Norme cancerogeni: Italia e UE rafforzano la tutela

Norme cancerogeni: Italia e UE rafforzano la tutela

La lotta contro i tumori di origine professionale segna un nuovo punto di svolta grazie all’azione coordinata tra le istituzioni europee e il legislatore italiano. L’obiettivo primario è l’aggiornamento costante del quadro normativo per allinearlo alle più recenti evidenze scientifiche, garantendo una protezione sempre più efficace per i lavoratori esposti a sostanze pericolose. Il riferimento normativo nazionale, il Titolo IX del Dlgs 81/2008, è oggetto di revisioni periodiche che recepiscono le direttive comunitarie, ampliando l’elenco degli agenti cancerogeni e mutageni e abbassando i valori limite di esposizione professionale (OEL).

Questo processo di adeguamento non è meramente burocratico, ma risponde all’urgenza dettata dai dati epidemiologici che vedono ancora le neoplasie professionali come una delle principali cause di mortalità correlata al lavoro nell’Unione Europea. La strategia comunitaria mira non solo a ridurre i limiti, ma a includere nuove sostanze reprotossiche nel campo di applicazione delle norme più severe, estendendo così il perimetro della tutela.

Nuove sostanze classificate e limiti di esposizione

Le recenti direttive recepite introducono vincoli più stringenti per una serie di sostanze ampiamente utilizzate nei cicli industriali. Tra le novità più rilevanti figura l’inclusione di nuovi agenti nell’allegato specifico del decreto, come i composti del nichel, l’acrilonitrile e il benzene, per i quali sono stati fissati valori limite di esposizione professionale rivisti al ribasso. Particolare attenzione viene posta anche alle sostanze tossiche per la riproduzione, che ora beneficiano dello stesso regime di tutela previsto per i cancerogeni e mutageni. Questo significa che le aziende devono applicare il principio di sostituzione con rigore ancora maggiore: se è tecnicamente possibile, l’agente pericoloso deve essere eliminato o sostituito con uno non pericoloso o meno pericoloso. Qualora ciò non sia fattibile, l’esposizione deve essere ridotta al più basso livello tecnicamente possibile, indipendentemente dal rispetto formale del valore limite, applicando sistemi chiusi e tecnologie di abbattimento degli inquinanti alla fonte.

Obblighi di valutazione e sorveglianza sanitaria

L’impatto di queste modifiche sul sistema di gestione della sicurezza aziendale è immediato e richiede un aggiornamento puntuale del documento di valutazione dei rischi (DVR). I datori di lavoro sono chiamati a verificare se nel proprio ciclo produttivo sono presenti le nuove sostanze classificate o se i livelli di concentrazione misurati in passato sono ancora conformi ai nuovi standard più restrittivi. La valutazione non deve limitarsi all’esposizione inalatoria, ma considerare anche l’assorbimento cutaneo, spesso via critica per molti agenti chimici. Parallelamente, la sorveglianza sanitaria deve essere potenziata: il medico competente ha il compito di informare i lavoratori sui rischi specifici e sulla necessità di sottoporsi a controlli mirati anche dopo la cessazione del rapporto di lavoro, dato il lungo periodo di latenza che caratterizza le patologie neoplastiche. Il registro degli esposti diventa uno strumento fondamentale per la tracciabilità della storia lavorativa e sanitaria di ogni dipendente, garantendo il diritto a un monitoraggio costante nel tempo.

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