
  • verificare preventivamente chi deve contattare immediatamente l’intervento dei Vigili del Fuoco.

Smart working nella propria abitazione

Acuni svolgono lo smart working anche da casa. Non vi è ancora una precisa normativa che sancisca precise regole sulla sicurezza da rispettare anche nella propria abitazione durante l’orario di lavoro.

In caso di incendio ci sono però alcuni comportamenti consigliabili da adottare:

  • “mantenere la calma;
  • togliere tensione ai dispositivi elettrici ed elettronici in uso;
  • assicurarsi di conoscere le vie di esodo e di avere a disposizione una sicura via di fuga;
  • non usare acqua su apparecchiature elettriche;
  • abbandonare immediatamente il locale o l’intera area;
  • in presenza di fumo camminare chinati respirando il meno possibile e proteggere la bocca e il naso con un fazzoletto preferibilmente bagnato;
  • raggiungere un punto di raccolta, senza usare l’ascensore;
  • non allontanarsi dal punto di raccolta prima dell’arrivo dei soccorsi.

È importante che tutte queste informazioni vengano comunque trasmesse al lavoratore in modalità smart-working da parte dell’azienda.

imballaggi

Macchine per imballaggio, documento Inail con le norme tecniche di Sicurezza

L’Inail prosegue nella condivisione delle conoscenze maturate riguardo le macchine per imballaggio. Le informazioni sono raccolte in una pubblicazione dal titolo L’accertamento tecnico per la sicurezza delle macchine per imballaggio curata dal Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (Dit) e disponibile sul portale istituzionale.

Il documento raccoglie schede tecniche sulle macchine afferenti al comitato tecnico normativo – TC 146 macchine per imballaggio, trattando le più significative non conformità rilevate, al fine di illustrare, rispetto allo stato dell’arte di riferimento, le soluzioni costruttive ritenute accettabili, e promuovere un miglioramento dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro, come previsto nella mission istituzionale.

Le macchine per imballaggio

Sono macchine moto utilizzate a livello industriale: confezionatrici di alimenti sottovuoto, di cavi, incartatrici di cioccolatini, retinatrici automatiche di cestini con prodotti ortofrutticoli, tappatrici semiautomatiche, macchine per fasciatura di bottiglie cilindriche o per il riempimento di cartoni.

👉 Scarica il documento

disabilità

Disabilità da lavoro, un video-testimonianza dell’Inail incoraggia alla riabilitazione sportiva

Con il video Un traguardo dopo l’altro in cui si racconta la storia di Lino Cianciotto, guida escursionistica, parte la nuova campagna di comunicazione dal titolo “Sport senza barriere” dedicata a persone con disabilità da lavoro, dopo un infortunio sul lavoro o una malattia professionale, grazie allo sport e ai servizi messi a disposizione dall’Istituto, hanno seguito con successo un percorso di riabilitazione.

Lino, 60 anni, mentre accompagnava un gruppo di persone a fare trekking sulle montagne di Buggerru in Sardegna, ha subito un incidente in seguito al quale ha perso una gamba. “Avere la possibilità di fare sport ricominciando da subito a socializzare e a recuperare l’autonomia, è molto importante dopo un grave infortunio – racconta Cianciotto. In più, essendo una guida ambientale volevo recuperare pienamente la capacità di muovermi in ambienti difficili e in situazioni complesse. Per tornare al più presto al mio lavoro”.

Così Lino ha iniziato da subito ad allenarsi in palestra e all’aperto, grazie alle protesi sportive messe a disposizione dall’Inail e a un percorso riabilitativo studiato per le sue necessità da un’equipe multidisciplinare della sede territoriale.

L’impegno dell’Inail per le persone con disabilità da lavoro

Il reinserimento sociale delle persone con disabilità da lavoro attraverso lo sport, è uno degli ambiti in cui Inail è impegnato da anni. Attraverso il Centro Protesi di Vigorso di Budrio, l’Istituto fornisce ai propri assistiti, i servizi necessari per avviare il percorso di riabilitazione che possono includere anche protesi per praticare diverse attività sportive.

Antonio Maglio

Precursore e personalità di riferimento in Italia nell’uso dello sport come strumento di riabilitazione e reinserimento delle persone con disabilità da lavoro è stato proprio un medico dell’Inail, Antonio Maglio, ispiratore dei primi Giochi Paralimpici di Roma nel 1960.

“Sport senza barriere” è stato ideato per raccogliere quell’esperienza e testimoniarne il valore, offrendo un segnale di continuità.

L’obiettivo dell’iniziativa

Con questo nuovo progetto Inail intende mettere in risalto gli effetti benefici dell’attività sportiva sulle persone con disabilità da lavoro, facendo raccontare proprio dagli assistiti l’esperienza vissuta. Il protagonista di ogni storia, parlando con un linguaggio diretto e coinvolgente può rappresentare un esempio per le persone che, in seguito a un infortunio sul lavoro, si trovano ad affrontare disagi e difficoltà concrete nella vita di ogni giorno. 

medico competente

Medico competente e medico competente coordinatore: le differenze

Quando si parla di Medicina della Prevenzione, il medico competente è il ‘braccio’ del Datore di Lavoro. Insieme collaborano alla definizione delle soluzioni di prevenzione aziendale, per garantire il completo benessere psico-fisico del lavoratore e prevenire gli eventuali rischi

Il medico competente sigla infatti il Documento di Valutazione

Il medico competente

Il D.lgs. 81/08 , all’art. 25 definisce gli obblighi del medico competente:

  • collaborazione con il Datore di Lavoro e con l’RSPP alla predisposizione delle misure di tutela della salute dei lavoratori.
  • comunicazione dei risultati anonimi collettivi in occasione delle riunioni periodiche per la prevenzione.
  • effettuazione della visita medica richiesta dal lavoratore.
  • predisposizione del servizio di pronto soccorso.
  • collaborazione all’attività di formazione ed informazione.
  • possibilità di esprimere il giudizio di non idoneità parziale o permanente.

Il medico competente coordinatore

Questa figura viene introdotta dall’art.39 comma 6 del D.Lgs. n.81/2008, nei casi in cui la struttura organizzativa di una azienda necessita di ricorrere a più figure professionali, per motivi di estensione territoriale e/o dimensionale dell’azienda.

Come dice il D.Lgs. 81/2008, nel caso in cui le attività lavorative vengano svolte in diverse regioni geografiche, è possibile designare più di una figura.

Le sue funzioni non devono collidere con le funzioni dei singoli medici competenti, i quali rimangono autonomamente responsabili delle proprie attività di sorveglianza sanitaria negli ambiti di propria competenza.

contagi

Covid-19, tra gennaio e ottobre 2022 denunciati oltre 100mila contagi sul lavoro (+2,9%)

I contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 31 ottobre sono 305.395.

Rispetto alle 296.806 denunce registrate dal monitoraggio dello scorso 31 agosto, le infezioni in più sono 8.589 (+2,9%), di cui 3.630 riferite a ottobre e 2.150 a settembre, con i restanti casi riconducibili ai mesi precedenti. Il consolidamento dei dati permette, infatti, di acquisire informazioni prima non disponibili.

Nel 2022 oltre un terzo dei contagi

A fornire il quadro aggiornato dei contagi da Covid-19 di origine professionale è il 30esimo report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Inail, da cui emerge che con 107.602 infezioni lavoro-correlate denunciate nei primi 10 mesi, il 2022 pesa al momento per il 35,2% sul totale dei contagi sul lavoro segnalati all’Istituto dall’inizio della pandemia.

Il 2020, con 148.986 infezioni, raccoglie invece il 48,8% di tutti i casi, mentre il restante 16,0% (48.807) è concentrato nel 2021. Il nuovo report della Csa conferma anche il trend in netta diminuzione dei casi mortali. Gli 886 decessi da Covid-19 denunciati all’Inail dall’inizio della pandemia, infatti, sono concentrati quasi esclusivamente nel 2020, che con 586 contagi con esito mortale raccoglie il 66,3% del totale, e nel 2021, con 290 casi mortali (32,6%). L’incidenza media dei decessi da Covid-19 sul totale di tutti i casi mortali denunciati all’Istituto nel 2020 è stata di circa una denuncia ogni tre, scendendo a circa una su sei nel 2021 e contraendosi considerevolmente nei primi 10 mesi di quest’anno.

Milano, Roma e Torino le province più colpite

L’analisi territoriale, che è possibile approfondire attraverso le schede regionali aggiornate, evidenzia una distribuzione dei contagi sul lavoro denunciati pari al 40,4% nel nord-ovest (prima la Lombardia con il 23,5%), al 21,7% nel nord-est (Veneto 10,7%), al 16,8% al centro (Lazio 8,3%), al 14,8% al sud (Campania 7,5%) e al 6,3% nelle Isole (Sicilia 4,5%).

Le province con il maggior numero di infezioni lavoro-correlate da inizio pandemia sono quelle di Milano (9,5%), Roma e Torino (6,6% ciascuna), Napoli (4,6%), Genova (3,1%), Brescia (3,0%), Venezia (2,2%), Verona e Treviso (2,1% ciascuna), Vicenza e Monza e Brianza (2,0% ciascuna), Firenze e Varese (1,9% ciascuna) e Bologna (1,8%).

La provincia di Torino è quella che ha registrato il maggior numero di contagi sul lavoro nello scorso mese di ottobre, seguita da Milano, Brescia, Roma, Genova, Monza e Brianza, Cuneo, Napoli, Venezia, Treviso, Salerno, Savona e Lecco. Le province che hanno registrato gli incrementi percentuali maggiori rispetto al monitoraggio di fine agosto sono invece quelle di Isernia (+17,9%), Imperia (+8,0%), Messina (+7,8%), Brescia (+6,8%), Savona e Salerno (+6,2% per entrambe), Viterbo (+5,9%) e Cuneo (+5,6%).

L’età media dei contagiati in aumento nell’ultimo mese di rilevazione

L’età media dei contagiati dall’inizio della pandemia è di 46 anni, ma nel solo mese di ottobre è salita a 48 anni. Il 41,8% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,1%), under 35 anni (20,0%) e over 64 anni (2,1%). Gli italiani sono l’88,5%, mentre il restante 11,5% delle denunce riguarda lavoratori stranieri.

Le nazionalità più colpite sono quelle rumena (20,7% dei contagiati stranieri), peruviana (12,3%), albanese (7,9%), svizzera (4,6%), moldava (4,4%) ed ecuadoriana (4,0%). La maggioranza delle infezioni di origine professionale colpisce le donne. La quota delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi, infatti, è pari al 68,3%. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni, con le sole eccezioni della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne sul totale dei contagi denunciati all’Inail è, rispettivamente, del 49,9% e del 49,0%.

A morire, però, sono soprattutto gli uomini (82,8%). L’età media dei deceduti è di 58 anni (57 per le donne, 59 per gli uomini), con il 71,3% dei decessi concentrato nella fascia tra i 50 e i 64 anni.

La sanità e assistenza sociale prima anche per numero di decessi

Il 63,2% delle denunce da Covid-19 riguarda il settore della sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili), al primo posto anche per numero di decessi (21,1% dei casi mortali codificati).

Seguono l’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con l’8,7% dei contagi denunciati, il trasporto e magazzinaggio con l’8,2%, il noleggio e servizi di supporto (servizi di vigilanza, di pulizia, call center) con il 4,0%, il commercio all’ingrosso e al dettaglio con il 2,7%, le attività dei servizi di alloggio e ristorazione con il 2,2% e il settore manifatturiero con il 2,0%.

Come possiamo aiutarti?