L’asma professionale è una malattia respiratoria che si manifesta a seguito di esposizioni prolungate o ripetute a sostanze presenti nell’ambiente di lavoro. È ufficialmente riconosciuta come malattia professionale e rientra tra i rischi che il datore di lavoro è tenuto a valutare nel Documento di Valutazione dei Rischi, secondo quanto previsto dall’articolo 28 del Decreto Legislativo 81/2008. La sorveglianza sanitaria, affidata al medico competente, ha il compito di monitorare le condizioni di salute dei lavoratori esposti a sostanze sensibilizzanti o irritanti e di intervenire tempestivamente in caso di sintomatologie compatibili con forme asmatiche.
Tipologie e agenti causali dell’asma di origine lavorativa
Nel contesto lavorativo, si distinguono due principali forme di asma correlata al lavoro. La prima è l’asma professionale in senso stretto, che si sviluppa in soggetti sani a seguito dell’esposizione a specifici agenti presenti sul luogo di lavoro. La seconda è l’asma esacerbata dal lavoro, che riguarda lavoratori già asmatici nei quali l’ambiente lavorativo aggrava la condizione preesistente. Tra le sostanze che possono indurre o peggiorare l’asma vi sono fumi di saldatura, polveri organiche o minerali, prodotti chimici, isocianati, metalli come nichel e cromo, solventi, detergenti e alcune sostanze naturali come farine e lattice. Le manifestazioni cliniche includono difficoltà respiratorie, tosse persistente, senso di oppressione toracica e respiro sibilante, spesso in correlazione con l’orario lavorativo o l’esposizione a determinate mansioni.
Come si riconosce e si certifica l’asma professionale
La diagnosi di asma professionale si basa su una serie di elementi clinici e ambientali. È fondamentale stabilire un chiaro nesso causale tra l’attività lavorativa e l’insorgenza o il peggioramento dei sintomi. La procedura diagnostica prevede l’esecuzione di test respiratori, prove allergologiche e test di provocazione bronchiale, oltre all’analisi del contesto lavorativo e della tipologia di esposizione. La diagnosi tempestiva consente non solo di interrompere l’esposizione dannosa, ma anche di attivare le tutele previste dalla normativa, tra cui la segnalazione all’INAIL per il riconoscimento come malattia professionale e l’attivazione delle relative misure di sostegno e indennizzo.
Misure di prevenzione da adottare in azienda
La prevenzione dell’asma professionale deve essere integrata nella gestione della sicurezza aziendale. Le imprese devono attuare misure tecniche e organizzative che limitino al massimo l’esposizione agli agenti sensibilizzanti o irritanti. Tra le soluzioni più efficaci vi sono l’installazione di impianti di aspirazione localizzata, la ventilazione degli ambienti, l’adozione di sostanze meno nocive, e l’uso obbligatorio di dispositivi di protezione individuale adeguati come mascherine e guanti. A queste si affiancano misure organizzative quali la formazione mirata dei lavoratori, la rotazione delle mansioni, e la gestione dei casi sintomatici attraverso sorveglianza sanitaria rafforzata. Tutte le misure devono essere inserite nel DVR e aggiornate in base all’evoluzione delle condizioni operative e tecnologiche.
L’importanza del ruolo delle figure della prevenzione
La gestione dell’asma professionale richiede una sinergia tra medico competente, datore di lavoro, RSPP e RLS. Il medico competente ha il compito di monitorare lo stato di salute dei lavoratori esposti, formulare giudizi di idoneità e attivare, se necessario, percorsi di riqualificazione professionale per i soggetti a rischio. Il RSPP collabora all’identificazione delle fonti di esposizione e alla predisposizione delle misure di prevenzione, mentre il RLS rappresenta un canale fondamentale di segnalazione e confronto con i lavoratori. Un approccio coordinato e proattivo consente di ridurre significativamente l’incidenza della patologia e di garantire un ambiente di lavoro sicuro e salubre.