Nel contesto della salute e sicurezza sul lavoro, la centralità della persona emerge come elemento determinante per il successo delle strategie HSE. I cosiddetti human factors, o fattori umani, non rappresentano soltanto una variabile di rischio, ma diventano la risorsa fondamentale per la costruzione di ambienti di lavoro più sicuri, resilienti e sostenibili.
Nati come disciplina a cavallo tra psicologia, ingegneria e organizzazione, i fattori umani hanno trovato applicazione iniziale nei settori militare e aeronautico, per poi essere adottati anche nell’industria, nella sanità e in tutti i contesti produttivi ad alto rischio.
Il valore di questa disciplina consiste nella capacità di considerare l’errore umano non come colpa individuale, ma come manifestazione di criticità sistemiche e organizzative. In questo senso, la cultura della sicurezza non può essere ridotta a procedure e adempimenti, ma deve affondare le radici nella consapevolezza quotidiana, nella responsabilizzazione diffusa e nella coerenza tra intenzioni e comportamenti.
Le tre dimensioni dei fattori umani: persona, organizzazione e ambiente
L’approccio moderno ai fattori umani si articola su tre livelli fondamentali, tutti interconnessi:
- Fattori individuali, come percezione del rischio, memoria, attenzione, carico emotivo, stress e motivazione.
- Fattori organizzativi, tra cui comunicazione interna, pressione da scadenze, gestione delle priorità, cultura del feedback e supporto dei superiori.
- Fattori ambientali, che includono l’ergonomia delle postazioni, la qualità degli strumenti e la chiarezza delle interfacce operative.
Comprendere come questi tre livelli interagiscano è essenziale per prevenire infortuni, errori operativi e condizioni di rischio latente.
I modelli applicativi: HFACS, SHELL e Safety-II
L’analisi dei fattori umani si avvale di modelli metodologici consolidati, oggi integrabili nei sistemi di gestione della sicurezza:
- Il modello HFACS (Human Factors Analysis and Classification System) consente di classificare e comprendere gli incidenti non solo sulla base degli errori immediati, ma risalendo fino alle radici organizzative e alle carenze latenti.
- Il modello SHELL analizza le interazioni tra elementi strutturali (Software, Hardware, Environment) e l’individuo (Liveware), incluse le relazioni tra persone (Liveware–Liveware), con l’obiettivo di rilevare potenziali disallineamenti nei sistemi.
- L’approccio Safety-II e la Resilience Engineering spostano l’attenzione dal “perché le cose vanno male” al “perché le cose funzionano”, valorizzando il comportamento efficace delle persone anche in condizioni critiche o inattese.
I vantaggi concreti per l’impresa
Integrare i fattori umani nei processi di sicurezza porta benefici misurabili:
- Riduzione degli incidenti attraverso una lettura più profonda e sistemica degli errori.
- Maggiore resilienza organizzativa, grazie a processi adattivi e all’apprendimento continuo.
- Sostenibilità sociale e ambientale, promossa da ambienti di lavoro più sani, inclusivi e cooperativi.
- Aumento della produttività e del benessere dei lavoratori, coinvolti attivamente nei processi decisionali e nelle strategie aziendali.
I vantaggi, dunque, non sono solo normativi o etici, ma anche economici e reputazionali, poiché una cultura positiva della sicurezza rafforza la competitività.
Le sfide dell’implementazione: cultura, metodo e leadership
L’introduzione degli human factors nei sistemi HSE richiede un cambiamento culturale. È necessario superare la logica della colpa per abbracciare quella dell’apprendimento. Tra le principali difficoltà si segnalano:
- Resistenza al cambiamento da parte delle strutture gerarchiche o operative, soprattutto in contesti dove la sicurezza è ancora percepita come adempimento formale.
- Mancanza di allineamento tra leadership e base operativa, che può generare incoerenze tra obiettivi dichiarati e prassi effettive.
- Carenza di strumenti di misurazione, che renda difficile valutare l’efficacia delle iniziative basate sui fattori umani.
- Bisogno di formazione specialistica, che coinvolga non solo gli operatori, ma anche i vertici aziendali.
Un vero cambiamento passa attraverso l’integrazione strutturata dei modelli HFACS, SHELL e Safety-II nei processi di analisi e prevenzione.
Progettare la sicurezza mettendo al centro la persona
Le imprese che intendono adottare un approccio moderno alla sicurezza devono ripensare il design dei sistemi di lavoro in chiave human-centred. Significa:
- Considerare i fattori umani nella valutazione iniziale dei rischi.
- Offrire percorsi di formazione continua che includano comunicazione, psicologia, gestione dello stress e comportamento sicuro.
- Promuovere la segnalazione volontaria di quasi incidenti e l’analisi delle buone pratiche.
- Coinvolgere attivamente le persone nei processi decisionali, rafforzando la cultura dell’ascolto e del confronto.
La cultura della sicurezza si realizza nella quotidianità, attraverso scelte concrete, linguaggi coerenti e una visione sistemica. I fattori umani non sono solo una variabile da controllare, ma una risorsa da valorizzare.