Malattie psichiche lavoro: emergenza da non sottovalutare

Malattie psichiche lavoro: emergenza da non sottovalutare

Nel sistema nazionale di sorveglianza delle malattie professionali, le malattie psichiche emergono come un fenomeno critico in termini di prevenzione e tutela. Tra il 2019 e il 2023, sono state registrate 55 patologie psichiche riconducibili ad agenti lavorativi, equivalenti al 3,1 % del totale delle malattie denunciate dall’archivio Marel. I principali fattori di esposizione segnalati riguardano i rapporti interpersonali (41 %) e il ruolo all’interno dell’organizzazione (22 %). Questi dati evidenziano come i rischi psicosociali debbano essere considerati alla stregua dei rischi tradizionali nei piani di sicurezza aziendale.

Limitato riconoscimento e sottostima del fenomeno

Nonostante il numero di denunce, le malattie psichiche riconosciute risultano ancora una quota molto ridotta: delle oltre 2.000 denunce rilevate nel quinquennio 2019-2023, soltanto 149 (7,3 %) hanno ottenuto il riconoscimento da parte dell’ente assicurativo. Tale gap indica difficoltà diagnostiche, problemi nella dimostrazione del nesso causale con le attività lavorative e una probabile sotto-segnalazione del problema. La presenza della pandemia ha contribuito a un aumento delle denunce, con un picco nel 2020-2021, ma la tendenza di fondo rimane caratterizzata da un riconoscimento scarso soprattutto al di fuori dei settori più dediti alla salute mentale.

Profili critici e settori più esposti

I lavoratori colpiti da malattie psichiche denunciate sono maggiormente concentrati nelle fasce d’età 35-49 e 50-64, con una quota molto limitata negli over 65 rispetto alle malattie non psichiche.

Per quanto riguarda i settori economici più coinvolti, spiccano l’assistenza sanitaria (11,8 %), il commercio al dettaglio (9,8 %) e la pubblica amministrazione (6,3 %). Nelle strutture sanitarie, medici e infermieri sono significativamente esposti; nel commercio i casi riguardano spesso commessi e cassieri, mentre nella PA emergono impiegati con funzioni d’ufficio. I disturbi più frequenti includono i disturbi dell’adattamento (60,4 % dei casi), reazioni a stress e disturbi post-traumatici da stress. Il nesso positivo con l’attività lavorativa è maggiormente riconosciuto nei casi di disturbo post-traumatico da stress (72,5 %).

Implicazioni per la sicurezza e azioni da promuovere

L’esistenza di un forte divario tra denunce e riconoscimenti di malattie psichiche sottolinea la necessità di rafforzare la prevenzione nei luoghi di lavoro. Le imprese devono integrare la valutazione dei rischi psicosociali nel Documento di Valutazione dei Rischi, promuovendo politiche organizzative di ascolto, comunicazione e supporto, e garantendo la formazione dei medici competenti affinché sappiano cogliere i segnali precoci del disagio psicologico. L’analisi anonima dei dati (come quelli da rendere disponibili durante la riunione periodica secondo il Dlgs 81/08) può aiutare nell’individuazione di contesti critici e nella programmazione di interventi mirati. La tutela della salute mentale richiede politiche integrate: prevenzione dei rischi, supporto individuale e inclusione nei processi organizzativi.

Come possiamo aiutarti?