Sicurezza sul lavoro nelle ASD: quando lo sport impone responsabilità

Sicurezza sul lavoro nelle ASD: quando lo sport impone responsabilità

Le associazioni e società sportive dilettantistiche (ASD e SSD), pur operando in ambito non profit, sono soggette agli obblighi di sicurezza previsti dal Decreto Legislativo 81/2008. Il legislatore non prevede esoneri specifici per queste realtà, che spesso impiegano volontari, collaboratori sportivi o lavoratori subordinati. La natura delle attività svolte – dall’utilizzo di attrezzature sportive alla manutenzione di impianti, passando per l’organizzazione di eventi o la gestione logistica – espone infatti a rischi lavorativi reali che devono essere analizzati, prevenuti e gestiti attraverso una corretta valutazione.

Obblighi diversi per ASD e SSD

Nel caso in cui l’associazione sia composta esclusivamente da volontari, non sussiste l’obbligo di redigere il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR). Tuttavia, permane il dovere di garantire un’adeguata informazione sui rischi connessi all’attività, di fornire dispositivi di protezione individuale (DPI) idonei e di assicurare l’uso di attrezzature conformi alla marcatura CE.

Inoltre, per le associazioni che operano in convenzione con enti pubblici, è obbligatorio il rilascio di tessere di riconoscimento per i volontari impiegati.

Quando invece l’organizzazione impiega anche lavoratori retribuiti, oppure volontari in combinazione con personale dipendente, entrano in gioco tutti gli obblighi previsti per il datore di lavoro. Ciò comporta la nomina del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), la redazione del DVR, la formazione e informazione sui rischi, l’individuazione degli addetti alle emergenze, la sorveglianza sanitaria per le mansioni a rischio e, ove necessario, la nomina del medico competente. Inoltre, l’ente deve predisporre misure di prevenzione per gestire le possibili interferenze tra le attività svolte da volontari e da personale retribuito, al fine di garantire un ambiente sicuro e conforme alla normativa.

La riforma dello sport e l’impatto sul concetto di lavoratore sportivo

Con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 36/2021, a partire dal 1° luglio 2023, anche i collaboratori sportivi – se retribuiti – sono considerati a tutti gli effetti lavoratori subordinati dal punto di vista della salute e sicurezza sul lavoro. Questo comporta nuovi obblighi per le associazioni, commisurati alla soglia di compenso e alle mansioni assegnate. Se il collaboratore percepisce un compenso inferiore ai 5.000 euro annui, l’ente è tenuto a garantire almeno la formazione base e l’informazione sui rischi, oltre alla fornitura dei DPI. Per compensi superiori, o in presenza di lavoratori minorenni, si applicano in modo completo le disposizioni del DLgs 81/2008, incluse visite mediche, DVR, gestione delle emergenze e sorveglianza sanitaria.

Le ASD e SSD che non si adeguano rischiano sanzioni amministrative e, in caso di infortuni, anche responsabilità penali. La presenza di un solo collaboratore retribuito è sufficiente per attivare gli obblighi normativi, rendendo necessario un aggiornamento delle procedure interne e una maggiore consapevolezza da parte dei dirigenti.

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