Il mesotelioma, tumore aggressivo che colpisce principalmente la pleura, rappresenta una delle patologie asbesto-correlate più gravi in Europa. L’Italia detiene il primato per decessi: nel 2021 sono stati registrati 518 decessi per mesotelioma, il dato più alto nell’intera Unione Europea. Considerando il decennio 2010–2020, la media annua ha superato le 1.500 vittime, per un totale che sfiora i 17.000 decessi. Preoccupa anche l’età delle vittime: circa l’1,7% degli interessati aveva meno di 50 anni.
Amianto e latenza: il legame indissolubile
Alla base di questi dati vi è l’esposizione all’amianto, materiale diffuso fino agli anni ’90 grazie alle sue caratteristiche isolanti e ignifughe. Le fibre inalate o ingerite restano nell’organismo per decenni prima di causare infiammazione cronica e danni cellulari. La latenza del mesotelioma può variare da 20 a 50 anni, rendendo difficile una diagnosi tempestiva.
Profili di rischio mesotelioma e azioni indispensabili
Il mesotelioma colpisce prevalentemente i lavoratori esposti professionalmente all’amianto, appartenenti a settori come l’edilizia, la cantieristica navale, la produzione di materiali coibenti o l’attività di bonifica. Proprio per garantire prevenzione e tutela, da oltre trent’anni è previsto in Italia il ruolo del “Responsabile del Rischio Amianto” nelle aziende: un obbligo legale ancora poco applicato e troppo spesso ignorato.
Altrettanto grave è il rischio di patologie correlate per le persone che hanno vissuto vicino a siti contaminati o in ambienti con amianto non bonificato, come nel caso di Casale Monferrato e altre aree industriali note.
Strategie per una prevenzione efficace
La prevenzione del mesotelioma richiede un approccio articolato che comprende:
- sorveglianza epidemiologica tramite il registro nazionale dei mesoteliomi;
- obbligo di nomina del Responsabile Rischio Amianto, figura fondamentale per monitorare l’esposizione;
- programmi di bonifica puntuali e sicuri degli edifici contenenti amianto;
- percorsi informativi e formativi per i lavoratori esposti, focalizzati sull’uso corretto dei DPI, l’analisi delle condizioni ambientali e la segnalazione di anomalie.
La sfida della diagnosi precoce e della cura
Il riconoscimento tempestivo del mesotelioma è ostacolato dai tempi biologici lunghi e dai sintomi che emergono in fase avanzata. Recenti progressi in campo terapeutico, come l’immunoterapia e trattamenti personalizzati, hanno mostrato risultati incoraggianti, ma la prognosi resta generalmente negativa. La sopravvivenza media si attesta intorno a sei-otto mesi, con percentuali di sopravvivenza a cinque anni inferiori al 10%.
Verso un piano sanitario e organizzativo integrato
Per affrontare efficacemente la sfida del mesotelioma serve un piano nazionale sostenibile che integri:
- rafforzamento delle misure obbligatorie in azienda (come la figura del Responsabile Rischio Amianto);
- migliore tracciamento dei casi attraverso reti sanitarie e sistemi informativi;
- consolidamento delle pratiche di bonifica, con incentivi e rigore operativo;
- rafforzamento della ricerca clinica, incluse nuove terapie come i vaccini terapeutici e l’immunoterapia sperimentale.
Solo così sarà possibile ridurre il numero dei decessi, migliorare la qualità di vita delle persone colpite e affrontare le sfide connesse a questa patologia che continua a rappresentare una minaccia per la salute pubblica.