Come lavorare all’interno di serbatoi industriali

Come lavorare all’interno di serbatoi industriali

Lavorare all’interno di serbatoi industriali rappresenta una delle attività a più alto rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori, a causa della possibilità di esposizione a sostanze pericolose, atmosfere esplosive o carenza di ossigeno. Il DLgs 81/2008, all’articolo 66, stabilisce che i lavori nei contenitori e recipienti devono essere eseguiti solo previa verifica dell’assenza di sostanze nocive o infiammabili e con un’efficace ventilazione.

La legge prevede inoltre la presenza obbligatoria di un operatore all’esterno del serbatoio, sempre in contatto con chi opera all’interno e pronto ad attivare le procedure di emergenza in caso di necessità. È fondamentale che l’accesso avvenga solo dopo un’accurata valutazione dei rischi e con l’impiego di dispositivi di protezione individuale adeguati come cinture di sicurezza, dispositivi di recupero, autorespiratori e indumenti antistatici.

L’atmosfera interna deve essere monitorata costantemente attraverso strumenti portatili o fissi in grado di rilevare carenze di ossigeno o concentrazioni pericolose di gas, vapori e polveri. Il rilevamento deve essere eseguito a diversi livelli del serbatoio, considerando la diversa densità dei gas, e deve proseguire durante tutta la permanenza del lavoratore all’interno.

Bonifica, ventilazione e gestione operativa nei serbatoi industriali

Una delle attività preliminari più delicate è la bonifica del serbatoio, che consiste nella sua completa pulizia da residui chimici, oli o vapori infiammabili e nella successiva ventilazione forzata. Questa fase è fondamentale per garantire condizioni di lavoro sicure, ed è possibile solo con attrezzature idonee come pompe, ventilatori antideflagranti e strumenti per la raccolta dei residui liquidi. Durante la pulizia, è necessario evitare l’uso di strumenti che possano generare scintille, scegliendo invece utensili antiscintilla. Una volta che il serbatoio è stato bonificato e l’atmosfera è stata certificata come sicura, può iniziare l’intervento vero e proprio, che può includere operazioni di manutenzione, ispezione o riparazione. Anche in questa fase è obbligatoria la presenza del cosiddetto “sorvegliante esterno”, una figura formata specificamente per vigilare sull’attività e intervenire in caso di emergenza, attivando sistemi di sollevamento o soccorso. Il sorvegliante deve essere dotato di autorespiratore e mantenere un contatto continuo con il lavoratore all’interno del serbatoio.

Formazione e responsabilità

Il datore di lavoro ha l’obbligo di formare adeguatamente tutto il personale coinvolto nelle attività in ambienti confinati, non solo sugli aspetti tecnici e procedurali, ma anche sulle modalità di comunicazione, le emergenze e l’utilizzo corretto dei dispositivi di protezione. Devono essere predisposti piani di emergenza dettagliati, comprensivi di modalità di evacuazione, uso di attrezzature di soccorso, presenza di estintori, dispositivi di rilevamento e ventilazione d’emergenza.

Inoltre, l’accesso al serbatoio deve essere autorizzato solo dopo aver verificato che tutti i sistemi di sicurezza siano operativi e documentati, incluse le schede di intervento, le valutazioni del rischio e gli attestati di formazione dei lavoratori coinvolti. La sicurezza in queste attività si basa sull’integrazione tra misure tecniche (dispositivi e impianti adeguati), organizzative (procedure codificate e ruoli definiti) e comportamentali (conoscenze, attenzione e rispetto delle norme). L’approccio corretto non può essere improvvisato, ma deve derivare da una cultura della prevenzione radicata e sostenuta da azioni concrete, controlli periodici e responsabilità chiare.

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