L’indagine OSH Pulse 2025, pubblicata da Eu-Osha in occasione della Giornata mondiale della salute mentale del 10 ottobre, fotografa lo stato del benessere psicologico dei lavoratori europei, con un focus specifico sull’Italia.
Il campione nazionale, composto da 1015 lavoratori intervistati, restituisce un quadro che conferma la crescente pressione emotiva e organizzativa nei luoghi di lavoro. Il 40% dei lavoratori italiani dichiara di subire forti pressioni o sovraccarichi di lavoro, mentre un analogo 40% segnala la mancanza di adeguate ricompense per gli sforzi compiuti. L’indagine sottolinea inoltre l’aumento dei rischi psicosociali legati ai cambiamenti digitali e alla trasformazione dei modelli organizzativi, ponendo la salute mentale al centro delle politiche di prevenzione e sicurezza sul lavoro.
Pressioni lavorative e percezione del rischio mentale
I dati OSH Pulse 2025 mostrano come lo stress lavoro-correlato rappresenti una delle principali criticità per la forza lavoro italiana. Secondo Eu-Osha, il 30% dei lavoratori lamenta scarsa cooperazione tra colleghi e un ulteriore 30% percepisce una ridotta considerazione dei propri sforzi da parte dei superiori.
Le carenze nella comunicazione interna (18%) e nella possibilità di esercitare autonomia decisionale (16%) contribuiscono ad alimentare tensioni e disagio. Particolarmente preoccupante è il dato relativo alla violenza verbale e alle molestie: l’11% dei lavoratori riferisce episodi di abusi o aggressioni da parte di clienti, pazienti o alunni, e un altro 11% dichiara di essere stato vittima di comportamenti molesti o di bullismo. Questi numeri confermano la necessità di integrare la salute mentale nei sistemi di gestione della sicurezza, rafforzando la cultura organizzativa e il supporto ai lavoratori più esposti.
Digitalizzazione, automazione e nuovi rischi psicosociali
L’indagine OSH Pulse 2025 evidenzia come la digitalizzazione stia ridefinendo profondamente la qualità della vita lavorativa. Il 73% dei lavoratori italiani utilizza costantemente computer o dispositivi portatili, mentre il 33% riceve istruzioni generate automaticamente dai sistemi. Un quarto degli intervistati segnala la presenza di tecnologie di sorveglianza, e il 57% riferisce l’uso di strumenti che stabiliscono ritmi e tempi di lavoro. Questi elementi, se non gestiti correttamente, possono aumentare il rischio di isolamento e di pressione psicologica. Quasi la metà dei lavoratori, infatti, dichiara di svolgere la propria attività in modo solitario, con possibili ripercussioni sul senso di appartenenza e sulla cooperazione tra colleghi. L’impatto della tecnologia impone quindi nuove strategie di prevenzione, capaci di conciliare produttività e benessere, anche attraverso l’aggiornamento delle politiche aziendali in materia di salute e sicurezza.
La salute mentale come priorità per imprese e istituzioni
Un aspetto rilevante dell’indagine OSH Pulse 2025 riguarda la difficoltà, per molti lavoratori, di affrontare apertamente il tema della salute mentale. Il 43% teme che parlarne con i superiori possa compromettere la carriera, e solo il 57% riferisce la presenza di iniziative di sensibilizzazione in azienda. L’accesso ad attività di consultazione o counseling riguarda appena il 30% degli intervistati. Questi dati indicano un divario significativo tra la consapevolezza del problema e le politiche concrete di supporto.
La salute mentale, come ricorda anche la campagna europea “Insieme per la salute mentale sul lavoro” 2026-2028, deve diventare un pilastro della prevenzione aziendale. Per le imprese, ciò significa integrare la valutazione dei rischi psicosociali nei sistemi di gestione e promuovere ambienti di lavoro più inclusivi, partecipativi e sostenibili.