Sicurezza nelle centrali idroelettriche italiane: rischi e misure

Sicurezza nelle centrali idroelettriche italiane: rischi e misure

Le centrali idroelettriche rappresentano una delle principali fonti di energia rinnovabile in Italia, con una produzione annua di circa 30.000 GWh. Tuttavia, la sicurezza di queste strutture è un tema cruciale, soprattutto alla luce di incidenti significativi come quello avvenuto il 9 aprile 2024 alla centrale di Bargi, nel lago di Suviana, che ha provocato la morte di cinque operai impegnati nella manutenzione dell’impianto. 

Rischi per i lavoratori

I principali rischi per i lavoratori nelle centrali idroelettriche sono legati alle attività di manutenzione e operazione degli impianti. Questi includono:

  • Cadute e scivolamenti: spesso dovuti a superfici bagnate o irregolari.
  • Rischio elettrico: derivante dall’interazione con impianti sotto tensione.
  • Rischi chimici: esposizione a sostanze pericolose utilizzate nei processi di trattamento.
  • Uso di attrezzature a pressione: come valvole e tubazioni ad alta pressione.
  • Elevati livelli di rumore: provenienti dalle turbine e altri macchinari.

Inoltre, la difficoltà di accesso alle centrali, spesso situate in zone remote, può complicare le operazioni di emergenza e evacuazione.

Misure di sicurezza e prevenzione

Per garantire la sicurezza nelle centrali idroelettriche, sono previste diverse misure:

  • Monitoraggio continuo: utilizzo di sensori per il controllo dei livelli idrici, della stabilità dei versanti e delle condizioni geomorfologiche.
  • Verifiche periodiche: controlli regolari su dighe, sbarramenti e condotte forzate per assicurare la loro integrità strutturale.
  • Formazione del personale: addestramento continuo per i lavoratori riguardo alle procedure di sicurezza e gestione delle emergenze.
  • Piani di emergenza: elaborazione di strategie per affrontare situazioni critiche, inclusi incendi e malfunzionamenti degli impianti.

L’INAIL, attraverso il Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, svolge un ruolo fondamentale nella supervisione e nel controllo delle misure di sicurezza nelle centrali idroelettriche. 

Il problema dell’età degli impianti

Un aspetto critico per la sicurezza delle centrali idroelettriche italiane è l’età avanzata di molti impianti. Circa il 70% delle centrali ha più di 40 anni, il che comporta un aumento dei rischi legati all’usura e alla necessità di manutenzione straordinaria. Tuttavia, gli incentivi per il ripotenziamento degli impianti sono limitati, rendendo difficile affrontare adeguatamente questo problema. 

Conclusioni

La sicurezza nelle centrali idroelettriche italiane è una priorità che richiede attenzione costante e investimenti adeguati. È essenziale implementare misure preventive efficaci, garantire la formazione continua del personale e affrontare il problema dell’età degli impianti per ridurre i rischi e proteggere la vita dei lavoratori.

Lavoro domestico in Italia: 3,3 milioni di persone coinvolte

Lavoro domestico in Italia: 3,3 milioni di persone coinvolte

Il lavoro domestico in Italia è una parte fondamentale dell’economia, con oltre 3,3 milioni di persone coinvolte. Di questi, una larga fetta lavora in modo regolare, ma esiste anche una significativa porzione di lavoratori irregolari. Le famiglie italiane spendono annualmente circa 13 miliardi di euro per il pagamento delle retribuzioni nel settore, generando un indotto economico che supera i 21,9 miliardi di euro. Questo dato sottolinea quanto il lavoro domestico contribuisca all’economia nazionale e la sua importanza nel contesto del lavoro informale.

Il contributo al PIL e al valore aggiunto

Il valore aggiunto generato dal lavoro domestico è stimato in circa 15,8 miliardi di euro, il che corrisponde all’1% del PIL italiano. Questo settore, che include il lavoro nelle case private, il servizio di assistenza alla persona e la gestione della casa, rappresenta una risorsa economica fondamentale. Il contributo del lavoro domestico va oltre la mera cifra economica, influenzando anche il benessere delle famiglie e la qualità della vita quotidiana.

Impatti economici e sociali del lavoro domestico

Il lavoro domestico contribuisce al benessere sociale ed economico, ma presenta anche sfide legate all’irregolarità del settore e alla necessità di regolamentazioni più adeguate. Le differenze nelle condizioni di lavoro tra i lavoratori regolari e quelli irregolari sono evidenti, ed è necessario arrivare a una maggiore protezione sociale per i lavoratori e a una regolamentazione più chiara del settore. La riforma delle politiche sul lavoro domestico, inclusi gli aspetti legati alle retribuzioni e alla sicurezza sul lavoro, è essenziale per garantire la giusta equità e dignità per i lavoratori.

ISTAT aprile 2025: crescita occupazionale di 282mila unità

ISTAT aprile 2025: crescita occupazionale di 282 mila unità

Ad aprile 2025, secondo i dati Istat, l’occupazione in Italia ha registrato un totale di 24,2 milioni di occupati, segnando un incremento di 282mila unità rispetto allo stesso mese del 2024. Il tasso di occupazione si attesta al 62,7%, confermando una fase di consolidamento per il mercato del lavoro. Questo andamento si inserisce nel quadro normativo definito dal DLgs 81/2008 e dai contratti collettivi, che disciplinano i rapporti di lavoro e le politiche di inclusione occupazionale.

Crescita occupazionale trainata dai servizi e dal lavoro a termine

L’aumento dell’occupazione è stato trainato principalmente dal settore dei servizi, che continua a rappresentare il motore della ripresa, seguito dall’industria. L’agricoltura mostra una sostanziale stabilità. Particolarmente rilevante è la crescita dei contratti a tempo determinato, che hanno registrato un incremento del 3,2% su base annua, mentre i contratti a tempo indeterminato sono cresciuti dell’1,1%.

Lavoro femminile e giovanile in aumento

Dal punto di vista demografico, si evidenzia un miglioramento dell’occupazione femminile: il tasso di occupazione femminile ha raggiunto il 52,3%, contribuendo a ridurre il divario di genere. Anche i giovani tra i 25 e i 34 anni registrano una crescita significativa con un tasso di occupazione pari al 67,8%, segnale di un mercato del lavoro in ripresa anche per le fasce più giovani.

Opportunità e sfide per le aziende

L’incremento dell’occupazione offre opportunità per le aziende che possono puntare a espandere le proprie attività e investire in formazione per consolidare la crescita. Tuttavia, la prevalenza di contratti a tempo determinato richiede strategie di stabilizzazione, finalizzate a fidelizzare la forza lavoro e a garantire continuità produttiva.

Percorsi di formazione e sviluppo per i lavoratori

Per i lavoratori, l’aumento delle opportunità occupazionali si traduce in una maggiore mobilità professionale e possibilità di crescita. È fondamentale investire in formazione continua e aggiornamento delle competenze per accrescere la competitività e affrontare le sfide di un mercato del lavoro in trasformazione

Impatti dei polimeri PFAS su salute e ambiente: rischi e normative europee

Impatti dei PFAS su salute e ambiente: rischi e normative EU

I polimeri PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche) rappresentano una significativa preoccupazione ambientale e sanitaria nell’Unione Europea. Attualmente, l’UE sta valutando restrizioni sull’uso di queste sostanze attraverso il regolamento REACH, con l’obiettivo di ridurre la loro presenza nei prodotti di consumo e nell’ambiente. La proposta di restrizione, presentata da Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia, mira a vietare tutti i PFAS, inclusi i polimeri, con alcune deroghe temporanee per usi specifici.

Diffusione dei polimeri PFAS e contaminazione ambientale

I polimeri PFAS sono ampiamente utilizzati in prodotti di uso quotidiano come tessuti impermeabili, rivestimenti antiaderenti, schiume antincendio e imballaggi alimentari. La loro elevata stabilità chimica li rende difficili da degradare, favorendo l’accumulo nell’ambiente. Durante la produzione e l’uso, possono rilasciare sostanze pericolose che contaminano acqua, suolo e aria.

Rischi per la salute umana legati all’esposizione ai PFAS

L’esposizione ai PFAS è stata collegata a vari problemi di salute, tra cui danni al fegato, disfunzioni tiroidee, riduzione della fertilità, aumento del colesterolo e rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro. Queste sostanze possono accumularsi nel corpo umano attraverso l’ingestione di acqua e cibi contaminati, l’inalazione di particelle presenti nell’aria e il contatto diretto con prodotti contenenti PFAS.

Conseguenze ambientali dei polimeri PFAS

I PFAS sono noti come “sostanze chimiche eterne” a causa della loro persistenza nell’ambiente. Possono spostarsi per lunghe distanze attraverso l’acqua e l’aria, contaminando ecosistemi anche molto lontani dalle fonti di emissione. Sono stati rilevati in acque potabili, suoli, fauna selvatica e persino in regioni remote come l’Artico.

Iniziative europee e strategie di riduzione dei PFAS

Oltre alle proposte di restrizione dell’UE, diverse agenzie e istituzioni stanno lavorando per monitorare e ridurre l’uso dei PFAS. L’Agenzia europea dell’ambiente ha evidenziato la necessità di adottare una visione di ciclo di vita completo per valutare l’impatto di queste sostanze e ha sottolineato l’importanza di implementare misure preventive per limitare la diffusione dei PFAS nell’ambiente.

Premio di accelerazione nel PNRR: un fondo disponibile o vincolato?

Premio di accelerazione PNRR: fondo disponibile o vincolato?

In ambito PNRR, l’accelerazione dei tempi di realizzazione delle opere pubbliche è considerata un obiettivo strategico, volto a favorire l’efficienza e il rispetto delle scadenze. In questo contesto si inserisce l’istituto del premio di accelerazione PNRR, uno strumento contrattuale utilizzato per incentivare gli appaltatori a completare i lavori prima dei termini previsti. Tuttavia, la gestione di questo fondo presenta problematiche giuridico-amministrative di non poco conto, come emerge dal Parere n. 3392/2025 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT).

Vincoli giuridici nell’uso del premio di accelerazione PNRR

Il Parere n. 3392/2025 del MIT risponde negativamente a un quesito relativo alla possibilità di destinare l’importo previsto per il premio di accelerazione a finanziare varianti in corso d’opera. Secondo il MIT, il premio di accelerazione ha una natura giuridica autonoma rispetto al corrispettivo per l’esecuzione dei lavori.

Giurisprudenza e natura del premio di accelerazione

La giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, con sentenza n. 3260/2022 e ordinanza n. 13074/2022, ha chiarito che:

  • Il premio di accelerazione non rappresenta un corrispettivo per l’esecuzione dei lavori, ma ha una causa autonoma rispetto al contratto d’appalto.
  • È un’obbligazione eventuale e accessoria, vincolata alla sola ipotesi di consegna anticipata dell’opera rispetto al termine contrattuale.
  • Non può essere considerato una forma di “premialità flessibile” o liberamente riallocabile, ma è subordinato alla condizione oggettiva della consegna anticipata a regola d’arte.

Impossibilità di utilizzare il premio per varianti contrattuali

Il premio di accelerazione non può essere considerato una riserva disponibile né può essere utilizzato per finanziare varianti contrattuali. Questo principio si applica a maggior ragione nelle opere ad alta intensità finanziaria previste dal PNRR, dove il rispetto delle regole di gestione dei fondi è essenziale per garantire la legittimità delle spese.

Gestione delle economie e regole PNRR

Eventuali economie derivanti dalla mancata maturazione del premio di accelerazione non possono essere automaticamente riallocate. La gestione di queste risorse richiede una specifica autorizzazione nell’ambito delle regole di gestione dei finanziamenti PNRR. A questo proposito, il Parere MIT richiama il decreto MEF 6 dicembre 2024, che disciplina le modalità di gestione e riallocazione delle economie di spesa nel rispetto delle finalità del PNRR.

Implicazioni per le stazioni appaltanti e per gli operatori economici

Le stazioni appaltanti devono considerare il premio di accelerazione come uno strumento vincolato e non come un fondo di riserva flessibile. La corretta gestione di tali fondi è fondamentale per evitare violazioni delle regole di finanza pubblica e garantire la legittimità degli atti amministrativi. Gli operatori economici, dal canto loro, devono prestare attenzione alla corretta interpretazione dei documenti di gara e alle modalità di erogazione del premio, rispettando i requisiti normativi e contrattuali.

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