Il quadro normativo che regola il tema del radon si articola principalmente nel Decreto legislativo 31 luglio 2020, n. 101, in particolare l’articolo 12, comma 1, lettera b), che stabilisce un livello di riferimento pari a 200 Bq/m³ di concentrazione media annua per le abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024. Questa disposizione è stata ribadita nel Piano nazionale d’azione per il radon 2023‑2032, adottato con DPCM dell’11 gennaio 2024, nell’ambito dell’Azione 2.2, che ha lo scopo di prevenire e ridurre l’ingresso del radon nelle nuove costruzioni e nei progetti di ristrutturazione.
Approccio metodologico per la prevenzione
Il Piano nazionale delinea un approccio strutturato articolato in tre fasi fondamentali:
- Analisi tecnica preliminare: valutazione del sedime di fondazione e misurazioni del radon nel suolo. A seconda dei rischi identificati, sono previsti test di permeabilità del terreno, analisi delle pressioni e misure in tempo reale.
- Pianificazione progettuale: programmazione degli interventi preventivi in fase di progetto, definendo soluzioni passive o attive adattate alle specifiche caratteristiche del sito .
- Monitoraggio post-costruzione: verifica della concentrazione effettiva del gas una volta che l’edificio è in uso, con la possibilità di passare da sistemi passivi a sistemi attivi se necessario.
Il documento sottolinea che i principi teorico-scientifici applicati alla protezione delle nuove costruzioni sono analoghi a quelli richiesti nei risanamenti, ma generalmente la fase preventiva è meno onerosa se integrata in fase progettuale.
Soluzioni tecniche proposte dal Piano
Per mitigare l’ingresso del radon, il Piano individua diverse categorie di intervento:
- Tenuta stagna e sigillature: utilizzo di membrane impermeabili e accorgimenti nei punti di contatto con il terreno, con costi generalmente limitati.
- Ventilazione del vespaio e pozzetti radon: predisposizione di spazi ventilati sotto l’edificio per prevenire accumuli, con scarico verso l’esterno.
- Sistemi di ventilazione passiva o forzata: progettazione di flussi d’aria controllati in grado di modificare le pressioni in modo da ridurre l’infiltrazione del radon.
Importante è il coordinamento tra fasi geotecniche e impiantistiche in fase di progettazione, affinché il progettista acquisisca informazioni chiare su permeabilità del suolo e concentrazione radioattiva, permettendo una scelta consapevole tra diverse soluzioni.
Implicazioni operative e ruolo degli operatori
Il Piano evidenzia anche criticità operative:
- Mancanza di un campo comune nazionale: non esistono ancora linee guida tecniche condivise tra professionisti, imprese e pubbliche amministrazioni, rendendo necessaria la raccolta delle esperienze esistenti.
- Coinvolgimento di più attori: serve un coordinamento tra Enti appaltanti, Regioni, Province autonome, ordini professionali (ingegneri, architetti, geometri), ANCE e ARPA/APPA.
- Produzione di linee guida e capitolati: previsione di documenti operativi, schemi tecnici e capitolati speciali d’appalto, comprensivi di manutenzione e monitoraggio.
Questa strategia mira a semplificare l’applicazione delle misure, incoraggiando una progettazione coerente e preventiva fin dall’inizio.
Vantaggi, rischi e conseguenze pratiche
Vantaggi
- Riduzione dei costi: l’integrazione di misure preventive riduce la necessità di interventi successivi di risanamento, spesso più costosi .
- Maggiore sicurezza: gli ambienti risultano più salubri, offrendo una protezione efficace contro un noto agente cancerogeno .
Rischi e criticità
- Incremento dei costi iniziali: pur modesti, sono comunque un elemento aggiuntivo da valutare in fase di bilancio.
- Gestione frammentata: la carenza di linee guida uniformi può portare a disomogeneità tra regioni e imprese, rischiando ritardi o interventi inefficaci.
Formazione professionale: la capacità di operare con criteri aggiornati richiede la preparazione di progettisti, imprese e tecnici ANPA e ARPA.