Lavorazione pelle: rischio biomeccanico e strategie ergonomiche

Lavorazione pelle: rischio biomeccanico e strategie ergonomiche

Nel settore della lavorazione della pelle, le operazioni artigianali (come scartatura, taglio e montaggio di borse, pelletteria e articoli in cuoio) espongono gli arti superiori a carichi biomeccanici elevati.

L’uso continuo delle mani in modalità “pinch” (dita contro dito), manipolazioni rapide, posture incongrue e movimenti ripetitivi costituiscono i fattori predominanti che contribuiscono allo sviluppo di disturbi muscolo-scheletrici. In alcune attività, la forza da applicare è contenuta ma l’elevata frequenza di gesti e la scarsa ergonomia delle postazioni aggravano il problema. In segmenti artigianali di tranciatura, la pelle da lavorare può richiedere sforzi e posture non ottimali che, nel tempo, generano affaticamento, dolore e patologie croniche.

Meccanismi e fattori aggravanti

Il sovraccarico biomeccanico si manifesta quando coesistono quattro elementi critici: movimenti ripetitivi (frequenza d’azione), postura incongrua, uso di forza e tempi di recupero insufficienti. In molti processi conciari la postura forzata del polso, il mantenimento di gesti ripetitivi e la bassa variabilità motoria peggiorano le condizioni ergonomiche. Le mansioni con alternanza limitata e cicli brevi accentuano il rischio. A queste condizioni si sommano fattori “complementari” capaci di amplificare gli effetti: vibrazioni, compressione localizzata su una parte anatomica, condizioni termiche sfavorevoli e uso continuativo di strumenti da lavoro senza intervalli adeguati.

Misure di prevenzione e strategie operative

Per attenuare il rischio, la valutazione nel DVR deve considerare ogni fase lavorativa, stimando frequenze, posture, forza e variabilità dei compiti. L’applicazione di metodologie standardizzate (ad esempio la checklist OCRA) consente di valutare l’esposizione e di confrontarla con soglie accettabili. Le misure preventive includono:

  • Riduzione della frequenza di gesti ripetitivi attraverso rotazione dei compiti
  • Miglioramento del design degli strumenti, rendendoli ergonomici e con impugnature adeguate
  • Regolazione dell’altezza delle postazioni di lavoro per evitare posture forzate
  • Inserimento di pause funzionali e recuperi adeguati
  • Formazione dedicata ai lavoratori su posture corrette, consapevolezza del rischio e autocontenimento dell’affaticamento
  • Monitoraggio periodico della condizione fisica dei lavoratori e revisione delle postazioni

Un approccio integrato che combina interventi progettuali, organizzativi e formativi permette di mantenere il rischio sotto soglia e prevenire la progressione di effetti cronici.

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