Il trattamento dei rifiuti organici, che comprende attività come la raccolta, lo stoccaggio, il compostaggio e la digestione anaerobica, comporta un’esposizione significativa a rischi professionali di natura biologica, chimica, meccanica ed ergonomica. Il DLgs 81/2008 impone al datore di lavoro di valutarli attentamente nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), con riferimento all’articolo 28.
Le condizioni di lavoro nei settori coinvolti nella gestione della frazione organica sono complesse, a causa della presenza costante di materiali in decomposizione, bioaerosol, agenti patogeni, emissioni odorigene e ambienti umidi o scivolosi.
Le fasi più critiche includono il conferimento manuale dei rifiuti, il controllo visivo del materiale in ingresso, la movimentazione meccanica e la pulizia degli impianti, spesso effettuata con getti d’acqua ad alta pressione. In ognuna di queste fasi possono emergere esposizioni a gas come ammoniaca, idrogeno solforato, monossido di carbonio, polveri sottili e composti organici volatili. A questi si aggiungono i rischi biologici associati alla presenza di microrganismi, muffe, batteri, virus e parassiti, che possono generare infezioni respiratorie, dermatiti o sensibilizzazioni.
Il trattamento dei rifiuti organici coinvolge più fattori: dall’igiene all’ergonomia fino ai pericoli meccanici
Oltre agli aspetti igienico-sanitari, il lavoro in questo settore presenta anche numerosi fattori di rischio fisico e meccanico. Gli operatori sono frequentemente esposti a movimentazione manuale di carichi, posture incongrue e sforzi ripetuti, che nel medio-lungo periodo possono causare disturbi muscoloscheletrici, lombalgie o sovraccarichi funzionali. L’interazione con mezzi mobili, impianti automatizzati, coclee, compattatori, trituratori e altri macchinari comporta un rischio meccanico importante, tra cui cesoiamenti, schiacciamenti e urti.
Le cadute dall’alto durante operazioni di manutenzione su strutture sopraelevate o su sponde di conferimento sono un’ulteriore fonte di pericolo, così come il rischio di investimento da parte dei mezzi in movimento all’interno dell’impianto. Infine, le condizioni ambientali spesso sfavorevoli – polveri, rumore, microclima severo – aggravano ulteriormente la fatica fisica e mentale degli operatori. La presenza di insetti, roditori e fauna infestante può anche rappresentare un fattore di disagio operativo e rischio sanitario, specie nelle aree di stoccaggio.
Misure tecniche e organizzative previste dalla normativa
La prevenzione efficace dei rischi nei luoghi di lavoro che trattano rifiuti organici richiede l’adozione combinata di misure tecniche, organizzative e individuali, in linea con quanto previsto dal Titolo I del DLgs 81/08. Tra le misure tecniche, risultano fondamentali: la ventilazione forzata nei locali chiusi, l’uso di sensori per rilevare la presenza di gas, la separazione fisica delle zone di lavorazione, la manutenzione periodica delle attrezzature e la gestione controllata dei flussi operativi.
Le misure organizzative includono la programmazione dei turni per evitare l’esposizione prolungata, la rotazione degli incarichi, la definizione di procedure chiare per le operazioni ad alto rischio e la predisposizione di istruzioni operative per la pulizia e la manutenzione degli impianti. Tutte le misure devono essere documentate nel DVR, aggiornato in funzione dei cambiamenti organizzativi, tecnologici o in seguito a infortuni o segnalazioni di quasi incidenti. La collaborazione tra datore di lavoro, RSPP, medico competente e RLS è essenziale per una valutazione completa e dinamica del rischio.
DPI, formazione e sorveglianza sanitaria: elementi chiave per la protezione
Il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI) rappresenta un presidio fondamentale per la salute degli operatori esposti. I DPI devono essere scelti in base alla mansione e alle caratteristiche dei rischi: guanti resistenti agli agenti chimici e biologici, calzature antiscivolo, indumenti protettivi, visiere, occhiali e protezioni respiratorie con filtri adeguati. L’impresa deve garantire la fornitura, l’addestramento all’uso e la sostituzione regolare dei dispositivi.
Altrettanto importante è la formazione continua dei lavoratori, che deve comprendere aspetti teorici (sui rischi specifici) e pratici (sulle modalità sicure di intervento). La formazione deve essere aggiornata periodicamente e verificata nella sua efficacia, come richiesto dall’articolo 37 del DLgs 81/08.
La sorveglianza sanitaria, infine, è obbligatoria in presenza di esposizioni a rischio biologico, chimico o fisico documentato, e va organizzata secondo il protocollo stabilito dal medico competente. I dati sanitari devono essere utilizzati per monitorare lo stato di salute dei lavoratori nel tempo e per calibrare le misure preventive.