gas tossici, unasf conflavoro

Rinnovo quinquennale delle patenti per l’impiego di gas tossici: obblighi e scadenze 2025

L’impiego dei gas tossici in Italia è regolamentato dal Regio Decreto 9 gennaio 1927, n. 147, che stabilisce l’obbligo di possedere una patente di abilitazione per le operazioni relative all’uso di tali sostanze. L’articolo 35 del medesimo decreto prevede la revisione periodica quinquennale delle patenti di abilitazione.

In attuazione di questa disposizione, il Ministero della Salute ha emanato il Decreto 17 gennaio 2025, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 105 dell’8 maggio 2025, che dispone la revisione delle patenti rilasciate o revisionate nel periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2020. 

Procedura di revisione: documentazione e tempistiche

I titolari di patenti soggette a revisione devono presentare alla Prefettura competente la seguente documentazione:

  • La patente di abilitazione in originale;
  • Certificato generale del casellario giudiziale e certificato di buona condotta morale e politica, entrambi di data non anteriore a due mesi;
  • Certificato medico rilasciato da un ufficiale sanitario comunale o da un medico militare, con firma legalizzata e di data non anteriore a un mese, attestante l’idoneità fisica e psichica del richiedente.

La mancata presentazione della domanda di revisione entro i termini stabiliti comporta la decadenza della patente, salvo comprovati motivi giustificativi. 

Gas tossici, implicazioni per aziende e lavoratori: obblighi e sanzioni

Le aziende che impiegano gas tossici devono assicurarsi che i propri dipendenti siano in possesso di una patente di abilitazione valida e aggiornata. L’utilizzo di gas tossici senza una patente valida espone sia il lavoratore che il datore di lavoro a sanzioni amministrative e penali. È pertanto fondamentale monitorare le scadenze delle patenti e avviare per tempo le procedure di revisione.

biomonitoraggio, unasf conflavoro

Biomonitoraggio nei luoghi di lavoro: nuova guida EU-OSHA orientamenti per la sicurezza e la salute occupazionale

Il biomonitoraggio occupazionale è uno strumento essenziale per valutare l’esposizione dei lavoratori a sostanze chimiche pericolose. La nuova guida dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA), pubblicata nel 2025, stabilisce principi comuni e illustra il ruolo e l’uso dei valori guida per il monitoraggio biologico e dei valori limite biologici.

Questi orientamenti si inseriscono nel contesto normativo europeo che include il Regolamento REACH (CE) n. 1907/2006 e la Direttiva 98/24/CE sulla protezione della salute e sicurezza dei lavoratori contro i rischi derivanti da agenti chimici durante il lavoro.

Obiettivi e ambiti di applicazione del biomonitoraggio

La guida fornisce indicazioni pratiche su come istituire e gestire un programma di biomonitoraggio nei luoghi di lavoro, rivolgendosi a igienisti industriali, professionisti della salute e sicurezza sul lavoro, dirigenti e rappresentanti dei lavoratori. Tra i temi trattati:

  • Definizione degli obiettivi del biomonitoraggio;
  • Consultazione con i lavoratori o i loro rappresentanti;
  • Selezione dei metodi di monitoraggio e dei parametri di prova;
  • Raccolta e analisi dei campioni biologici;
  • Interpretazione dei risultati in relazione ai valori guida e ai valori limite biologici;
  • Gestione delle questioni etiche, inclusa la protezione della riservatezza e dei diritti dei lavoratori;
  • Azioni da intraprendere in caso di superamento dei valori limite o di problemi di salute;
  • Sorveglianza sanitaria post-esposizione e conservazione dei dati.

La guida sottolinea l’importanza di utilizzare il biomonitoraggio come strumento di prevenzione e non per scopi di ricerca o selezione pre-assunzione.

Implementazione pratica del biomonitoraggio in azienda

L’adozione di programmi di biomonitoraggio, secondo le indicazioni della guida EU-OSHA, comporta diversi vantaggi:

  • Per i datori di lavoro: miglioramento della valutazione del rischio chimico, possibilità di intervenire tempestivamente in caso di esposizioni elevate, conformità alle normative europee e nazionali;
  • Per i lavoratori: maggiore consapevolezza dei rischi legati all’esposizione a sostanze chimiche, tutela della salute attraverso una sorveglianza sanitaria adeguata, garanzia della riservatezza e dei diritti individuali.

È fondamentale che le aziende consultino la legislazione nazionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro, che potrebbe prevedere requisiti più dettagliati o stringenti rispetto agli orientamenti europei.

Obblighi e consultazione della normativa

La normativa europea prevede l’obbligo di biomonitoraggio in caso di:

  • Presenza di sostanze pericolose con valori limite biologici vincolanti;
  • Rischio significativo identificato dalla valutazione dei rischi;
  • Attività lavorative con agenti cancerogeni, mutageni o tossici per la riproduzione.

In ogni caso, la guida raccomanda di consultare sempre la normativa nazionale di riferimento, che può introdurre specifici vincoli o obblighi più restrittivi.

Consulta la guida cliccando qui.

utensili elettrici portatili, unas conflavoro

Sicurezza nell’uso degli utensili elettrici portatili: guida operativa per aziende e lavoratori

L’utilizzo sicuro degli utensili elettrici portatili è regolamentato dal Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in particolare dagli articoli 70 e 71. L’articolo 70 stabilisce che le attrezzature di lavoro devono essere conformi alle disposizioni legislative delle Direttive Comunitarie di prodotto, come il DPR 459/96 (“Direttiva Macchine”). Per le attrezzature antecedenti l’emanazione delle disposizioni regolamentari o costruite in loro assenza, queste devono essere conformi ai requisiti generali contenuti nell’allegato V del DLgs 81/08. 

Principali rischi e prevenzione

Gli utensili elettrici portatili, come trapani e frese, comportano rischi significativi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. I principali pericoli includono:

  • Proiezione di frammenti e schegge;
  • Elettrocuzione;
  • Contatto con l’utensile in movimento;
  • Rumore dannoso per l’udito.

Per mitigare questi rischi, è fondamentale adottare misure preventive adeguate, come l’uso di dispositivi di protezione individuale (DPI) e la formazione specifica dei lavoratori.

Check-list per l’acquisto e l’uso sicuro degli utensili elettrici

Una lista di controllo, sviluppata da Suva, fornisce indicazioni pratiche per garantire l’uso sicuro degli utensili elettrici portatili. Tra i punti salienti:

  • Acquisto: Gli utensili devono essere acquistati da persone competenti, considerando anche le caratteristiche ergonomiche;
  • Dispositivi di protezione: Devono essere presenti e utilizzati DPI adeguati, come occhiali di protezione, protettori auricolari e maschere antipolvere;
  • Stato degli utensili: Verificare l’integrità dell’interruttore di accensione/spegnimento, dell’involucro, dell’impugnatura e del codolo;
  • Accessori: Gli utensili devono essere equipaggiati con dispositivi di protezione forniti al momento dell’acquisto e, se necessario, con sistemi di raccolta e aspirazione di polveri e trucioli;
  • Formazione: Il personale deve essere istruito sulle norme di sicurezza da rispettare durante l’uso degli utensili;
  • Manutenzione: Deve essere designato un responsabile per la riparazione e la manutenzione degli utensili, seguendo le indicazioni del fabbricante.

È importante notare che la lista di controllo si basa sulla normativa elvetica e potrebbe non riflettere completamente le disposizioni italiane. 

Implicazioni pratiche per aziende e lavoratori

L’adozione di pratiche sicure nell’uso degli utensili elettrici portatili comporta benefici significativi:

  • Per le aziende: Riduzione degli infortuni sul lavoro, conformità alle normative vigenti e miglioramento della produttività;
  • Per i lavoratori: Maggiore sicurezza, riduzione dei rischi di infortuni e miglioramento delle condizioni di lavoro.

È essenziale che le aziende implementino programmi di formazione continua, effettuino controlli regolari sugli utensili e promuovano una cultura della sicurezza sul lavoro.

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Responsabilità del datore di lavoro e condotta abnorme del lavoratore: chiarimenti dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7413 del 20 febbraio 2024, ha affrontato il tema della responsabilità del datore di lavoro in caso di infortunio causato da un comportamento imprudente del lavoratore. La questione ruota attorno all’art. 138, comma 4, del DLgs 9 aprile 2008 n. 81, che vieta di salire e scendere dai ponteggi lungo i montanti e impone la predisposizione di idonei sistemi di accesso ai vari piani.

Il caso: infortunio su ponteggio privo di accessi sicuri

In un cantiere edile, un carpentiere si è infortunato cadendo mentre si arrampicava sui montanti di un ponteggio privo di sistemi di accesso adeguati. L’amministratrice unica della società, in qualità di datore di lavoro, è stata condannata nei primi due gradi di giudizio per non aver predisposto misure di sicurezza idonee. La difesa ha sostenuto che il lavoratore aveva tenuto una condotta imprudente, presentandosi in cantiere fuori orario e salendo su un ponteggio in fase di smontaggio.

Decisione della Cassazione: responsabilità confermata

La Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso, confermando la responsabilità del datore di lavoro. Ha sottolineato che un comportamento imprudente del lavoratore può essere considerato abnorme solo se il datore di lavoro ha adempiuto a tutti gli obblighi in materia di sicurezza. Nel caso specifico, la mancanza di sistemi di accesso sicuri al ponteggio rappresentava una violazione delle norme di sicurezza, rendendo prevedibile il comportamento del lavoratore.

Implicazioni pratiche: importanza della prevenzione e della formazione

Questa sentenza evidenzia l’importanza per i datori di lavoro di adottare tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro. La predisposizione di accessi sicuri ai ponteggi e la formazione adeguata dei lavoratori sono fondamentali per prevenire infortuni e per evitare responsabilità penali. Anche comportamenti imprudenti dei lavoratori non esonerano il datore di lavoro dalle proprie responsabilità se non sono state adottate tutte le misure preventive previste dalla legge.

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Come ridurre la CO2 in azienda: strategie pratiche ed efficaci

Ridurre le emissioni di CO2 in azienda è una priorità per molte imprese, non solo per rispettare le normative ambientali, ma anche per contribuire alla sostenibilità e migliorare la propria reputazione. Le aziende possono adottare diverse soluzioni per limitare l’impatto ambientale delle loro attività, riducendo consumi energetici, ottimizzando i processi produttivi e adottando tecnologie più efficienti.

Quadro normativo di riferimento

Le politiche di riduzione della CO2 si inseriscono nel contesto delle normative europee e nazionali in materia di sostenibilità ambientale, tra cui il regolamento (UE) 2021/1119, che stabilisce l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030. In ambito nazionale, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) definisce le linee guida per la transizione energetica e la riduzione delle emissioni.

Soluzioni pratiche per ridurre la CO2 in azienda

  1. Efficientamento energetico: migliorare l’efficienza degli impianti e delle attrezzature, installando dispositivi a basso consumo e ottimizzando l’uso dell’energia;
  2. Utilizzo di fonti rinnovabili: installare pannelli fotovoltaici, impianti eolici o sistemi di cogenerazione per produrre energia pulita;
  3. Gestione intelligente dei consumi: implementare sistemi di monitoraggio e controllo dell’energia per identificare sprechi e ottimizzare l’uso delle risorse;
  4. Riduzione degli sprechi: ottimizzare i processi produttivi per ridurre gli scarti e migliorare l’efficienza delle materie prime;
  5. Sensibilizzazione dei dipendenti: promuovere una cultura aziendale orientata alla sostenibilità, coinvolgendo i lavoratori nelle iniziative per ridurre la CO2;
  6. Compensazione delle emissioni: aderire a programmi di compensazione delle emissioni di CO2, come la piantumazione di alberi o il finanziamento di progetti ambientali.

Implicazioni per le aziende

Ridurre le emissioni di CO2 non solo migliora l’impatto ambientale delle aziende, ma consente anche di ottenere vantaggi economici e competitivi. Un’azienda che adotta politiche sostenibili può beneficiare di agevolazioni fiscali, migliorare la propria immagine pubblica e ridurre i costi energetici.

Inoltre, l’adozione di soluzioni per ridurre la CO2 è sempre più richiesta dai clienti, dai partner commerciali e dalle istituzioni, che privilegiano aziende sostenibili e responsabili.

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