Gestione sostenibile sostanze chimiche: il quadro GFC

Gestione sostenibile sostanze chimiche: il quadro GFC

La gestione sostenibile sostanze chimiche e dei rifiuti rappresenta oggi una sfida globale recepita a livello internazionale attraverso l’adozione del “Global Framework on Chemicals” (GFC). Questo nuovo quadro strategico, approvato durante la Quinta Conferenza Internazionale sulla Gestione delle Sostanze Chimiche a Bonn, segna un passo decisivo verso un approccio integrato che unisce la tutela della salute umana, la protezione dell’ambiente e i principi dell’economia circolare.

Il GFC si pone come successore e potenziamento del precedente approccio strategico, con l’obiettivo ambizioso di prevenire, o laddove non sia possibile, minimizzare i danni derivanti dall’esposizione a prodotti chimici pericolosi lungo l’intero ciclo di vita. La rilevanza di questo strumento risiede nella sua capacità di coinvolgere non solo i governi, ma anche il settore privato, le organizzazioni internazionali e la società civile in una responsabilità condivisa. Per le imprese, ciò si traduce nella necessità di allineare le proprie politiche di gestione del rischio chimico (valutazione, etichettatura, smaltimento) non solo alle normative locali come il Dlgs 81/2008 o il regolamento Reach, ma a standard di sostenibilità globali che diverranno sempre più vincolanti per l’accesso ai mercati e per la rendicontazione non finanziaria (ESG).

Obiettivi strategici e prevenzione del traffico illecito

Il cuore operativo del Global Framework on Chemicals è strutturato attorno a cinque obiettivi strategici fondamentali, supportati da 28 target specifici da raggiungere entro scadenze precise. Tra le priorità assolute figura la lotta al traffico illegale di sostanze chimiche e rifiuti pericolosi, un fenomeno che minaccia la sicurezza globale e compromette gli sforzi di sostenibilità. Il quadro mira a colmare le lacune normative esistenti, promuovendo sistemi legali e istituzionali solidi che garantiscano la tracciabilità e il controllo dei movimenti transfrontalieri. Un altro pilastro è l’innovazione verso la “chimica verde”: incentivare la ricerca e l’adozione di alternative più sicure e sostenibili per sostituire le sostanze preoccupanti (SVHG) nei cicli produttivi. Questo approccio preventivo riduce a monte il rischio tossicologico e facilita il riciclo dei materiali a fine vita, riducendo l’impatto ambientale e i costi sanitari associati alle malattie professionali e ambientali derivanti dall’esposizione chimica.

Implicazioni per l’industria e l’agenda 2030

L’adozione del GFC ha ricadute dirette sulle strategie industriali e sulla pianificazione aziendale. Le imprese sono chiamate a un ruolo proattivo: non più semplici esecutori di norme, ma attori del cambiamento verso un pianeta libero dai danni chimici. Ciò comporta l’implementazione di sistemi di gestione che integrino la sicurezza chimica nelle fasi di progettazione dei prodotti (eco-design) e la trasparenza nelle informazioni lungo la catena di approvvigionamento. Il quadro globale si intreccia strettamente con l’agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, in particolare con gli obiettivi relativi alla salute e benessere (Sdg 3), all’acqua pulita (Sdg 6) e al consumo e produzione responsabili (Sdg 12). Per i datori di lavoro e i responsabili Hse, recepire i principi del GFC significa anticipare le future restrizioni normative e posizionare l’azienda come leader nella sostenibilità, mitigando i rischi reputazionali e operativi legati alla gestione di sostanze pericolose.

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