Le malattie cutanee professionali rappresentano una delle categorie più diffuse di patologie legate al lavoro, spesso sottovalutate ma capaci di compromettere seriamente la qualità della vita e la capacità lavorativa. Un recente approfondimento (spesso basato su dati Suva ed Eu-Osha) analizza la complessità di queste affezioni, chiarendo che la pelle non è un semplice rivestimento, ma un organo barriera attivo. Quando questa barriera viene aggredita ripetutamente, si manifestano le dermatosi. Comprendere l’origine dell’aggressione è il primo passo per la tutela: le cause non sono univoche, ma si dividono in agenti chimici, fisici e biologici, spesso aggravati da fattori costituzionali individuali (come l’atopia).
Il nemico numero uno: gli agenti chimici
La maggior parte delle malattie della pelle in ambito lavorativo è scatenata dal contatto con sostanze chimiche. Qui è fondamentale distinguere tra due meccanismi d’azione differenti:
- Azione irritativa: sostanze come acidi, basi (alcali), solventi o oli da taglio agiscono distruggendo direttamente il film idrolipidico della pelle o danneggiando le cellule. L’effetto è spesso immediato o cumulativo (es. dermatiti irritative da contatto).
- Azione sensibilizzante (allergica): alcune sostanze, penetrando nella pelle, innescano una risposta del sistema immunitario. Una volta che il soggetto è sensibilizzato, anche quantità minime della sostanza (come il cromo nel cemento, il nichel, le resine epossidiche o certi additivi della gomma) possono scatenare violente reazioni allergiche (dermatiti allergiche da contatto), difficili da eradicare senza allontanare definitivamente il lavoratore dall’agente nocivo.
Agenti fisici, biologici e l’importanza della protezione
Oltre alla chimica, esistono minacce fisiche e biologiche. L’esposizione ai raggi UV (per chi lavora all’aperto), al caldo o al freddo estremo, o le sollecitazioni meccaniche (sfregamento, pressione) sono cause frequenti di lesioni. In settori come la sanità, l’agricoltura o la gestione dei rifiuti, il rischio è invece legato ad agenti biologici (batteri, funghi, virus).
La prevenzione deve seguire una gerarchia precisa: eliminare la fonte di pericolo (sostituzione del prodotto nocivo), adottare misure tecniche (aspirazione, automatizzazione) e organizzative. Solo in ultima istanza si ricorre ai DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), come i guanti, che devono essere scelti con cura: non esiste un guanto “universale” e l’uso di un materiale sbagliato può addirittura peggiorare la situazione (effetto occlusivo). Infine, la cura della pelle (creme barriera pre-lavoro e creme idratanti post-lavoro) è un complemento essenziale, ma non sostituisce le misure di protezione primaria.


