Quasi pronto il decreto con il quale il governo prova a fermare la strage quotidiana di morti sul lavoro che causa una media di tre vittime al giorno.
Il decreto costituirebbe un’inversione di tendenza sull’approccio delle istituzioni e sul numero di morti sul lavoro. Occorre costruire prassi e procedure per garantire sicurezza e lavoro preservando la vita di ogni lavoratore. Le istituzioni nazionali e locali devono rafforzare le verifiche, i controlli, le ispezioni nei luoghi di lavoro: lo chiedono le associazioni datoriali, i sindacati e tutti coloro che gravitano nell’orbita della sicurezza sul lavoro.
Tra le priorità c’è quella di assumere subito il personale adeguato come ispettori e medici del lavoro, fare un grande investimento sulla formazione, sulla prevenzione, sulla ricerca per far crescere la cultura della salute e sicurezza ed evitare l’incrementarsi del numero di morti sul lavoro. Inoltre è importante inasprire le sanzioni per le aziende che violano legge e contratti.
Nello specifico, di cosa si occuperà il prossimo decreto?
Il decreto interviene con modifiche e assestamenti del Testo unico sulla sicurezza del lavoro per “incentivare l’attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro ed il coordinamento dei soggetti competenti a presidiare il rispetto delle norme prevenzionistiche”. Previsto quindi un “ampliamento delle competenze ispettive dell’Ispettorato nazionale nell’ambito della materia della salute e sicurezza del lavoro, così da consentire un maggior presidio, su tutto il territorio nazionale, sul rispetto della relativa disciplina.
Le modifiche prevedono, inoltre – come recita la bozza di testo – un accentramento in capo all’Ispettorato del coordinamento dell’attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza su lavoro svolta a livello provinciale”. Si tratta, in sostanza, della volontà di mettere a sistema e armonizzare le attività delle Asl, innanzitutto con la previsione di almeno due riunioni all’anno del comitato regionale, convocate direttamente dall’Ispettorato.
Ecco le pene previste
Previste pene immediate e più severe: sospensione dell’attività per le aziende che non rispettano le norme sulla sicurezza e l’arresto fino a sei mesi per gli imprenditori che non si mettono in regola. Le aziende sorprese da un’ispezione con il 10% degli addetti senza regolare contratto presenti sul luogo di lavoro rischiano lo stop. Al momento la chiusura scatta solo con il 20% dei lavoratori irregolari e solo in caso di “gravi e reiterate violazioni”. Nel periodo di sospensione, l’impresa dovrà continuare a pagare gli stipendi e potrebbe non poter partecipare a gare pubbliche.