Illuminazione di emergenza: obblighi, standard tecnici e responsabilità operative

Illuminazione di emergenza: obblighi, standard tecnici e responsabilità operative

L’illuminazione di emergenza è un elemento imprescindibile per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro. Il DLgs 9 aprile 2008, n. 81 stabilisce, all’interno dell’allegato IV (articoli 1.5.10 e 1.5.11), l’obbligo per il datore di lavoro di predisporre impianti che si attivino automaticamente in caso di interruzione dell’energia elettrica, assicurando così l’illuminazione di vie di fuga, uscite di sicurezza e presidi antincendio.

Questo obbligo non è solo un principio generale, ma trova fondamento anche in una serie di norme tecniche che ne definiscono modalità e requisiti: la UNI EN 1838 individua i parametri prestazionali, la EN 50172 si occupa degli aspetti funzionali e di gestione degli impianti, mentre la UNI CEI 11222 disciplina le attività di manutenzione e verifica.

A questi si affianca il Decreto 10 marzo 1998, integrato da successivi aggiornamenti in materia di prevenzione incendi, che stabilisce le modalità di progettazione e installazione degli impianti.

Le diverse tipologie di illuminazione di emergenza

Quando si parla di illuminazione di emergenza, è importante distinguere tra l’illuminazione di sicurezza e quella di riserva. La prima ha l’obiettivo di consentire un’evacuazione sicura, illuminando in modo efficace i percorsi, le scale, le uscite e la segnaletica. La seconda serve invece a garantire la continuità operativa per un tempo limitato, in condizioni accettabili, nel caso in cui l’illuminazione ordinaria venga meno.

L’illuminazione di sicurezza si articola ulteriormente in tre sotto-categorie: l’illuminazione per l’esodo, obbligatoria lungo tutte le vie di fuga; quella antipanico, necessaria in ambienti ampi o frequentati da un numero elevato di persone; e infine l’illuminazione per aree a rischio elevato, da prevedere in ambienti dove la perdita di visibilità può causare situazioni di pericolo immediato, come laboratori o impianti industriali.

Requisiti minimi di prestazione

Gli impianti devono rispettare precisi standard in termini di intensità luminosa e tempo di attivazione. Le vie di esodo devono essere illuminate con almeno 1 lux, valore che sale a 5 lux in contesti particolarmente affollati. Le aree antipanico devono mantenere un livello tra 0,5 e 2 lux, mentre le zone a rischio elevato devono garantire un’illuminazione pari ad almeno il 10% dell’illuminamento normale, con un minimo di 15 lux. L’attivazione deve essere pressoché istantanea, con un tempo massimo di 0,5 secondi. Inoltre, i sistemi devono avere un’autonomia minima di 20 minuti, che può estendersi a 60 minuti o più in funzione del tipo di attività e del livello di rischio.

Progettazione, installazione e manutenzione

La progettazione dell’impianto deve considerare tutti i punti critici del luogo di lavoro. Devono essere illuminate le zone di passaggio, i cambi di direzione, le scale, gli accessi e le aree dove sono installati presidi antincendio o quadri elettrici. L’impianto va integrato con il sistema elettrico esistente e dimensionato in modo da attivarsi automaticamente in caso di emergenza.

Durante l’installazione è fondamentale scegliere sorgenti luminose ad alta efficienza, dispositivi con batterie autonome, quadri di comando protetti e segnaletica conforme alla normativa vigente. I dispositivi devono essere adeguati all’ambiente in cui vengono collocati e protetti da urti, polvere o agenti atmosferici quando richiesto.

La manutenzione, regolamentata dalla UNI CEI 11222, prevede controlli periodici con cadenza mensile e annuale. Questi comprendono test funzionali, misurazioni dell’illuminamento con strumenti certificati e la registrazione di ogni intervento su un apposito registro. È responsabilità dell’azienda garantire che le batterie siano sostituite prima della loro scadenza e che ogni dispositivo sia funzionante.

Obblighi e responsabilità operative

Il datore di lavoro è tenuto a includere nel DVR una valutazione del rischio legato all’illuminazione di emergenza, tenendo conto di possibili interruzioni dell’alimentazione elettrica e delle conseguenze per l’evacuazione in sicurezza. Deve inoltre affidare la progettazione e l’installazione a tecnici qualificati, garantire che le verifiche siano effettuate con regolarità e formare i lavoratori sull’uso corretto delle vie di fuga e sul comportamento da adottare in caso di emergenza.

I lavoratori, da parte loro, devono conoscere la posizione delle uscite di emergenza e dei percorsi illuminati, evitare di ostruirli e segnalare tempestivamente qualsiasi anomalia nei dispositivi o nell’illuminazione. La collaborazione tra impresa e personale operativo è un elemento essenziale per garantire l’efficacia complessiva del sistema.

Vantaggi di una gestione corretta e rischi da evitare

Una gestione accurata dell’illuminazione di emergenza consente di migliorare significativamente la sicurezza in caso di evacuazione. Riduce i tempi di intervento dei soccorritori, permette un’uscita ordinata dei presenti e consente di operare anche in condizioni critiche senza panico. Inoltre, rappresenta una garanzia importante in caso di controlli o ispezioni, evitando sanzioni o contestazioni.

Al contrario, la mancata manutenzione, l’assenza di una progettazione corretta o l’utilizzo di componenti obsoleti possono compromettere il funzionamento del sistema proprio nel momento in cui è più necessario. Le conseguenze possono essere gravi non solo sul piano operativo, ma anche dal punto di vista legale e reputazionale.

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