Settore tessile: obblighi normativi e misure operative

Settore tessile: obblighi normativi e misure operative

Il settore tessile-abbigliamento è regolato dal DLgs 81/2008. I riferimenti principali sono contenuti nel Titolo II, relativo ai requisiti dei luoghi di lavoro, nel Titolo VIII, che disciplina l’esposizione al rumore, e nel Titolo IX, dedicato al rischio chimico.

Ambienti di lavoro e organizzazione degli spazi nel settore tessile

Una gestione efficace della sicurezza inizia dalla corretta progettazione del layout produttivo. Le attività caratteristiche del settore – come progettazione dei modelli, taglio dei tessuti, tintura, confezionamento, stiratura, pulitura e stoccaggio – devono essere fisicamente separate per prevenire interferenze operative e contenere l’esposizione a rischi specifici.

È importante prevedere percorsi pedonali segregati, sistemi di ventilazione e aspirazione localizzata, barriere fisiche e segnaletica chiara. La separazione funzionale delle aree limita la diffusione di rumore, polveri, vapori e riduce il rischio di collisioni tra personale e mezzi o macchinari in movimento.

Sicurezza delle attrezzature e macchinari

Le macchine utilizzate nel tessile (aspatrici, torcitrici, filatoi, presse, stiratrici) devono essere marcate CE, dotate di dichiarazione di conformità e manuale d’uso in lingua italiana. Le parti in movimento devono essere protette con carter fissi o mobili, ed è obbligatorio installare dispositivi di arresto d’emergenza, sensori di blocco in caso di apertura delle protezioni e sistemi che impediscano il riavvio automatico.

La rumorosità generata da molte macchine impone misurazioni fonometriche periodiche. Qualora venga superata la soglia degli 85 dB(A) giornalieri, è obbligatorio fornire DPI per la protezione dell’udito come cuffie o inserti auricolari certificati.

Valutazione e gestione del rischio chimico

Le attività di tintura, lavaggio e finissaggio prevedono l’utilizzo di coloranti, solventi e additivi chimici, spesso classificati come irritanti, tossici o cancerogeni. Il datore di lavoro deve effettuare una valutazione dettagliata dei rischi chimici, in base agli articoli 222 e 223 del Testo Unico.

Devono essere adottate misure tecniche come impianti di ventilazione, armadi ventilati per lo stoccaggio e procedure operative sicure. È obbligatorio fornire DPI specifici per la protezione delle vie respiratorie, della pelle e degli occhi. Le schede di sicurezza dei prodotti devono essere sempre accessibili e i lavoratori devono essere formati sul corretto uso delle sostanze e sulle modalità di intervento in caso di emergenza.

Formazione e aggiornamento professionale

I lavoratori devono essere formati all’ingresso in azienda con un modulo base di almeno quattro ore sulla sicurezza generale e uno specifico sui rischi del reparto in cui operano. È previsto un aggiornamento periodico almeno ogni cinque anni.

I corsi devono trattare, a seconda dell’attività, i rischi legati a lame in movimento, esposizione chimica, alte temperature e vapore, con esercitazioni pratiche sull’uso corretto dei DPI, la gestione dei guasti e le procedure di emergenza. È inoltre consigliata una formazione dedicata alla segnalazione di quasi incidenti e all’evacuazione in caso di incendio, data la presenza di materiali altamente infiammabili.

Impatti concreti per aziende e lavoratori

L’adozione di un layout funzionale, la corretta valutazione dei rischi e la manutenzione delle macchine garantiscono una significativa riduzione degli infortuni e migliorano l’efficienza produttiva. Le imprese che investono in sicurezza possono accedere a incentivi INAIL e riduzioni del premio assicurativo.

Per i lavoratori, un ambiente più sicuro significa meno patologie da sovraccarico, meno problemi uditivi e dermatologici, e una maggiore fiducia nel proprio contesto professionale. L’attenzione alla salute e sicurezza si traduce anche in maggiore qualità percepita dal mercato e rafforza l’immagine dell’azienda come parte di una filiera responsabile.

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