Lavoro notturno e infortuni: un rischio ancora troppo trascurato

Lavoro notturno e infortuni: un rischio ancora troppo trascurato

Il lavoro notturno, definito dal decreto legislativo 66/2003 come l’attività compresa tra la mezzanotte e le cinque del mattino, coinvolge oggi oltre 2,5 milioni di lavoratori in Italia. Questa tipologia di impiego è disciplinata da una cornice normativa che ne regolamenta la durata, prevede tutele per categorie fragili come le donne in gravidanza e impone obblighi di sorveglianza sanitaria specifica.

Nonostante questo impianto di protezione, il lavoro notturno continua a presentare un rischio elevato in termini di salute e sicurezza. La quota di infortuni che avviene in orario notturno, sebbene numericamente inferiore rispetto a quella diurna, mostra infatti un’incidenza percentuale più elevata per gravità, con un tasso di mortalità superiore alla media. Una parte consistente degli infortuni, soprattutto quelli con esito mortale, avviene durante il tragitto casa-lavoro, sottolineando l’importanza della sicurezza anche in itinere e della gestione integrata dei rischi.

Dinamiche frequenti e settori più esposti agli infortuni di notte

Le cause principali degli infortuni notturni sono riconducibili a movimenti improvvisi del corpo, posture scorrette, cadute e scivolamenti, esposizioni a sostanze nocive e perdita di controllo di mezzi o attrezzature. Particolarmente critici sono i casi che coinvolgono veicoli e mezzi di trasporto, sia nelle attività operative sia negli spostamenti. Le dinamiche legate alla stanchezza, alla riduzione della vigilanza e alla mancanza di luce naturale aggravano le condizioni di rischio in questi orari.

I settori maggiormente coinvolti includono l’industria manifatturiera, il trasporto e la logistica, la sanità e l’assistenza, oltre ai servizi connessi a ospitalità e viaggi. Questi ambiti condividono turnazioni rigide, elevato carico fisico e una pressione organizzativa che tende a trascurare l’adeguamento ergonomico delle mansioni ai ritmi notturni. A livello territoriale, le aree con maggiore densità produttiva, in particolare del Nord Italia, registrano i tassi più elevati di infortunio notturno.

Differenze di genere, gestione dei turni e prevenzione mirata

Negli ultimi anni si osserva un progressivo aumento degli infortuni tra le lavoratrici notturne, segnale di un’espansione della presenza femminile in settori operativi storicamente maschili e di una persistente carenza di attenzione alla sicurezza declinata per genere. Anche la gestione dei turni rappresenta un nodo critico: le fasce orarie più a rischio risultano quelle che precedono il cambio turno, tipicamente tra le 5:00 e le 6:00 del mattino, quando lo stato di vigilanza dei lavoratori tende a diminuire e il traffico veicolare inizia ad aumentare.

Le strategie preventive devono essere orientate all’organizzazione consapevole del lavoro notturno: sorveglianza sanitaria mirata, formazione specifica sui rischi associati all’orario, misure per contrastare l’affaticamento e revisione dei modelli di turnazione. La valutazione dei rischi deve includere anche gli aspetti ergonomici, i tempi di recupero, l’adeguamento dei dispositivi di protezione individuale e l’analisi della viabilità in itinere. Investire in prevenzione significa anche rafforzare la cultura aziendale della sicurezza, promuovendo un’analisi dettagliata dei dati infortunistici interni e adottando soluzioni organizzative in grado di ridurre l’esposizione al rischio nei turni notturni.

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