Sicurezza: la comprensione linguistica è un obbligo

Sicurezza: la comprensione linguistica è un obbligo

La comprensione linguistica nei percorsi formativi sulla salute e sicurezza sul lavoro non è un dettaglio formale, ma un requisito sostanziale imposto dalla normativa. Il Dlgs 81/2008, in particolare agli articoli 36 e 37, stabilisce che il datore di lavoro ha l’obbligo di fornire a ciascun lavoratore una formazione “sufficiente e adeguata” in materia di sicurezza.

Questo principio assume un’importanza cruciale in contesti lavorativi multiculturali, dove la presenza di personale straniero è significativa. Una formazione erogata in una lingua non compresa dal destinatario non può, per definizione, essere considerata né sufficiente né adeguata. La giurisprudenza consolidata ha più volte ribadito questo concetto, equiparando di fatto una formazione non compresa a una formazione non svolta. Pertanto, l’adempimento legislativo non si esaurisce con la semplice erogazione di un corso, ma richiede un accertamento preventivo delle competenze linguistiche dei partecipanti.

Il Dlgs 81/08 e la comprensione linguistica

L’articolo 37 del Testo Unico sulla sicurezza impone che la formazione sia adattata ai rischi specifici della mansione e dell’ambiente di lavoro. Questa “adeguatezza” si estende intrinsecamente alla modalità di comunicazione. Se il lavoratore non è in grado di comprendere i contenuti, i termini tecnici o le istruzioni operative e di emergenza, l’obiettivo preventivo della norma viene completamente disatteso. La legge, inoltre, impone al datore di lavoro di verificare l’efficacia della formazione e l’effettivo apprendimento da parte del lavoratore. Questa verifica, che spesso si concretizza in un test finale, perde ogni validità se il lavoratore non comprende le domande formulate. Non si tratta quindi solo di tradurre il materiale didattico, ma di assicurare che l’intero processo formativo, inclusa l’interazione con il docente e la fase di valutazione finale, avvenga in una lingua veicolare pienamente compresa dal discente.

Implicazioni pratiche per la gestione aziendale

Per il datore di lavoro, questo principio si traduce in obblighi organizzativi precisi. È necessario mappare le competenze linguistiche dei propri dipendenti prima di pianificare gli interventi formativi. Laddove emergano barriere linguistiche, l’azienda deve attivarsi per superarle, ad esempio organizzando sessioni formative in lingua specifica, avvalendosi di docenti madrelingua o di traduttori e interpreti qualificati. Tutta la documentazione, dai supporti didattici ai questionari di verifica, deve essere resa disponibile in una lingua comprensibile. Ignorare questo aspetto espone l’azienda a rischi significativi: in caso di ispezione da parte degli organi di vigilanza, la formazione erogata può essere dichiarata nulla, con conseguenti sanzioni amministrative e penali. Nell’ipotesi più grave di un infortunio sul lavoro, la mancata e comprovata comprensione della formazione da parte dell’infortunato costituisce un’aggravante che può portare a pesanti condanne per il datore di lavoro, il dirigente o il preposto.

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