Lavorare in alta quota, ossia ad almeno due metri da terra, comporta il rischio concreto di cadute dall’alto. La normativa (DLgs 81/2008, Titolo IV, Capo II) riconosce queste attività come tra le più pericolose, richiedendo specifiche misure organizzative, tecniche e di formazione, oltre alla valutazione dell’idoneità fisica del lavoratore.
Valutazione dei rischi: caratteristiche del lavoro in quota
I rischi iniziano già nella fase di progettazione delle attività: bisogna valutare la necessità dell’intervento in quota, l’altezza, la durata e la frequenza delle operazioni. La presenza di superfici instabili, vento, pioggia o neve aumenta la probabilità di cadute. È essenziale adottare sistemi anticaduta efficaci e prevedere misure per l’eventuale soccorso, integrandoli nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).
Idoneità fisica: necessari visita e attitudini specifiche
A differenza di altri rischi, la sorveglianza sanitaria per il lavoro in quota non è sempre obbligatoria, ma diventa fondamentale nei lavori stabili o ripetuti. Un medico competente può richiedere visite specialistiche per verificare equilibrio, capacità cardiovascolare e tolleranza allo sforzo. L’idoneità deve essere valutata prima dell’inizio dell’attività e riesaminata in caso di modifiche del contesto o del lavoratore, ad esempio in presenza di patologie o terapie in corso.
Formazione e addestramento sui DPI anticaduta
Gli operatori devono seguire corsi specifici per l’uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI) anticaduta di III categoria, come imbracature, cordini, funi, connettori e linee di ancoraggio. Tali corsi includono una parte teorica e un addestramento pratico gestito da formatore qualificato. Non sono ammesse esperienze di pratica casuale: le competenze devono essere acquisite in condizioni controllate e certificate.
Misure tecniche e organizzative: sistemi e procedure operative
L’utilizzo di ancoraggi fissi o temporanei, linee vita, parapetti e reti anticaduta rappresenta la prima linea di protezione. Oltre ai sistemi tecnici, è necessaria la gestione di procedure operative che definiscano le fasi del lavoro, le responsabilità e le modalità di intervento in caso di emergenza. Il preposto deve garantire il corretto montaggio, l’ispezione e la manutenzione dei sistemi prima di ogni utilizzo.
Sorveglianza sanitaria, formazione e aggiornamenti periodici
Anche in assenza di obblighi sanitari formali, è buona prassi ricorrere alla sorveglianza nei lavori in quota prolungati, ripetuti o in condizioni particolarmente gravose. La formazione deve essere aggiornata regolarmente, almeno ogni tre anni, e deve includere esercitazioni sui DPI e procedure di soccorso. Il DVR va aggiornato ogni volta che cambiano condizioni operative, attrezzature o personale.