Capobianco, Conflavoro PMI: “Una cultura da promuovere per la vita”
Questa mattina, 18 settembre 2017, su Rai Radio 3 è andata in onda in diretta un dibattito inerente la formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, argomento scottante visto l’incremento di morti bianche e infortuni dei lavoratori.
Alla trasmissione Tutta la città ne parla in onda su Rai Radio 3, hanno preso parte alcuni esperti del settore tra cui Roberto Capobianco presidente nazionale di Conflavoro PMI. Gli altri partecipanti sono stati Franco D’Amico, responsabile statistiche di Anmil, Associazione Nazionale fra lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro, Carlo Soricelli in qualità di fondatore dell’Osservatorio indipendente di Bologna sui morti sul lavoro, Giovanni Carapella direttore di Formedil, ente nazionale per la formazione e l’addestramento professionale nell’edilizia e, infine, Stefano Macale in veste di segretario nazionale Filca Cisl.
Una discussione pregnante, sentita e che non ha mancato di sollevare domande negli ascoltatori. L’argomento, del resto, tocca tutta la popolazione a prescindere dall’occupazione svolta. I dati Inail aggiornati al secondo trimestre 2017 parlano, dopo 25 anni di costanza, di un aumento di morti e infortuni sul lavoro nell’ordine del 5,2 e dell’1,3 punti percentuali. 591 vittime, di cui 431 sul posto di lavoro e oltre 380 mila incidenti. Soprattutto gli infortuni, circa 5 mila in più rispetto allo stesso periodo del 2016, hanno visto un boom di crescita nella fascia d’età over 60 aggirandosi sui 2 mila 200.
Necessari maggiori controlli. “Quello delle morti bianche è un fenomeno in continua discesa fin dagli anni ‘90”, ha ricordato D’Amico. “Se nel 2015 e 2016 gli infortuni hanno continuato a diminuire, le morti sono aumentate soprattutto nei settori in cui la crescita è maggiore, come metalmeccanica e manifatturiero. Nel 2017, invece, le due linee di convergenza si sono unite portando alla crescita di entrambe le statistiche. Se servono maggiori controlli? Sì, se si fanno e sono mirati, i risultati si vedono. I controlli di Ispettorato del lavoro, Inps e Inail sono stati 206 mila nel 2015, riscontrando piena regolarità in 136 mila casi. Sui 182 mila lavoratori controllati, poi, 65 mila sono risultati totalmente in nero. E’ stato recuperato, in sostanza, più di 1 miliardo 300 milioni di contributi”.
Oltre i dati Inail. Apertamente polemico Soricelli: “Mi sembra di essere in un Paese orwelliano. I morti sul lavoro – ha attaccato – sono maggiori rispetto a quelli dichiarati dall’Inail. Ci sono dei morti che spariscono dalle statistiche, come gli agricoltori schiacciati dal trattore, che quest’anno sono già 106. O i poliziotti morti, che hanno un’altra assicurazione e non sono conteggiati. Ci sono allora morti di serie A e di serie B? Vanno considerati tutti. Se uno muore sul trattore è un morto sul lavoro oppure no?” Un botta e risposta con D’Amico che ha replicato come l’Inail si sia proposta di censire, facendo da collettore con gli altri enti interessati, i 2 milioni di lavoratori che non sono suoi assicurati.
I morti nei cantieri edili. Particolarmente importante la casistica di questo settore, cui fanno riferimento sia Carapella sia Macale i quali hanno parlato senza mezzi termini, entrando nel vivo della discussione, di una sicurezza spesso assente o, comunque, non del tutto a norma. “I lavoratori dei cantieri – ha sostenuto Macale – si prestano a infortuni perché, senza entrare nella polemica, le regole in questo campo non si rispettano. Il settore edile ha perso, dal 2007 a oggi, 800 mila addetti eppure i numeri dei morti non sono scesi in proporzione. Significa che c’è una costanza anche laddove gli occupati calano. Però, dove si riesce a costruire una cultura della sicurezza, con informazione sui rischi e con la repressione dove serve, si crea un bel fenomeno come successo all’Expo di Milano. Lì nessun operaio è morto. Dobbiamo lavorare su questo versante”.
Una formazione a 360 gradi. Per Carapella una delle cause dell’incremento di morti e infortuni sul lavoro nei cantieri è dovuta a una cosiddetta zona grigia. “Mi riferisco a un incremento dell’area di lavoro in cui, probabilmente, c’è una elusione delle normative anche in materia di sicurezza e relativa formazione. In tal senso – ha sostenuto – un lavoratore su quattro è straniero, dunque si è creata una realtà multilinguistica e multiculturale, fatti decisivi per quanto riguarda la formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. La formazione, invece, deve essere fruibile e obbligatoria per tutti. Serve un’educazione comportamentale”.
La cultura della sicurezza è l’unica soluzione. Il pensiero di Roberto Capobianco a tal proposito è la summa di quanto emerso durante la diretta di Radio 3. “Le normative esistenti, se applicate sia dalle aziende sia da lavoratori, potrebbero diminuire la casistica degli incidenti. A partire dalla legge 626/1994, passando per il Testo Unico sulla Salute e la Sicurezza nei luoghi di lavoro del 2008, fino ad arrivare agli Accordi tra Stato e Regioni, in Italia abbiamo cambiato approccio con questo modo di intendere la sicurezza. In passato, invece, veniva dimenticato l’uso corretto della formazione. Come Conflavoro PMI – ha affermato il presidente nazionale dell’associazione – consideriamo la formazione sulla sicurezza una cultura a tutti gli effetti, da promuovere e propagare come pratica obbligatoria e continua, ma, soprattutto, efficace”.
“Perché le piccole e medie imprese – ha affermato Capobianco – sono delle vere e proprie famiglie e, oltre alla crisi economica, non vogliono loro per prime affrontare un disastro peggiore come quello della morte di un lavoratore. La formazione sulla sicurezza, ci teniamo a sottolinearlo, è una formazione necessaria per la vita. Ce ne occupiamo con UNASF Unione Nazionale Sicurezza e Formazione grazie ai nostri formatori, esperti e qualificati e in grado di trasmettere il senso profondo di una cultura della sicurezza”.
Di seguito il link per ascoltare l’intervento completo su Rai Radio 3.
Di seguito pubblichiamo i dati Inail relativi al secondo trimestre 2017 sulle denunce di infortunio e malattie professionali.