Una guida dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro riporta indicazioni per i lavoratori guariti dal COVID-19
Dopo lo stress fisico e psicologico sofferto da chi ha contratto l’infezione da COVID-19 e/o è affetto da sindrome post-COVID, “il rientro al lavoro può essere arduo”.
È possibile che un lavoratore incontri ancora difficoltà con le attività quotidiane ma, per motivi finanziari o sociali, si trovi a dover lavorare.
Se si è affetti da COVID-19, “è meglio assentarsi dal lavoro fino a quando non ci si sente sufficientemente bene per riprendere la propria attività ma, con il giusto supporto, è possibile tornare a lavorare gradualmente o parzialmente quando non si è più contagiosi, se ci si sente abbastanza in forma per svolgere alcuni compiti”.
Proprio partendo da queste difficoltà e possibilità l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) ha pubblicato recentemente due nuove guide, anche in italiano, che presentano le varie difficoltà che ci si trova ad affrontare quando si rientra al lavoro dopo aver contratto la malattia correlata al COVID-19, sia che si abbia avuto una forma grave o si presentino sintomi di lunga durata.
Le due guide offrono semplici soluzioni, rivolte sia ai lavoratori che ai dirigenti, su come gestire il rientro al lavoro, con riferimento, ad esempio, ai colloqui e agli adeguamenti degli orari di lavoro o delle mansioni lavorative.
Cosa fare in caso di contagio?
La guida ricorda che se per molti l’infezione “dura un paio di giorni, benché frequentemente si protragga per due-quattro settimane (in tal caso si parla di ‘COVID acuta’)”, bisogna tener conto anche della “Sindrome post-COVID”.
Si fa riferimento a questa Sindrome se, “dopo quattro settimane, i sintomi persistono e impediscono al paziente di svolgere le normali attività”.
In base ad alcuni studi di ricerca – indicano gli autori – “una persona su cinque presenta sintomi dopo cinque settimane e una su dieci li accusa per 12 settimane o più dopo aver contratto la COVID-19 acuta”. E nel febbraio 2021 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha pubblicato “un documento di sintesi sulla sindrome post-COVID, che spiega ulteriormente i sintomi, la prevalenza e la gestione della patologia”.
Si indica poi che il periodo della pandemia “è stato difficile anche per i datori di lavoro, che hanno dovuto modificare rapidamente le modalità di organizzazione dell’attività lavorativa al fine di rendere l’ambiente più sicuro per i dipendenti e i clienti e hanno dovuto fare i conti con un certo numero di assenze per malattia”.
Inoltre, sempre a causa del virus SARS-CoV-2, “una grande quantità di dipendenti ha lavorato a distanza e alcune attività (per esempio quelle alberghiere) hanno chiuso; di conseguenza molti lavoratori sono stati messi in cassa integrazione”.
Ed è ragionevole che, in relazione alla necessità di preservare la salute dei dipendenti e delle aziende, i lavoratori e i datori di lavoro collaborino “al fine di rendere il rientro al lavoro il più possibile produttivo per tutti gli interessati”.
Collaborazione dipendenti e responsabili come procedere?
La guida si sofferma poi sugli aspetti che un lavoratore deve affrontare con il proprio responsabile se si resta in malattia per un tempo più lungo, per esempio a causa della sindrome post-COVID.
Queste alcune indicazioni rivolte ai lavoratori sulla guida: Durata consigliata della vostra assenza dal lavoro, motivo per cui vi mettete in malattia, quando dovete informare il vostro responsabile per comunicare un aggiornamento, reazione ai sintomi, accesso a diagnosi e test sanitari per accelerare il rientro al lavoro.