La protezione ginocchia nei contesti lavorativi è un obbligo di sicurezza che rientra pienamente nel quadro normativo definito dal Dlgs 81/2008. Sebbene spesso sottovalutato, il lavoro in posizione inginocchiata, tipico di molteplici settori come l’edilizia (posatori, piastrellisti) o l’impiantistica, costituisce un fattore di rischio significativo. Il Testo Unico impone al datore di lavoro la valutazione di “tutti i rischi” (articolo 28) e l’adozione di misure preventive basate sui principi generali di tutela (articolo 15).
Tra questi, rientra la necessità di ridurre i rischi ergonomici e quelli legati a posture prolungate e incongrue. La pressione meccanica costante, l’attrito su superfici dure o irregolari e i micro-impatti possono causare lo sviluppo di patologie muscolo-scheletriche, come la borsite, riconosciute come malattie professionali. Nonostante ciò, questo rischio specifico non sempre riceve la dovuta attenzione nel documento di valutazione dei rischi (DVR), portando a una carenza nell’adozione delle necessarie misure di protezione collettiva o, più frequentemente, individuale. L’obbligo datoriale, pertanto, non si esaurisce nella sola valutazione, ma si estende alla fornitura di dispositivi di protezione individuale (DPI) idonei e conformi alle norme tecniche specifiche.
La norma EN 14404 per la protezione ginocchia
Il riferimento tecnico fondamentale per la selezione dei dispositivi di protezione è la norma europea UNI EN 14404. Questo standard classifica le protezioni per le ginocchia in quattro diverse tipologie, progettate per rispondere a esigenze operative distinte. Le protezioni di tipo 1 sono le comuni ginocchiere, indipendenti dall’abbigliamento e fissate tramite cinghie. Il tipo 2 identifica invece le protezioni (imbottiture) inserite in apposite tasche integrate nei pantaloni da lavoro. Questa soluzione è spesso preferita per la sua stabilità e comfort, in quanto la protezione rimane sempre nella posizione corretta senza costrizioni localizzate. Il tipo 3 si riferisce a dispositivi non indossati direttamente sul corpo, come tappetini o cuscini, destinati a chi lavora in ginocchio ma in una postazione relativamente fissa, seppur mobile. Infine, il tipo 4 descrive protezioni più ampie, anche per più persone, integrate in postazioni di lavoro fisse che richiedono la posizione inginocchiata. Questa classificazione è essenziale per abbinare il dispositivo alla mansione specifica e alle modalità operative del lavoratore.
I livelli di prestazione e la scelta operativa
Oltre alla tipologia, la norma EN 14404 definisce tre livelli di prestazione, un fattore cruciale per la scelta pratica. Il livello 0 indica una protezione idonea solo per superfici piane e lisce, non offrendo alcuna resistenza alla penetrazione (perforazione). È quindi inadatto per la maggior parte dei cantieri. Il livello 1 è il più comune: la protezione è progettata per resistere a una forza di penetrazione di almeno 100 newton ed è adatta sia a pavimenti piani che irregolari. Garantisce una buona distribuzione del carico ed è indicata per la maggior parte dei lavori edili o artigianali. Il livello 2 offre la prestazione più elevata, con una resistenza minima alla penetrazione di 250 newton.
Questo livello è indispensabile in condizioni di lavoro gravose, su superfici altamente sconnesse o dove è concreto il rischio di inginocchiarsi su piccoli detriti appuntiti, come viti, sassi o frammenti di lavorazione. La scelta errata del livello di prestazione vanifica l’efficacia del DPI. Per il datore di lavoro, l’obbligo non è solo fornire la protezione, ma assicurare che essa sia ergonomica, confortevole e della taglia corretta, per evitarne il rifiuto da parte del lavoratore e garantire l’effettiva continuità della tutela durante l’intero turno.


