Rischio alluvione aziende: prevenzione e gestione tecnica

Rischio alluvione aziende: prevenzione e gestione tecnica

Il rischio alluvione rappresenta oggi una delle minacce più critiche per la sicurezza degli insediamenti produttivi, complice l’estremizzazione dei fenomeni meteorologici legata al cambiamento climatico in atto.

La normativa vigente in materia di salute e sicurezza sul lavoro, incardinata nel Dlgs 81/2008, impone al datore di lavoro l’obbligo indelegabile di valutare tutti i rischi presenti, compresi quelli derivanti da fattori ambientali esterni che possono compromettere l’integrità dell’infrastruttura e la salubrità dei luoghi di lavoro. Tale obbligo assume una rilevanza ancora maggiore per gli stabilimenti soggetti al Dlgs 105/2015 (direttiva Seveso III), dove l’interazione tra un evento naturale e gli impianti tecnologici può generare scenari incidentali complessi, definiti a livello internazionale come eventi “NaTech” (Natural hazard triggering Technological disasters).

In questo contesto, la corretta analisi idrogeologica cessa di essere una mera formalità urbanistica per diventare un pilastro fondamentale della strategia di prevenzione aziendale, necessaria per garantire non solo la continuità operativa, ma anche la tutela della salute pubblica e dell’ambiente circostante.

Valutazione specifica del rischio alluvione e scenari NaTech

L’approccio metodologico per la stima del pericolo deve necessariamente partire da un’analisi integrata che sovrapponga le informazioni territoriali alle specifiche caratteristiche dell’impianto. Consultare i piani di assetto idrogeologico (PAI) e le mappe di pericolosità ufficiali è il primo passo per identificare la probabilità di accadimento dell’evento e i tempi di ritorno attesi.

Tuttavia, la valutazione tecnica deve approfondire la vulnerabilità specifica delle installazioni: è indispensabile stimare l’altezza della lama d’acqua prevista e la velocità del flusso all’interno del perimetro aziendale. Questi parametri fisici determinano le sollecitazioni meccaniche a cui saranno sottoposte le strutture, come la spinta idrostatica e idrodinamica o l’impatto di detriti trascinati dalla corrente.

Particolare attenzione deve essere riservata ai serbatoi di stoccaggio e alle tubazioni: la forza di galleggiamento (spinta di Archimede) esercitata dall’acqua su un serbatoio parzialmente vuoto può causarne il sollevamento, la rottura delle connessioni flangiate e il conseguente rilascio incontrollato di sostanze pericolose, innescando incendi, esplosioni o contaminazioni tossiche tipiche dello scenario NaTech.

Misure di mitigazione e pianificazione dell’emergenza

Le risultanze dell’analisi del rischio devono tradursi in un piano di adeguamento strutturale e organizzativo concreto. Sul fronte delle misure di protezione passiva, le aziende sono chiamate a implementare soluzioni ingegneristiche quali la realizzazione di arginature perimetrali, l’impermeabilizzazione dei locali tecnici interrati e, soprattutto, l’elevazione delle apparecchiature critiche.

Quadri elettrici, generatori di emergenza, sistemi di controllo e pompe antincendio dovrebbero essere posizionati a una quota di sicurezza superiore al livello di massima piena prevedibile, per garantirne la funzionalità anche durante l’evento. È altresì cruciale provvedere all’ancoraggio solidale dei serbatoi alle fondazioni per contrastare il galleggiamento. Dal punto di vista gestionale, il piano di emergenza interno deve essere aggiornato con procedure operative specifiche per l’allerta meteo. È necessario definire protocolli chiari per la messa in sicurezza rapida degli impianti (fermata processi, chiusura valvole di intercettazione, isolamento elettrico) e per l’evacuazione del personale verso punti di raccolta sicuri e sopraelevati.

La formazione e l’addestramento dei lavoratori giocano un ruolo decisivo: il personale deve saper interpretare i segnali di preallarme e agire tempestivamente prima che le vie di fuga diventino impraticabili.

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