Gestione intelligenza artificiale per controllo produttività, rischio stress e bornout sui lavoratori, caso azienda automobilistica tedesca

Come l’Intelligenza Artificiale impatta la salute e la sicurezza aziendale

L’introduzione dell’intelligenza artificiale nella gestione dei lavoratori (AIWM) sta rivoluzionando la gestione delle risorse umane nelle imprese. Tuttavia, se non gestita correttamente, questa innovazione può comportare rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro. È fondamentale che le aziende comprendano gli aspetti normativi e le implicazioni pratiche di questa tecnologia per tutelare adeguatamente i lavoratori.

Il quadro normativo di riferimento per l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in azienda

L’utilizzo dell’AIWM deve rispettare le normative in materia di salute e sicurezza sul lavoro stabilite dal D.Lgs. 81/2008, che regola le disposizioni generali in tema di tutela della salute nei luoghi di lavoro. Allo stesso tempo, la protezione dei dati personali, inclusi quelli relativi ai lavoratori, deve essere conforme al Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR). Infine, la Direttiva 89/391/CEE stabilisce le disposizioni minime in materia di sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro, che si applicano anche quando le tecnologie come l’intelligenza artificiale vengono implementate.

Esempi di implementazione dell’AIWM: il caso studio della casa automobilistica belga

Una delle principali case automobilistiche belga, ha deciso di implementare un sistema basato su intelligenza artificiale per monitorare la produttività dei lavoratori sulla catena di montaggio. Il sistema segnala automaticamente quando un operatore rimane troppo a lungo in una posizione, sollecitando il suo trasferimento o la necessità di formazione.

Sebbene questa misura abbia migliorato l’efficienza operativa, ha anche avuto effetti negativi sulla qualità della vita lavorativa. Il sistema ha ridotto l’autonomia dei lavoratori, aumentando il carico psicologico e il rischio di stress e burnout.

La gestione top-down dell’implementazione, senza un coinvolgimento adeguato dei lavoratori, ha contribuito a un aumento del turnover e a una percezione di un ambiente di lavoro più ostile.

Un piccolo fornitore del settore automobilistico ha utilizzato un sistema di AIWM per monitorare e ottimizzare la produttività dei lavoratori. Sebbene il sistema abbia portato a una riduzione degli errori e a un miglioramento dell’efficienza, i lavoratori hanno percepito una sorveglianza eccessiva. L’azienda non ha previsto una formazione adeguata né un’adeguata comunicazione, il che ha causato malcontento tra i dipendenti.

Questo caso ha evidenziato l’importanza di una gestione trasparente dei dati e del coinvolgimento attivo dei lavoratori nell’adozione di nuove tecnologie.

Le implicazioni pratiche: rischi e vantaggi dell’AIWM

L’introduzione dell’intelligenza artificiale nella gestione dei lavoratori offre numerosi vantaggi, come l’ottimizzazione dei processi produttivi e la riduzione degli errori umani.

Tuttavia, è fondamentale che le aziende implementino questi sistemi con una visione attenta alle normative di sicurezza e ai diritti dei lavoratori.

I  vantaggi:

  • Maggiore efficienza operativa.
  • Ottimizzazione delle risorse e riduzione degli errori.
  • Monitoraggio continuo delle performance lavorative.

I rischi:

  • Stress e burnout dovuti a un carico di lavoro eccessivo.
  • Percezione di sorveglianza invasiva che riduce la soddisfazione lavorativa.
  • Aumento del turnover se la tecnologia non è gestita correttamente.

Linee guida per una corretta implementazione dell’AIWM

Per evitare i rischi associati all’implementazione dell’intelligenza artificiale nella gestione dei lavoratori, le aziende devono seguire alcune linee guida fondamentali:

  • Coinvolgere i lavoratori: è essenziale che i lavoratori siano coinvolti nel processo di adozione della tecnologia e che siano chiaramente informati sui benefici e sui rischi.
  • Trasparenza: le decisioni automatizzate devono essere trasparenti e comprensibili per tutti i dipendenti, al fine di evitare malintesi e conflitti.
  • Formazione: offrire corsi di formazione adeguati sull’uso dei nuovi sistemi, in modo che i lavoratori possano adattarsi facilmente ai cambiamenti e utilizzare la tecnologia in modo sicuro.
  • Monitoraggio continuo: le aziende devono monitorare costantemente l’impatto dell’AIWM sulla salute dei lavoratori e intervenire prontamente in caso di problemi.
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Sicurezza nei cantieri: ruoli e responsabilità di imprese, lavoratori autonomi e fornitori

La sicurezza nei cantieri temporanei o mobili è una questione di primaria importanza, regolamentata dal Titolo IV del Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81, noto anche come Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro. Questo decreto stabilisce le misure di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori che operano in contesti complessi come i cantieri temporanei o mobili. Nella Regione Lombardia, la Deliberazione della Giunta Regionale n. 3679 del 20 dicembre 2024 ha introdotto specifiche “Linee di indirizzo per la sicurezza del lavoro nei cantieri delle grandi opere pubbliche e private di interesse pubblico”, che offrono indicazioni pratiche e operative per la gestione della sicurezza in cantieri complessi.

Ruoli e responsabilità delle imprese affidatarie ed esecutrici

L’articolo 89, comma 1, del DLgs 81/2008 fornisce una chiara definizione di impresa affidataria, indicandola come l’impresa che ha sottoscritto il contratto di appalto con il committente. Questa impresa ha il compito di gestire e coordinare le attività delle imprese esecutrici, dei subappaltatori e dei lavoratori autonomi presenti in cantiere. Le sue responsabilità includono la verifica dell’idoneità tecnico-professionale delle imprese esecutrici e dei lavoratori autonomi, come previsto dall’articolo 90, comma 9, del medesimo decreto.

Oltre al coordinamento, l’impresa affidataria ha l’obbligo di garantire che tutte le misure di sicurezza stabilite nel Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) siano effettivamente applicate. Questa responsabilità si estende anche alla verifica che i lavoratori ricevano una formazione adeguata sui rischi specifici del cantiere.

Le imprese esecutrici, a loro volta, sono direttamente responsabili dell’applicazione delle misure di sicurezza previste per le proprie attività. Devono redigere il Piano Operativo di Sicurezza (POS), garantire la formazione e informazione dei propri lavoratori, e vigilare affinché le attrezzature utilizzate siano conformi alle normative vigenti.

Obblighi dei lavoratori autonomi in cantiere

Anche i lavoratori autonomi, sebbene non siano soggetti agli stessi obblighi dei datori di lavoro, devono comunque rispettare le disposizioni in materia di sicurezza del DLgs 81/2008. In particolare, devono utilizzare attrezzature idonee e conformi, adottare misure di prevenzione dei rischi, e collaborare attivamente con le altre figure presenti in cantiere per garantire la sicurezza collettiva.

Le linee guida della Regione Lombardia sottolineano l’importanza che i lavoratori autonomi presentino al committente o all’impresa affidataria la documentazione attestante la loro idoneità tecnico-professionale. Questa documentazione deve essere aggiornata e deve confermare che il lavoratore autonomo sia adeguatamente formato e qualificato per le attività che svolge.

Ruolo dei fornitori e noleggiatori di attrezzature

I fornitori e i noleggiatori di attrezzature rivestono un ruolo cruciale per la sicurezza in cantiere. Essi devono garantire che le attrezzature fornite siano conformi alle normative vigenti e siano accompagnate da manuali d’uso e certificazioni appropriate. Inoltre, è loro compito informare gli utilizzatori sulle corrette modalità di impiego e manutenzione delle attrezzature fornite.

Una particolare attenzione deve essere riservata alla verifica delle condizioni di sicurezza delle attrezzature noleggiate, che devono essere sottoposte a regolare manutenzione e controlli periodici.

Implicazioni pratiche per la gestione della sicurezza in cantiere

L’applicazione delle linee guida della Regione Lombardia richiede che tutte le parti coinvolte nei cantieri complessi adottino un approccio collaborativo e responsabile. Le imprese affidatarie devono garantire un’efficace coordinamento delle attività, verificando costantemente che le misure di sicurezza siano applicate correttamente.

Per i lavoratori autonomi, questo significa essere sempre in grado di dimostrare la propria competenza e di operare in sicurezza, mentre per i fornitori e i noleggiatori di attrezzature è essenziale fornire prodotti sicuri e garantire che siano utilizzati correttamente.

La sicurezza nei cantieri non è solo una questione normativa, ma un valore che deve essere condiviso e praticato quotidianamente da tutte le parti coinvolte. Solo attraverso la collaborazione e l’impegno di tutti è possibile prevenire gli infortuni e garantire un ambiente di lavoro sicuro ed efficiente.

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Assicurazione obbligatoria contro i rischi catastrofali: cosa cambia per le imprese

L’articolo 1, commi 101-111, della legge 30 dicembre 2023, n. 213 (legge di Bilancio 2024) ha introdotto l’obbligo per le imprese di stipulare una polizza assicurativa a copertura dei danni derivanti da calamità naturali ed eventi con rischi catastrofali. Successivamente, il decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, ha differenziato le scadenze per l’adempimento in base alla dimensione aziendale.

Soggetti obbligati e beni da assicurare

L’obbligo riguarda tutte le imprese con sede legale in Italia o con stabile organizzazione nel territorio nazionale, iscritte al Registro delle Imprese. Sono escluse le imprese agricole, già coperte dal Fondo mutualistico nazionale per i danni catastrofali meteoclimatici.

Le polizze contro i rischi catastrofali devono coprire i danni diretti ai seguenti beni, come indicato dall’articolo 2424 del codice civile:

  • terreni e fabbricati
  • impianti e macchinari
  • attrezzature industriali e commerciali

Eventi coperti dalle polizze

Le polizze devono garantire la copertura contro danni causati da:

  • terremoti
  • alluvioni
  • frane
  • inondazioni
  • esondazioni

Le imprese possono integrare la polizza contro i rischi catastrofali con coperture accessorie per altri rischi, come trombe d’aria, grandine o incendi boschivi.

Scadenze differenziate per l’adempimento

Il decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, ha stabilito le seguenti scadenze per la stipula delle polizze:

  • grandi imprese: entro il 1° aprile 2025
  • medie imprese: entro il 1° ottobre 2025
  • piccole e micro imprese: entro il 1° gennaio 2026

Per le grandi imprese, è previsto un periodo di 90 giorni senza sanzioni per permettere l’adeguamento.

Conseguenze della mancata stipula

Le imprese che non ottemperano all’obbligo di stipulare la polizza assicurativa non potranno accedere a contributi, sovvenzioni o agevolazioni finanziarie pubbliche, anche in caso di eventi calamitosi. Inoltre, in caso di sinistro, l’assenza di copertura assicurativa potrebbe comportare ingenti perdite finanziarie.

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Analisi degli infortuni mortali nel magazzinaggio: focus su dinamiche ricorrenti e prevenzione

Il settore del magazzinaggio rappresenta una componente cruciale della logistica moderna, dove la gestione dei flussi di merci e materiali richiede un’organizzazione efficiente e sicura. Tuttavia, proprio a causa della natura dinamica delle operazioni e dell’uso di attrezzature come i carrelli elevatori, questo settore presenta rischi significativi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Il quadro normativo di riferimento per la sicurezza nel magazzinaggio è rappresentato dal Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81, noto come Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro.

In particolare, gli articoli 17, 28 e 71 impongono al datore di lavoro l’obbligo di valutare tutti i rischi presenti nei luoghi di lavoro, compresi quelli derivanti dall’uso di attrezzature di movimentazione come i carrelli elevatori. Questi obblighi comprendono la formazione e informazione dei lavoratori, l’addestramento specifico per l’uso delle attrezzature e la manutenzione periodica dei mezzi.

Casi emblematici di infortuni mortali con carrelli elevatori

Un’analisi condotta dall’INAIL ha evidenziato casi emblematici di infortuni mortali legati all’uso di carrelli elevatori in contesti di magazzinaggio. Questi incidenti sono spesso caratterizzati da dinamiche ricorrenti che ne evidenziano le cause principali:

  1. Scarsa visibilità: gli operatori dei carrelli elevatori si trovano spesso con una visibilità limitata, dovuta al carico trasportato che ostacola la visuale. Questa limitazione compromette la percezione dell’ambiente circostante, aumentando il rischio di collisioni.
  2. Condizioni operative non idonee: le manovre eseguite in spazi ristretti, su superfici irregolari o senza un’adeguata pianificazione possono portare al ribaltamento del mezzo o alla perdita di controllo.
  3. Assenza di misure preventive: la mancanza di segnaletica adeguata, l’assenza di percorsi separati per pedoni e mezzi e la carenza di dispositivi di sicurezza come cinture di sicurezza o sistemi anti-collisione, hanno contribuito al verificarsi di incidenti gravi.

Questi casi confermano la necessità di una gestione proattiva dei rischi legati all’uso dei carrelli elevatori e di una cultura della sicurezza che coinvolga tutti i lavoratori e i responsabili della sicurezza.

Implicazioni pratiche e misure preventive

Per prevenire gli infortuni mortali nel settore del magazzinaggio, è essenziale adottare un insieme di misure preventive, che devono essere integrate nel sistema di gestione della sicurezza aziendale:

  1. Formazione specifica: garantire che tutti gli operatori di carrelli elevatori ricevano una formazione completa, come previsto dall’Accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2012. Questa formazione deve comprendere moduli teorici, esercitazioni pratiche e aggiornamenti periodici.
  2. Manutenzione regolare: pianificare e attuare interventi di manutenzione preventiva sulle attrezzature di sollevamento, in conformità con le indicazioni dei produttori e con la normativa vigente.
  3. Organizzazione degli spazi: progettare i layout di magazzino in modo da separare chiaramente i percorsi per pedoni e mezzi, utilizzando segnaletica chiara e ben visibile.
  4. Utilizzo di tecnologie di supporto: implementare sistemi tecnologici di sicurezza, come sensori di prossimità, telecamere di visione posteriore e sistemi anti-collisione, per migliorare la sicurezza degli operatori.

L’applicazione di queste misure non solo riduce il rischio di infortuni mortali, ma contribuisce anche a migliorare l’efficienza operativa e a promuovere una cultura della sicurezza all’interno dell’organizzazione.

La sicurezza non deve essere vista come un semplice adempimento burocratico, ma come un valore fondamentale che tutela la vita dei lavoratori e garantisce la continuità operativa delle imprese.

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Quarto rapporto Clean Air Outlook: progressi e sfide nella qualità dell’aria in Europa

Il Quarto rapporto Clean Air Outlook, pubblicato dalla Commissione Europea il 3 marzo 2025, valuta i progressi degli Stati membri nel ridurre le emissioni atmosferiche in conformità con la Direttiva (UE) 2016/2284 (NEC) e il Piano d’Azione per l’Inquinamento Zero. Il rapporto analizza le prospettive di raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030, considerando anche le interazioni tra politiche climatiche, energetiche e di qualità dell’aria. 

Emissioni in calo, ma l’ammoniaca resta una criticità

Negli ultimi due decenni, l’UE ha ottenuto significative riduzioni nelle emissioni di quattro principali inquinanti atmosferici:

  • Ossidi di azoto (NOx)
  • Composti organici volatili non metanici (COVNM)
  • Anidride solforosa (SO₂)
  • Particolato fine (PM2.5)

Tuttavia, le emissioni di ammoniaca (NH₃), principalmente derivanti dall’agricoltura intensiva, non mostrano una tendenza al ribasso e, in alcuni Stati membri, sono addirittura aumentate. L’ammoniaca contribuisce all’eutrofizzazione degli ecosistemi acquatici e alla formazione di particolato fine, con impatti negativi sulla salute umana e sull’ambiente. 

Stati membri: chi è in linea con gli obiettivi e chi no

Secondo il rapporto, solo quattro Stati membri—Estonia, Finlandia, Grecia e Italia—sono attualmente sulla buona strada per raggiungere tutti gli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030.

Gli altri 23 Stati membri necessitano di ulteriori misure, in particolare per ridurre le emissioni di ammoniaca e PM2.5. 

Implicazioni pratiche per aziende e territori

Le imprese, soprattutto nel settore agricolo, devono adottare pratiche più sostenibili per ridurre le emissioni di ammoniaca, come la gestione efficiente dei fertilizzanti e dei reflui zootecnici. Le autorità locali e regionali sono chiamate a implementare politiche efficaci per migliorare la qualità dell’aria, anche attraverso l’adozione di tecnologie pulite e la promozione di comportamenti sostenibili tra i cittadini.

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