Gestione del lavoro sotto pressione climatica nel settore energetico

Gestione del lavoro sotto pressione climatica nel settore energetico

I cambiamenti climatici rappresentano una minaccia crescente per la salute e la sicurezza dei lavoratori nel settore energetico. L’aumento delle temperature e la frequenza di eventi estremi, come ondate di calore, incendi o tempeste, intensificano i rischi professionali. La normativa italiana prevede che il datore di lavoro, ai sensi del DLgs 81/2008, valuti anche i nuovi pericoli legati ai cambiamenti climatici nell’ambito della valutazione dei rischi, intervenendo con misure tecniche e organizzative adeguate per tutelare i lavoratori esposti.

Impatti diretti sulle condizioni operative e salute degli operatori

Nel settore energetico, i lavoratori all’aperto o su strutture impiantistiche sono particolarmente esposti agli effetti del caldo estremo: affaticamento, disidratazione, colpi di calore, riduzione della concentrazione e della prontezza nei movimenti. Studi nazionali stimano oltre 4.000 infortuni annui attribuibili al caldo in Italia, con un calo di produttività fino all’80% nei periodi di ondate termiche. L’insieme di esposizioni a caldo, radiazioni UV e deterioramento della qualità dell’aria rappresenta un “cocktail dei rischi” che amplifica gli effetti patologici sui lavoratori, incluse patologie cardiovascolari, respiratorie o dermatologiche.

Esposizione a condizioni estreme e adattamento operativo

Il settore energetico è soggetto a frequenti condizioni di stress termico, con temperature elevate e radiazioni che aggravano le attività in luoghi aperti o su strutture metalliche. L’innalzamento delle temperature può causare malfunzionamenti tecnici, incremento dei rischi legati a contatti con superfici calde o scivolamenti per fatica operativa. L’adeguamento della temperatura dell’ambiente di lavoro, l’uso di tecnologie innovative (come abbigliamento refrigerato o sistemi di ventilazione), la revisione dei turni e la predisposizione di aree ombreggiate diventano misure operative indispensabili per la prevenzione.

Rischi emergenti: inquinamento, eventi meteo estremi e psicosocialità

Oltre allo stress termico, i lavoratori del settore energetico possono trovarsi esposti a maggior rischio da inquinamento atmosferico, radiazioni ultraviolette e condizioni meteorologiche avverse come tempeste, piogge intense e inondazioni. Tali fenomeni non solo minacciano la sicurezza fisica, ma accrescono anche i fattori di stress e ansia, condizionando il benessere psicosociale. A ciò si aggiunge la trasformazione delle mansioni nel contesto della transizione verde, che può generare precarietà e incertezza nei ruoli professionali.

Misure di prevenzione e strategie di adattamento aziendale

La prevenzione efficace presuppone un approccio integrato: aggiornamento del DVR, introduzione di procedure operative ad hoc, strumenti di allerta meteo e formazione dedicata. L’adozione di sistemi di monitoraggio del caldo, la rotazione dei turni, l’idratazione costante e le pause programmate sono misure pratiche da adottare tempestivamente. Il progetto Worklimate 2.0, nato da una collaborazione tra INAIL e CNR, ha proposto soluzioni concrete, contribuendo alla definizione di protocolli e sistemi di previsione del rischio termico in azienda.

Responsabilità del datore di lavoro e aggiornamento continuo

Il datore di lavoro è chiamato a una gestione proattiva del rischio, integrando i nuovi pericoli climatici nella valutazione e nel controllo delle condizioni operative. L’inosservanza delle misure può esporre a responsabilità amministrative o penali, in particolare in caso di infortuni correlati allo stress termico o eventi meteo estremi. Il DVR deve essere rivisto regolarmente, soprattutto in presenza di cambiamenti climatici, implementazioni impiantistiche o segnalazioni di quasi incidenti. La collaborazione attiva tra datore, RSPP, medico competente, RLS è essenziale per un sistema di gestione dinamico e preventivo.

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