Rischio CEM: tutela dei lavoratori con dispositivi impiantabili

Rischio CEM: tutela dei lavoratori con dispositivi impiantabili

La valutazione del rischio da campi elettromagnetici (CEM) rappresenta un aspetto cruciale della sicurezza sul lavoro, soprattutto in presenza di lavoratori portatori di dispositivi medici impiantabili attivi (DMIA) come pacemaker, defibrillatori o stimolatori nervosi.

La normativa italiana, che recepisce la direttiva europea sui rischi da agenti fisici, impone al datore di lavoro di adottare misure specifiche per garantire la protezione di questi soggetti “particolarmente sensibili”. Gli articoli del Dlgs 81/08, integrati dal Dlgs 159/2016, stabiliscono che la valutazione deve considerare non solo i valori limite di esposizione, ma anche gli effetti indiretti derivanti da interferenze elettromagnetiche sui dispositivi impiantabili. L’obiettivo è assicurare che nessun lavoratore sia esposto a condizioni che possano compromettere il funzionamento dei DMIA o la propria salute.

Valutazione del rischio CEM e metodi di analisi

La valutazione del rischio per i lavoratori con DMIA può essere condotta con due approcci distinti: non clinico o clinico. Il metodo non clinico si basa su misurazioni strumentali, calcoli teorici e dati forniti dai produttori dei dispositivi e delle sorgenti di campo elettromagnetico. È il sistema più diffuso e idoneo per le situazioni standardizzate.

Il metodo clinico, invece, prevede un’analisi approfondita del comportamento del dispositivo in condizioni controllate, utile nei casi più complessi o quando non sono disponibili dati tecnici certi. In entrambi i casi, la valutazione deve individuare le aree di accesso consentito, limitato o interdetto, definendo procedure operative sicure e criteri di compatibilità tra le mansioni svolte e le caratteristiche del dispositivo impiantato.

Misure di prevenzione e responsabilità del datore di lavoro

Il datore di lavoro è tenuto a includere nel Documento di Valutazione dei Rischi una sezione specifica dedicata ai CEM e ai lavoratori con DMIA, adottando misure preventive mirate. Tra queste, la formazione e l’informazione dei lavoratori interessati, la predisposizione di segnaletica e perimetrazioni nelle aree a rischio, il controllo periodico delle sorgenti e la collaborazione con il medico competente.

Qualora la valutazione evidenzi criticità non eliminabili, il datore deve intervenire riorganizzando le mansioni o predisponendo soluzioni tecniche per garantire condizioni di sicurezza. La corretta gestione di questi casi richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga datore di lavoro, RSPP, medico competente e tecnici specializzati.

Prevenzione integrata e tutela della salute

La gestione del rischio CEM nei confronti dei portatori di DMIA non può essere considerata un mero adempimento burocratico, ma un elemento essenziale della prevenzione aziendale. L’integrazione tra valutazione tecnica, controllo sanitario e formazione dei lavoratori consente di ridurre i rischi e di promuovere una cultura della sicurezza consapevole e partecipata. Un sistema di prevenzione efficace deve garantire che i lavoratori vulnerabili possano operare in piena sicurezza, senza rinunciare alla propria autonomia professionale. La protezione dei portatori di dispositivi impiantabili rappresenta un modello di attenzione evoluta, in cui la sicurezza sul lavoro si estende alla persona nella sua interezza, valorizzando la prevenzione come investimento sulla salute e sulla responsabilità collettiva.

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