Il rischio microclimatico legato alle alte temperature è regolato dal DLgs 81/2008, in particolare dagli articoli 180 e 181, che obbligano il datore di lavoro a valutare tutti i rischi fisici, compresi quelli legati al caldo eccessivo. Tale valutazione deve essere integrata nel DVR e, nei cantieri temporanei e mobili, nei POS e. nei PSC. Le condizioni di esposizione a calore non possono essere sottovalutate, soprattutto nei settori che operano all’aperto o in ambienti non climatizzati, dove le condizioni ambientali possono compromettere la salute e la sicurezza dei lavoratori.
L’obbligo normativo impone che la valutazione sia specifica e basata su dati reali o previsionali, considerando l’interazione tra temperatura, umidità relativa, ventilazione, abbigliamento da lavoro e carico metabolico. In particolare, nei mesi estivi, è necessario adottare misure organizzative per prevenire gli effetti dello stress termico, come la rimodulazione dei turni, l’alternanza delle mansioni e l’introduzione di pause più frequenti.
Criteri tecnici per la programmazione del lavoro in condizioni di caldo
Per limitare i rischi legati all’esposizione al calore, è fondamentale adottare un’organizzazione attenta delle attività giornaliere. Tra le misure più efficaci rientrano la pianificazione dei lavori fisicamente più intensi nelle fasce orarie più fresche della giornata, come il mattino presto o il tardo pomeriggio, e l’interruzione o sospensione temporanea delle attività nelle ore centrali, in particolare tra le 12 e le 16.
Deve essere garantita la possibilità di effettuare pause frequenti, anche di breve durata, in ambienti freschi e ombreggiati, predisposti appositamente per favorire il recupero termico. Le aree di sosta devono essere dotate di sedute, ventilazione adeguata e acqua potabile fresca, da rendere disponibile in quantità sufficiente: almeno un litro all’ora per ogni lavoratore. L’installazione di cartellonistica o dispositivi sonori per ricordare l’importanza dell’idratazione e del riposo rappresenta un ulteriore elemento di prevenzione.
È consigliato attuare un programma di acclimatazione per i lavoratori esposti, in particolare per i nuovi assunti o coloro che rientrano da lunghi periodi di assenza. Il programma prevede un’esposizione graduale al caldo per un periodo di 7–14 giorni, durante il quale viene aumentata progressivamente la durata del lavoro e l’intensità dell’impegno fisico. Infine, è necessario garantire la sorveglianza sanitaria mirata per i lavoratori esposti al rischio microclimatico, con particolare attenzione a soggetti vulnerabili o con patologie pregresse.
Obblighi per le imprese e benefici concreti per i lavoratori
L’adozione di misure preventive contro lo stress da calore rappresenta un obbligo di legge, ma costituisce anche una concreta opportunità per migliorare l’organizzazione del lavoro e il benessere del personale. Le imprese sono tenute ad aggiornare il DVR con una valutazione puntuale dei rischi da caldo, basata su dati climatici attendibili e rilevazioni sul campo, dotandosi degli strumenti necessari per monitorare costantemente le condizioni ambientali, come termometri e igrometri.
Devono inoltre investire in infrastrutture temporanee come tende ombreggianti, ventilatori, nebulizzatori e abbigliamento da lavoro tecnico traspirante. I lavoratori, da parte loro, traggono beneficio da un ambiente più sicuro, che favorisce la prevenzione di colpi di calore, disidratazione, cali di pressione e altre patologie correlate allo stress termico. Aumenta anche la consapevolezza sui segnali di pericolo e l’efficacia dell’autoprotezione.
L’adozione di tali misure rappresenta anche un elemento distintivo per le aziende, soprattutto nei cantieri pubblici e negli appalti, dove il rispetto delle buone prassi può costituire un vantaggio competitivo. Inoltre, consente di evitare sospensioni delle attività da parte degli organi ispettivi, che in caso di mancata valutazione del rischio da calore possono disporre il fermo delle lavorazioni.