L’uso delle stampanti 3D ha trovato applicazione in numerosi contesti lavorativi, dalla prototipazione industriale ai laboratori scolastici, portando con sé benefici operativi ma anche nuovi rischi per la salute e la sicurezza.
Secondo quanto previsto dal DLgs 81/2008, ogni introduzione tecnologica va accompagnata da una specifica valutazione dei rischi, considerando non solo gli aspetti meccanici ed elettrici dell’attrezzatura, ma anche le sostanze emesse e gli effetti sull’ambiente di lavoro. Durante la stampa, infatti, si sviluppano polveri ultrafini (UFP) e composti organici volatili (VOC), in particolare quando si impiegano materiali plastici come ABS o PLA. Queste particelle, se inalate, possono penetrare in profondità nei polmoni e causare effetti sistemici, con ricadute potenzialmente gravi sul piano respiratorio e cardiovascolare. A questo si aggiungono rischi di natura termica, elettrica e, in alcuni casi, ottica, quando vengono utilizzate tecnologie laser per la polimerizzazione.
Emissioni nocive dall’uso della stampanti 3D e misure ambientali di protezione
La gestione del rischio connesso all’uso delle stampanti 3D passa attraverso misure preventive e protettive, che vanno ben oltre la semplice messa in funzione della macchina. È necessario valutare la ventilazione dei locali, preferendo l’uso di stampanti chiuse o dotate di sistemi di estrazione e filtraggio dell’aria. Filtri HEPA e a carboni attivi risultano efficaci nel ridurre l’esposizione a UFP e VOC, mentre è consigliabile evitare l’utilizzo di stampanti in ambienti non dedicati, come uffici o aree promiscue. Anche la pulizia delle superfici e delle stampanti deve seguire protocolli precisi: panni umidi e aspiratori certificati sono da preferire rispetto all’uso di aria compressa, che può rimettere in circolo le particelle residue. In fase di progettazione dei luoghi di lavoro, la collocazione delle stampanti 3D in ambienti separati, ben areati e dotati di sistemi di monitoraggio ambientale rappresenta una misura di prevenzione efficace e coerente con quanto previsto dalle normative vigenti.
Dispositivi di protezione e formazione del personale
Oltre alle misure ambientali, è indispensabile dotare i lavoratori di adeguati dispositivi di protezione individuale. Mascherine filtranti FFP2 o FFP3, guanti in nitrile e occhiali di protezione sono essenziali soprattutto durante la fase di pulizia della stampante o di post-processing dei pezzi stampati.
In alcune tecnologie, come quelle basate su resine o filamenti speciali, la manipolazione di materiali può comportare rischi chimici da contatto o inalazione. Anche il calore emesso dagli estrusori e dai letti riscaldati rappresenta un pericolo, così come il rumore prodotto dai motori e dai sistemi di ventilazione, che può superare i limiti previsti per l’esposizione giornaliera. La formazione dei lavoratori riveste un ruolo centrale: devono conoscere non solo il funzionamento della macchina, ma anche le precauzioni necessarie, le procedure di emergenza e la corretta manutenzione ordinaria. Il datore di lavoro, il RSPP e il medico competente devono collaborare per includere questi elementi nel DVR aziendale e nei piani di prevenzione, anche attraverso simulazioni e aggiornamenti periodici.
Integrazione nella valutazione dei rischi aziendale
L’introduzione delle stampanti 3D impone una revisione attenta del Documento di Valutazione dei Rischi, con una sezione dedicata alle nuove tecnologie. È necessario identificare tutti i pericoli connessi – chimici, fisici, elettrici, termici – e valutare l’interazione tra uomo e macchina in ogni fase: dalla preparazione dei file alla stampa, dal recupero dei pezzi alla loro rifinitura. Le misure organizzative devono prevedere protocolli di manutenzione, controllo delle emissioni, sorveglianza sanitaria e percorsi formativi coerenti. Questo approccio consente di prevenire danni alla salute e garantire un uso sicuro della tecnologia, valorizzando le sue potenzialità senza sottovalutare le criticità. È infine opportuno che le aziende inseriscano tali valutazioni in un più ampio sistema di gestione della salute e sicurezza, come quello previsto dalla norma ISO 45001, che favorisce un processo di miglioramento continuo e coinvolgimento attivo di tutti i soggetti aziendali.