In medicina nucleare, l’impiego di sorgenti non sigillate e radiofarmaci richiede ambienti di lavoro progettati secondo precise normative di radioprotezione, in particolare il DLgs 101/2020. Fondamentale è garantire superfici decontaminabili e impianti di ventilazione adeguati, per tutelare operatori, pazienti e comunità.
Pareti, pavimenti e superfici: requisiti costruttivi per la decontaminazione
Le superfici interne delle aree calde devono essere lisce, impermeabili e prive di fessure, facilitando le operazioni di pulizia e prevenendo l’accumulo di contaminanti. Rivestimenti consigliati includono fogli di PVC saldati o vernici epossidiche lavabili, estesi con risalita di circa 20 cm sui muri, eliminando angoli difficili da sanificare. I banchi di lavoro e le sedute devono essere realizzati in materiale duro, impermeabile e resistente a calore, agenti chimici e macchie, con bordi rialzati per contenere eventuali sversamenti. Il collegamento tra pavimenti e pareti deve creare superfici arrotondate, garantendo continuità e igiene. Inoltre, pattumiere schermate e canaline rivestite sono essenziali per gestire rifiuti radioattivi e facilitare la decontaminazione periodica.
Ventilazione mirata: prevenzione dai contaminanti e protezione microbiologica
L’impianto di ventilazione negli ambienti di medicina nucleare ha un duplice ruolo: ridurre la presenza di contaminanti radioattivi e proteggere i prodotti radiofarmaceutici da contaminazioni esterne. Ogni unità operativa deve avere un sistema dedicato, separato da altri impianti ospedalieri, in grado di controllare temperatura e umidità, e garantire un numero adeguato di ricambi d’aria. Nelle aree calde, come laboratori e camere calde, devono essere installati sistemi di aspirazione e filtrazione, implementando logiche di pressione differenziata per impedire il trasferimento dell’aria contaminata tra ambienti, eliminando il ricircolo. L’aria in ingresso va filtrata per ridurre polveri e particolato che potrebbero ri-sospendere contaminanti; il flusso dovrebbe essere indirizzato verso il basso quando possibile.
Espulsione sicura dell’aria contaminata: filtri HEPA e scarico esterno
L’aria espulsa deve passare attraverso filtri ad alta efficienza (HEPA), idonei al tipo e alla quantità di sostanze presenti. I condotti di scarico devono essere separati da quelli generali dell’edificio, con bocche in uscita collocate in zone tali da evitare reinfiltrazioni. Il ventilatore deve essere esterno al condotto, facilitando manutenzione e prevenendo la contaminazione dell’apparecchiatura.
Zone classificate e ricambi aria: normativa UNI 10491:1995
La norma UNI 10491:1995 classifica gli ambienti di manipolazione radiofarmaci in quattro zone (A, B, C, D), in funzione del rischio crescente di irradiazione o contaminazione. Le camere calde nei laboratori radiometabolici (come quelle per ^131I) sono solitamente in zona C o D, richiedendo specifici requisiti di pressione, filtrazione e ricambio d’aria. I locali destinati alla produzione in celle calde rientrano nella zona D, mentre quelli limitrofi, come spazi di supporto, possono avere classificazioni inferiori.
Implicazioni pratiche per strutture e operatori
Per garantire sicurezza operativa e conformità normativa, le strutture sanitarie devono:
- Progettare pavimenti, pareti e superfici secondo criteri di facilità di decontaminazione e resistenza agli agenti aggressivi.
- Installare impianti di ventilazione indipendenti, con ricambi adeguati, filtrazione HEPA e pressione controllata tra le zone.
- Evitare ricircoli, assicurando scarico diretto in ambiente esterno sicuro.
- Classificare correttamente le aree secondo norma UNI 10491:1995 e adeguare impianti e utenze in base al livello di rischio.
- Rendere i filtri e le componenti impiantistiche facilmente accessibili per manutenzione e sostituzione, mantenendo standard operativi costanti.
Un eventuale difetto di ventilazione o imperfetta demarcazione delle zone può compromettere sia la sicurezza dei prodotti radiofarmaceutici che la salute degli operatori, generando contaminazioni ambientali e rischi sanitari.