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Lavoro precario: rischi emergenti per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro

Le trasformazioni del mercato del lavoro, accentuate dalla globalizzazione e dall’innovazione tecnologica, hanno portato a una crescente diffusione di forme di impiego precarie. Queste modalità lavorative, spesso caratterizzate da instabilità contrattuale e minori tutele, sollevano preoccupazioni significative in termini di salute e sicurezza per i lavoratori coinvolti.

Contesto Normativo: definizione e dimensioni del lavoro precario

Il lavoro precario, pur essendo un concetto ampiamente utilizzato, non dispone di una definizione univoca a livello internazionale. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), esso rappresenta una modalità attraverso cui i datori di lavoro trasferiscono rischi e responsabilità sui lavoratori, spesso in assenza di adeguate tutele. Rogers e Rodgers identificano quattro dimensioni della precarietà:

  • Temporale: incertezza sulla continuità del rapporto di lavoro.
  • Organizzativa: limitato controllo dei lavoratori sulle condizioni lavorative.
  • Economica: retribuzione insufficiente e scarsa progressione salariale.
  • Sociale: assenza di protezioni legali e sociali adeguate.

Principali Novità: evidenze scientifiche sui rischi associati al lavoro precario

Numerosi studi hanno evidenziato come il lavoro precario sia associato a un aumento dei rischi per la salute fisica e mentale dei lavoratori. Tra le problematiche più comuni si riscontrano:

  • Stress cronico: uno studio condotto su 255 lavoratori a Barcellona ha rilevato un incremento significativo dello stress tra i lavoratori precari.
  • Disturbi mentali: ricerche su 1.115 addetti alle pulizie domestiche in Belgio hanno evidenziato una correlazione tra lavoro precario e cattiva salute mentale, mediata da fattori come la tensione finanziaria e le caratteristiche del lavoro.
  • Problemi di salute fisica: il lavoro precario è stato associato a disturbi muscoloscheletrici, malattie del fegato, ictus e altri problemi di salute.
  • Comportamenti a rischio: i lavoratori precari mostrano tassi più elevati di fumo e un accesso ridotto all’assistenza sanitaria.

Applicazioni e Impatti: conseguenze organizzative e necessità di intervento

L’insicurezza lavorativa e le condizioni associate al lavoro precario non solo compromettono la salute dei lavoratori, ma influenzano negativamente anche le performance organizzative. Tra le conseguenze più rilevanti si annoverano:

  • Diminuzione della soddisfazione e motivazione lavorativa: l’insicurezza può portare a un calo dell’impegno e della produttività.
  • Aumento dell’assenteismo e delle assenze per malattia a lungo termine: la precarietà è correlata a un incremento delle assenze prolungate.
  • Riduzione della creatività e capacità di problem-solving: l’insicurezza lavorativa può limitare l’innovazione e l’efficienza.

Queste evidenze sottolineano l’importanza di adottare politiche e pratiche aziendali volte a garantire condizioni di lavoro stabili e sicure, promuovendo la salute e il benessere dei lavoratori e, di conseguenza, migliorando le performance organizzative.

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Power Skills 2025: Le Competenze Chiave per il Successo Aziendale

Nel panorama lavorativo odierno, caratterizzato da digitalizzazione e cambiamenti continui, le Power Skills emergono come competenze fondamentali per affrontare le sfide del futuro. Queste abilità trasversali, che includono adattabilità, leadership e intelligenza emotiva, sono sempre più richieste dalle aziende per garantire competitività e resilienza.

Contesto Normativo

Sebbene non esista una normativa specifica che disciplini le Power Skills, la loro importanza è riconosciuta a livello internazionale. Organizzazioni come il World Economic Forum sottolineano la necessità di sviluppare competenze trasversali per affrontare le trasformazioni del mercato del lavoro. In Italia, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) promuove la formazione continua, includendo lo sviluppo di soft skills come elemento chiave per la crescita professionale.

Principali Novità

Le Power Skills si distinguono dalle competenze tecniche per la loro natura interpersonale e adattiva. Tra le più rilevanti:

  • Adattabilità: capacità di affrontare cambiamenti e nuove sfide con flessibilità.
  • Leadership: abilità di guidare e motivare team, promuovendo un ambiente collaborativo.
  • Intelligenza Emotiva: competenza nel riconoscere e gestire le proprie emozioni e quelle altrui.
  • Pensiero Critico e Problem-Solving: capacità di analizzare situazioni complesse e trovare soluzioni efficaci.
  • Comunicazione Efficace: abilità di trasmettere idee in modo chiaro e persuasivo.

Secondo uno studio pubblicato sul Wall Street Journal, il 92% dei manager ritiene che le competenze trasversali siano altrettanto, se non più, importanti delle competenze tecniche. 

Applicazioni e Impatti

Le Power Skills trovano applicazione in diversi contesti lavorativi:

  • Gestione del Cambiamento: dipendenti adattabili facilitano le transizioni organizzative.
  • Leadership Remota: la capacità di guidare team a distanza è essenziale nell’era del lavoro ibrido.
  • Gestione dei Conflitti: l’intelligenza emotiva contribuisce a risolvere tensioni interne.
  • Innovazione: il pensiero critico stimola la generazione di nuove idee e soluzioni.

Investire nello sviluppo di queste competenze migliora la produttività, la soddisfazione dei dipendenti e la competitività aziendale.

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Nuovo Accordo Stato-Regioni: unificazione e innovazione nella formazione sulla sicurezza

Il 17 aprile 2025, la Conferenza Stato-Regioni ha approvato l’Accordo n. 59/CSR, che ridefinisce la formazione obbligatoria in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Questo Accordo rappresenta un passo decisivo verso l’unificazione e la semplificazione delle normative esistenti, offrendo un quadro chiaro e coerente per datori di lavoro, lavoratori e formatori. Tuttavia, l’Accordo entrerà in vigore solo con la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale; fino ad allora, rimangono applicabili gli Accordi precedenti.

Contesto Normativo: verso un sistema formativo unificato

L’Accordo 59/CSR sostituisce integralmente gli Accordi precedenti, tra cui:

  1. Accordo del 21 dicembre 2011, n. 221/CSR: formazione per lavoratori, preposti, dirigenti e datori di lavoro che svolgono direttamente i compiti del servizio di prevenzione e protezione (artt. 34 e 37 D.Lgs. 81/2008).
  2. Accordo del 21 dicembre 2011, n. 223/CSR: corsi di formazione per lo svolgimento diretto da parte del datore di lavoro dei compiti del servizio di prevenzione e protezione dai rischi (art. 34, commi 2 e 3, D.Lgs. 81/2008).
  3. Accordo del 22 febbraio 2012, n. 53/CSR: individuazione delle attrezzature di lavoro per le quali è richiesta una specifica abilitazione degli operatori (art. 73, comma 5, D.Lgs. 81/2008).
  4. Accordo del 7 luglio 2016, n. 128/CSR: criteri per la formazione dei responsabili e addetti ai servizi di prevenzione e protezione (art. 32, D.Lgs. 81/2008).
  5. Accordo del 25 luglio 2012, n. 153/CSR: linee applicative degli accordi del 21 dicembre 2011, recanti chiarimenti e indicazioni operative sugli articoli 34 e 37 del D.Lgs. 81/2008.

Questa sostituzione mira a creare un corpus normativo unico, armonizzando la disciplina con quella concernente RSPP, coordinatori per la sicurezza, ambienti confinati e formazione generale specifica per i rischi professionali.

Principali Novità: un approccio modulare e verifiche obbligatorie

Ambito Soggettivo: chi è destinatario dell’obbligo formativo

L’Accordo si applica a diverse figure professionali, tra cui:

  • Lavoratori, preposti e dirigenti (art. 37 D.Lgs. 81/2008).
  • Datori di lavoro che svolgono direttamente i compiti del servizio di prevenzione e protezione (art. 34 D.Lgs. 81/2008).
  • Responsabili e addetti ai servizi di prevenzione e protezione (art. 32 D.Lgs. 81/2008).
  • Coordinatori per la progettazione e per l’esecuzione dei lavori nei cantieri temporanei e mobili (art. 98 D.Lgs. 81/2008).
  • Lavoratori, datori di lavoro e autonomi che operano in ambienti sospetti di inquinamento o confinati (D.P.R. 14 settembre 2011, n. 177).
  • Operatori di attrezzature di lavoro per le quali è richiesta una specifica abilitazione (art. 73, comma 5, D.Lgs. 81/2008).
  • Datori di lavoro, dirigenti e preposti delle imprese affidatarie (art. 97 D.Lgs. 81/2008).

Ambito Oggettivo: quali percorsi formativi sono regolati

L’Accordo disciplina tutti i percorsi formativi previsti dal sistema normativo della sicurezza sul lavoro, includendo:

  • Durata dei corsi (in ore).
  • Contenuti minimi standardizzati.
  • Modalità di erogazione (in presenza, e-learning, blended, addestramento pratico).
  • Modalità di verifica finale dell’apprendimento.
  • Obblighi di aggiornamento periodico.
  • Modalità di monitoraggio dell’efficacia formativa.
  • Requisiti minimi dei soggetti formatori e dei docenti.
  • Sistemi di controllo e vigilanza da parte delle Regioni, delle Province autonome e degli organi ispettivi.

Struttura Unitaria e Principi Generali

L’Accordo introduce una struttura modulare, con percorsi distinti per ciascuna figura aziendale, delineando:

  • Obiettivi formativi.
  • Moduli e ore minime obbligatorie.
  • Modalità di erogazione (aula, e-learning, addestramento pratico).
  • Metodi di verifica dell’apprendimento.
  • Periodicità e contenuti dell’aggiornamento.

Questa unificazione garantisce maggiore chiarezza applicativa, coerenza sistemica e un livello minimo di qualità formativa su tutto il territorio nazionale.

Verifica dell’Apprendimento: un obbligo generalizzato

Una delle principali novità dell’Accordo è l’obbligo di verifica dell’apprendimento per tutte le tipologie di formazione, condizione necessaria per il rilascio dell’attestato. Questo si applica a tutti i percorsi formativi, dalla formazione generale dei lavoratori a quella per preposti, dirigenti, datori di lavoro, RSPP/ASPP, coordinatori per la sicurezza, operatori di attrezzature e soggetti che operano in ambienti confinati.

Monitoraggio dell’Effettività: valutazione continua della formazione

L’Accordo sottolinea l’importanza della valutazione dell’efficacia della formazione durante lo svolgimento della prestazione lavorativa. Il datore di lavoro, oltre ad assicurare che ciascun lavoratore riceva una formazione sufficiente e adeguata, deve verificarne l’efficacia durante l’attività lavorativa. Questo implica un obbligo a carico del datore di lavoro e dei preposti, chiamati a verificare costantemente l’utilizzo concreto, da parte del lavoratore, delle nozioni, delle procedure e istruzioni ricevute e delle abilità apprese.

Applicazioni e Impatti: responsabilità e qualità formativa

L’Accordo del 17 aprile 2025 rappresenta un punto di svolta per la formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, introducendo:

  • Un sistema formativo unificato e coerente.
  • Obblighi chiari per datori di lavoro, formatori e organi di vigilanza.
  • Strumenti per garantire l’efficacia e l’effettività della formazione.
  • Requisiti più stringenti per i soggetti formatori e i docenti.

Queste innovazioni mirano a garantire una formazione più efficace e coerente su tutto il territorio nazionale, migliorando la sicurezza e l’efficienza organizzativa.

Per approfondire i diversi aspetti e le novità del Nuovo Accordo Stato-Regioni, Unasf e Conflavoro sono liete di invitarti, giovedì 22 maggio ore 15, al Webinar “Il nuovo Accordo Stato-Regioni. Come cambia la formazione in salute e sicurezza sul lavoro”. Iscriviti e partecipa gratuitamente all’evento!

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Ottieni il PDF del Nuovo Accordo Stato-Regioni firmato da Conflavoro, in collaborazione con UNASF e OPNASP

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Near Miss: un nuovo approccio per prevenire gli infortuni sul lavoro

Nel contesto della sicurezza sul lavoro, l’analisi dei near miss—eventi che avrebbero potuto causare un infortunio ma che, per circostanze fortuite, non lo hanno fatto—riveste un ruolo cruciale nella prevenzione. Il progetto “Condivido”, sviluppato dall’INAIL in collaborazione con università e servizi di prevenzione, propone un approccio integrato per comprendere e gestire efficacemente questi eventi sentinella.

Contesto Normativo

L’INAIL ha recentemente pubblicato un documento intitolato “Condivido: un approccio integrato in reti collaborative per lo sviluppo delle conoscenze sui near miss (mancati infortuni)”. Questo lavoro, curato da esperti del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) e da ricercatori universitari, sottolinea l’importanza di monitorare e analizzare sistematicamente i near miss per migliorare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Principali Novità

Il progetto “Condivido” si basa sulla creazione di reti collaborative tra enti pubblici e privati, mirate a condividere strumenti e metodologie per l’analisi dei near miss. Tra le innovazioni introdotte:

  • Procedure operative standardizzate per la segnalazione e l’analisi dei near miss, facilitando la raccolta e l’interpretazione dei dati.
  • Utilizzo di classificazioni comuni e modulistica snella, implementabile nei flussi operativi aziendali esistenti.
  • Sperimentazione in contesti specifici come le realtà aziendali aderenti a protocolli d’intesa tra INAIL e associazioni industriali, nonché nel settore portuale in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Assoporti.

Applicazioni e Impatti

L’adozione dell’approccio “Condivido” consente alle aziende, in particolare alle PMI, di:

  • Identificare precocemente i fattori di rischio attraverso l’analisi dei near miss, prevenendo potenziali infortuni.
  • Promuovere una cultura della sicurezza basata sulla condivisione delle informazioni e sulla partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti.
  • Migliorare l’efficienza degli interventi di prevenzione grazie a una gestione più tempestiva e informata dei rischi.

Questo approccio integrato rappresenta un passo significativo verso un sistema di sicurezza sul lavoro più proattivo e collaborativo.

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Cosa dice il Piano Integrato per la Salute e Sicurezza nei luoghi di Lavoro

Il nuovo Piano Integrato per la Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro segna un importante passo avanti nell’approccio alla sicurezza sul lavoro in Italia. Approvato dal Decreto Ministeriale 195/2024 e in vigore dal 1° gennaio 2025, il Piano si propone di ridurre infortuni e malattie professionali, rafforzare le tutele per i lavoratori e promuovere una cultura della sicurezza.

Attraverso un approccio strategico e integrato, il Piano punta a sensibilizzare aziende e lavoratori sull’importanza della prevenzione e ad affrontare le sfide emergenti con soluzioni innovative.

Gli obiettivi del Piano Integrato per la Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro

Gli obiettivi del Piano rispondono alle esigenze normative, ma hanno anche la finalità di offrire l’opportunità di migliorare il benessere dei dipendenti e la propria competitività. Tra questi:

  • ridurre gli infortuni e le malattie professionali;
  • migliorare la tutela dei lavoratori, con particolare attenzione ai settori ad alto rischio;
  • combattere il lavoro nero e irregolare;
  • incentivare la formazione e l’adozione di misure preventive efficaci.

Le cinque aree strategiche del Piano

Il Piano Integrato per la Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro è strutturato in cinque aree strategiche principali:

  1. Promozione e prevenzione
    Questa area include l’introduzione del rating di sicurezza aziendale, incentivi per interventi come la bonifica dell’amianto e il miglioramento degli ambienti di lavoro, oltre a nuove linee guida triennali dell’INAIL per la formazione e la prevenzione;
  2. Campagne di comunicazione
    Il Piano prevede campagne nazionali per sensibilizzare sulla sicurezza, organizzate in collaborazione con INAIL e media nazionali. Tra queste spiccano iniziative sui social media, manifestazioni fieristiche e la Conferenza nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro;
  3. Iniziative per i giovani
    L’educazione alla sicurezza viene integrata nei percorsi scolastici attraverso i PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento), con l’obiettivo di costruire una cultura della sicurezza fin dalle scuole. Il Dossier Scuola, pubblicato ogni anno dall’INAIL, supporta queste attività;
  4. Campagne straordinarie di vigilanza
    Con l’Operazione STOP, il Piano prevede oltre 2.500 ispezioni nei settori più esposti, come edilizia e agricoltura, per garantire il rispetto delle normative e la corretta valutazione dei rischi;
  5. Interscambio dati di vigilanza
    Grazie al sistema SINP Vigilanza, le autorità di controllo possono condividere informazioni in tempo reale, rendendo più efficiente il monitoraggio e l’azione ispettiva.

Cosa significa per le aziende

Per le aziende, il Piano Integrato per la Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro 2025 rappresenta sia una sfida che un’opportunità. Le imprese sono chiamate ad adeguarsi rapidamente, con particolare attenzione alla formazione obbligatoria per dirigenti, preposti e lavoratori.

Investire nella sicurezza significa non solo rispettare la legge, ma anche creare un ambiente lavorativo più produttivo e attrattivo. Il sistema di rating aziendale introdotto dal Piano premia le imprese virtuose, migliorandone l’immagine e l’accesso a incentivi. Inoltre, le tecnologie digitali come i software gestionali e i sistemi di monitoraggio ambientale rendono più semplice garantire la conformità normativa.

La formazione come pilastro della sicurezza

Un aspetto centrale del Piano Integrato per la Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro 2025 è la formazione continua. Attraverso strumenti innovativi come l’e-learning e le simulazioni in realtà virtuale, i lavoratori possono acquisire competenze pratiche e rafforzare la consapevolezza dei rischi. Queste iniziative migliorano la cultura aziendale e favoriscono la partecipazione attiva dei dipendenti nei programmi di prevenzione.

Prospettive future

Il Piano Integrato per la Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro 2025 rappresenta un modello di riferimento per affrontare le sfide della sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia, il suo successo dipenderà dalla collaborazione tra aziende, lavoratori e istituzioni. Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile ridurre significativamente il numero di incidenti e costruire ambienti lavorativi sicuri e sostenibili.

Leggi qui il Piano integrale

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