I cinque nodi chiave della sicurezza sul lavoro

I cinque nodi chiave della sicurezza sul lavoro

L’avvocato Rolando Dubini analizza cinque questioni fondamentali nell’ambito della sicurezza sul lavoro, evidenziando come la normativa, la formazione e la tecnologia richiedano interventi mirati per migliorare la tutela dei lavoratori.

1. Accordo stato-regioni 2025: una formazione più efficace

L’Accordo Stato-Regioni del 17 aprile 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 24 maggio, è stato definito come un intervento “chirurgico” perché punta a una formazione basata sulla valutazione dei rischi, sul settore, sul gruppo omogeneo, sulle mansioni e sui rischi reali, rispettando gli articoli 2, 18, 28, 29 e 37 del D.Lgs. 81/2008.

Tra gli elementi più importanti dell’Accordo:

  • formazione obbligatoria per i datori di lavoro: 16 ore, con aggiornamento quinquennale di 5 ore;
  • formazione supplementare di 6 ore per datori di lavoro e dirigenti operanti nei cantieri mobili o temporanei (Titolo IV del D.Lgs. 81/2008), già inclusa nei corsi per preposti se presenti in cantiere;
  • durata e modalità della formazione personalizzate a seconda dei rischi, delle mansioni e dei settori di riferimento;
  • formazione per i preposti: 12 ore in presenza, aggiornamento biennale minimo di 5 ore;
  • verifica finale obbligatoria e strumenti di verifica come checklist, questionari, near miss e analisi degli infortuni;
  • potenziamento dei requisiti dei docenti e progettazione formativa;
  • disciplina sistematica della formazione per ambienti confinati e uso di attrezzature;
  • riconoscimento della videoconferenza sincrona e dell’e-learning asincrono, a condizione che siano tracciati e progettati con rigore.

Queste misure puntano a una formazione moderna, dinamica e più adatta alle esigenze concrete delle aziende.

2. Responsabilità del preposto e vigilanza proattiva

Il ruolo del preposto viene confermato come figura centrale e operativa: la vigilanza deve essere “costante, ravvicinata, proattiva” e basata sulla gestione concreta dei rischi, come stabilito dalla giurisprudenza (sentenza n. 24136/2016). L’obbligo di vigilanza, dunque, non può essere aggirato attraverso una semplice raccolta di documenti o procedure burocratiche, ma deve tradursi in una responsabilità concreta e quotidiana.

3. Intelligenza artificiale: un’opportunità ancora da normare

L’intelligenza artificiale rappresenta una grande opportunità per migliorare la prevenzione, ma al momento non è adeguatamente regolamentata né inclusa organicamente nelle normative, nemmeno nell’Accordo Stato-Regioni 2025. Questa mancanza rischia di rallentare l’adozione di strumenti utili alla protezione dei lavoratori, considerando la rapidità con cui la tecnologia evolve.

4. Patente a crediti formativi: verso una formazione continua

La patente a crediti formativi segna un cambio di paradigma importante. Permette ai lavoratori di accumulare crediti nel tempo, certificando il percorso formativo e incentivando un aggiornamento continuo e strutturato. Questo modello si integra perfettamente con la logica di una formazione sempre più personalizzata e verificabile.

5. Prevenzione operativa: checklist e strumenti di verifica

La prevenzione rimane il cuore della sicurezza sul lavoro. Per la prima volta, l’Accordo Stato-Regioni 2025 richiama strumenti operativi concreti come checklist, osservazione diretta, analisi dei near miss e statistiche sugli infortuni, insieme al monitoraggio dell’efficacia formativa nel tempo. Un passo decisivo per evitare che la formazione si riduca a un semplice adempimento burocratico.

Una cultura della sicurezza più concreta e partecipata

Questi cinque nodi – Accordo Stato-Regioni 2025, ruolo del preposto, intelligenza artificiale, patente a crediti e prevenzione operativa – rappresentano i pilastri su cui costruire un sistema di sicurezza sul lavoro più solido, responsabile e misurabile. Per imprese, formatori e istituzioni è indispensabile un cambio culturale, basato su formazione personalizzata, responsabilità operative, strumenti tecnologici e monitoraggio continuo.

Solo così sarà possibile passare da un approccio burocratico a una vera cultura della sicurezza, capace di tutelare concretamente la salute e la vita dei lavoratori.

Prevenzione incendi negli uffici: la compartimentazione secondo il Codice

Prevenzione incendi negli uffici: la compartimentazione secondo il Codice

La prevenzione incendi negli uffici è fondamentale per garantire la protezione dei dipendenti e la continuità operativa delle aziende. In particolare, la compartimentazione rappresenta una delle misure più efficaci per limitare la propagazione dell’incendio e dei suoi effetti. Secondo il Codice di prevenzione incendi, la compartimentazione deve essere realizzata mediante la creazione di compartimenti antincendio all’interno della stessa opera da costruzione o l’interposizione di distanze di separazione tra opere da costruzione o altri bersagli combustibili.

Finalità della compartimentazione secondo il Codice di prevenzione incendi

Il punto S.3.1 del Codice di prevenzione incendi stabilisce che la finalità della compartimentazione è limitare la propagazione dell’incendio e dei suoi effetti:

  • Verso altre attività, afferenti ad altro responsabile dell’attività o di diversa tipologia;
  • All’interno della stessa attività.

La compartimentazione può essere realizzata mediante:

  • Compartimenti antincendio, ubicati all’interno della stessa opera da costruzione;
  • Interposizione di distanze di separazione, tra opere da costruzione o altri bersagli combustibili, anche ubicati in spazio a cielo libero.

Applicazione della compartimentazione nel caso studio

Un caso studio presentato nel documento INAIL “Prevenzione incendi per attività di ufficio. La Regola Tecnica Verticale V.4 del Codice di prevenzione incendi” illustra l’applicazione pratica della compartimentazione in un edificio destinato ad attività di ufficio. L’edificio, oggetto di lavori di ristrutturazione con parziale cambio di destinazione d’uso, è costituito da un piano interrato e 7/8 piani fuori terra, suddivisi in tre blocchi destinati ad attività direzionale e uffici aperti al pubblico.

Nel caso in esame, per limitare la propagazione dell’incendio verso altre attività, le attività di ufficio e di autorimessa sono state inserite in compartimenti antincendio distinti e autonomi. È stata inoltre verificata l’interposizione di distanze di separazione su spazio a cielo libero tra le attività oggetto di studio e le opere da costruzione limitrofe, sedi di altre attività; su tutti i fronti è stata garantita l’interposizione della distanza di protezione non inferiore all’altezza massima della costruzione.

Per limitare la propagazione dell’incendio all’interno della stessa attività, la volumetria dell’opera da costruzione è stata suddivisa in compartimenti antincendio secondo le prescrizioni contenute nel par. S.3.6; in particolare, ciascuna unità immobiliare presente costituisce un compartimento antincendio distinto. Gli elementi di compartimentazione hanno caratteristiche conformi a quanto descritto nel par. S.3.5 del Codice.

Requisiti e soluzioni conformi per la compartimentazione

Il Codice di prevenzione incendi, al punto S.3.6, stabilisce le regole generali per la progettazione dei compartimenti antincendio:

  1. Devono essere inseriti in compartimenti distinti:
    • Ciascun piano interrato e fuori terra di attività multipiano;
    • Aree dell’attività con diverso profilo di rischio;
    • Altre attività ospitate nella medesima opera da costruzione.
  2. È ammessa la presenza di compartimenti multipiano alle condizioni indicate al paragrafo S.3.6.2.
  3. La superficie lorda dei compartimenti non deve superare i valori massimi previsti in tabella S.3-6.

Per quanto riguarda la realizzazione, il punto S.3.7.1 stabilisce che la classe di resistenza al fuoco minima di ogni compartimento è determinata secondo quanto previsto nel capitolo S.2. Nel caso in cui il carico di incendio specifico di progetto qf,d non imponga una classe minima di resistenza al fuoco, non è richiesto il compartimento, a meno che non sia altrimenti espressamente prescritta una classe minima di resistenza al fuoco.

In caso di compartimenti adiacenti afferenti a diversi responsabili di attività, gli elementi di separazione tra tali compartimenti devono avere caratteristiche di resistenza al fuoco non inferiori a EI 60. L’obiettivo è proteggere l’attività dai terzi confinanti mediante elementi di separazione dotati di un livello minimo di resistenza al fuoco.

Conclusioni: l’importanza della compartimentazione nella sicurezza antincendio

La compartimentazione rappresenta una misura fondamentale nella progettazione della sicurezza antincendio per le attività di ufficio. L’applicazione delle disposizioni del Codice di prevenzione incendi, in particolare della Regola Tecnica Verticale V.4, consente di limitare la propagazione dell’incendio e dei suoi effetti, garantendo la protezione dei lavoratori e la sicurezza dell’ambiente di lavoro.

È fondamentale che le aziende e i professionisti del settore adottino un approccio prestazionale nella progettazione della sicurezza antincendio, applicando le soluzioni conformi previste dal Codice e tenendo conto delle specificità di ciascun ambiente di lavoro. Solo così sarà possibile garantire un elevato livello di sicurezza e prevenire i rischi legati agli incendi negli ambienti di lavoro.

Strutture sanitarie e SGSL: strumenti di supporto per le aziende

Strutture sanitarie e SGSL: strumenti di supporto per le aziende

Le strutture sanitarie, caratterizzate da processi complessi e articolati, necessitano di sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro (SGSL) efficaci per garantire la protezione degli operatori e la qualità dei servizi offerti. I SGSL si rivelano strumenti particolarmente efficaci per la gestione dei rischi nei vari ambiti del comparto sanitario. Il documento che esamina i modelli organizzativi e gli strumenti di supporto alle aziende, ha l’obiettivo di integrare la sicurezza sul lavoro nell’organizzazione complessiva delle strutture sanitarie.

Strumenti di supporto per la consultazione dei lavoratori

Un aspetto fondamentale per l’efficacia dei SGSL è il coinvolgimento attivo dei lavoratori. La norma UNI ISO 45001 sottolinea l’importanza di strutturare modalità di consultazione e partecipazione dei lavoratori nel sistema di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro. In questo contesto, vengono proposti diversi strumenti, tra cui il “questionario sulle condizioni di lavoro e sulla percezione dei rischi”, che consente di raccogliere feedback diretti dai lavoratori, identificando potenziali aree di miglioramento e facilitando l’adozione di misure preventive mirate.

Analisi e concezione del rischio: approccio metodologico

Per una gestione efficace della sicurezza, è essenziale adottare un approccio metodologico strutturato nell’analisi e nella concezione del rischio. Vengono proposti strumenti come il modello InforMo per l’analisi delle dinamiche incidentali e infortunistiche, la classificazione PreViS per le non conformità riscontrate in fase di autocontrollo e il monitoraggio aziendale sull’attuazione dei processi per la valutazione del rischio. Questi strumenti permettono alle strutture sanitarie di approfondire i fattori di rischio presenti nei luoghi di lavoro, supportando la gestione della salute e sicurezza in azienda e individuando interventi di prevenzione e protezione sempre più mirati ed efficaci.

Procedure del SGSL-AS: linee guida operative

Il documento include anche le “Procedure del SGSL-AS”, che forniscono indicazioni operative per strutturare un sistema organico di gestione della salute e sicurezza sul lavoro nelle aziende sanitarie. Queste procedure coprono vari aspetti, tra cui la definizione delle responsabilità, l’identificazione dei pericoli, la valutazione dei rischi, la determinazione delle azioni preventive e protettive, la formazione del personale e la comunicazione interna. L’obiettivo è creare un sistema integrato che garantisca la sicurezza degli operatori e la qualità dei servizi, promuovendo una cultura della sicurezza condivisa all’interno dell’organizzazione.

Il progetto S.A.N.I.: innovazione nella gestione della sicurezza

Un esempio concreto di applicazione delle linee guida proposte è il “Progetto S.A.N.I.” (Sistema Aziendale per la Sicurezza Integrata), che rappresenta un modello innovativo per la gestione della salute e sicurezza sul lavoro nelle strutture sanitarie. Il progetto S.A.N.I. integra strumenti informatici avanzati per il monitoraggio in tempo reale dei rischi, la gestione delle non conformità e la formazione del personale. Grazie a un’interfaccia user-friendly e a un sistema di reportistica dettagliata, il progetto consente alle strutture sanitarie di adottare un approccio proattivo nella gestione della sicurezza, migliorando l’efficacia delle azioni preventive e protettive.

Conclusioni: l’integrazione della sicurezza nell’organizzazione

L’integrazione della sicurezza sul lavoro nell’organizzazione complessiva delle strutture sanitarie è fondamentale per garantire la protezione degli operatori e la qualità dei servizi offerti. I sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro (SGSL), supportati da modelli organizzativi e strumenti di supporto adeguati, rappresentano un elemento chiave per raggiungere questo obiettivo. Attraverso l’adozione di approcci metodologici strutturati, la consultazione attiva dei lavoratori e l’implementazione di procedure operative efficaci, le strutture sanitarie possono creare un ambiente di lavoro sicuro e salubre, promuovendo una cultura della sicurezza condivisa e migliorando continuamente le proprie performance in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

smart working

Infortunio in smart working: cosa prevede normativa italiana

Con l’espansione del lavoro agile, è emersa la necessità di adattare la normativa italiana per garantire la sicurezza dei lavoratori anche al di fuori dei tradizionali ambienti aziendali. La Legge n. 81/2017, all’articolo 23, estende la tutela contro gli infortuni sul lavoro anche ai lavoratori in smart working, purché l’infortunio sia direttamente collegato alla prestazione lavorativa.

La copertura assicurativa INAIL per gli smart worker

Secondo la Circolare INAIL n. 48/2017, gli infortuni occorsi durante lo svolgimento dell’attività lavorativa all’esterno dei locali aziendali sono tutelati se causati da un rischio connesso alla prestazione lavorativa. Ciò implica che l’infortunio deve essere strettamente legato all’attività lavorativa svolta, anche se avvenuto nel luogo scelto dal lavoratore per lo svolgimento della prestazione.

Infortunio in itinere durante lo smart working

L’articolo 23 della Legge n. 81/2017 prevede che i lavoratori in smart working abbiano diritto alla tutela contro gli infortuni anche durante il normale tragitto di andata e ritorno tra la propria abitazione e il luogo prescelto per lo svolgimento della prestazione lavorativa all’esterno dei locali aziendali. Tuttavia, è esclusa la tutela in caso di infortunio derivante da un comportamento volontario del lavoratore, svincolato da esigenze lavorative.

Obblighi del datore di lavoro in materia di sicurezza

Il datore di lavoro è tenuto a garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori anche in modalità smart working. In particolare, deve fornire un’informativa sui rischi generali e specifici legati allo smart working, indicando le misure di prevenzione e protezione da adottare. Tale informativa deve essere consegnata sia al lavoratore sia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS).

Procedura in caso di infortunio in smart working

In caso di infortunio durante lo smart working, il lavoratore deve denunciare l’evento come se fosse accaduto nei locali aziendali, descrivendo dettagliatamente l’accaduto per delineare i confini della tutela. L’INAIL procederà a valutare la sussistenza del nesso causale tra l’infortunio e l’attività lavorativa svolta, al fine di determinare l’indennizzabilità dell’evento.

Conclusioni: l’importanza di una corretta gestione del rischio

La normativa italiana offre una copertura adeguata per i lavoratori in smart working in caso di infortunio, a condizione che l’evento sia direttamente collegato alla prestazione lavorativa. È fondamentale che le aziende adottino misure preventive efficaci e forniscano le necessarie informazioni ai lavoratori per garantire un ambiente di lavoro sicuro, anche al di fuori dei tradizionali spazi aziendali.

Analisi ergonomica nelle attività della grande distribuzione organizzata

Analisi ergonomica nelle attività della GDO

Il settore della grande distribuzione organizzata (GDO) è caratterizzato da attività ripetitive e fisicamente impegnative che possono comportare rischi ergonomici significativi per i lavoratori. Un recente studio, frutto di una collaborazione tra la Direzione regionale Campania dell’INAIL e l’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha analizzato le principali mansioni all’interno della GDO, fornendo indicazioni utili per la valutazione e la prevenzione dei rischi ergonomici.

Caratteristiche delle attività nella GDO

Le operazioni tipiche della GDO, come l’arrivo e lo scarico delle merci, la preparazione e il porzionamento dei prodotti, sono comuni e svolte con modalità analoghe nei diversi contesti lavorativi. In generale, l’automazione è ridotta al minimo, e gli strumenti di Information and Communication Technology (ICT) sono essenzialmente finalizzati al tracciamento della merce. Le mansioni degli operatori sono prevalentemente orientate alla movimentazione delle merci e richiedono un basso livello di specializzazione.

Analisi ergonomica delle attività

In questa fase, la merce arriva trasportata da camion e viene scaricata dagli operatori addetti. A seconda della struttura e delle dimensioni dei supermercati, l’operazione di scarico può avvenire mediante una “ribalta” o una “pedana” in ferro, in alcuni casi spostata manualmente. Lo scarico dei bancali dai camion avviene attraverso carrelli elevatori e l’utilizzo di transpallet elettrici e/o manuali.

Posture, movimenti e sforzi:
  • Postura: eretta in movimento, talvolta chinati in avanti.
  • Movimenti: posizionamento pedana: due operatori disposti ai lati della pedana si chinano, la afferrano, la sollevano e la poggiano sul pianale del camion (dislivello di 30-40 cm con il piano della banchina di scarico). Posizionamento rampa: due operatori disposti ai lati della rampa si chinano, la afferrano, la sollevano e la poggiano sul pianale del camion (altezza dal suolo di 140-150 cm). Movimentazione di bancali mediante transpallet manuali: l’operatore spinge il transpallet, raccoglie il bancale, lo tira delicatamente verso di sé, si gira di 180° e scende adagio in modo da “trattenere” il mezzo col carico, a causa della presenza della pedana (o rampa) con inclinazione significativa.
  • Sforzi: sollevamento pedana/rampa; traino/spinta del transpallet.
Dispositivi di protezione individuale (DPI):
  • Scarpe antinfortunistiche.
  • Tuta da lavoro.
  • Guanti.
  • Giubbotti (in caso di stagione invernale).

Preparazione e porzionamento prodotti

In questa fase, l’operatore preleva il prodotto dal banco o dalla cella di conservazione per poterlo porzionare e successivamente confezionare. L’operatore provvede al taglio in parti più piccole di prodotti di grosse dimensioni e alla pulizia di questi ultimi (esempio: svisceramento del pesce o eliminazione cotenna dal prosciutto) e al loro porzionamento con l’utilizzo di vari strumenti, sia per la vendita diretta ai clienti che per la preparazione di pezzi preconfezionati.

Posture, movimenti e sforzi:
  • Postura: prevalentemente eretta.
  • Movimenti: movimentazione prodotti dal bancone. l’operatore si china in avanti e allunga le braccia all’interno del banco per afferrare il prodotto desiderato (peso fino a 5 kg). Lo tira verso di sé, rialza il busto in posizione eretta, si gira di 180° e si reca nella postazione in cui ci sono le attrezzature necessarie per la successiva lavorazione. Movimentazione vassoi: l’operatore afferra i vassoi (o le teglie) con entrambe le mani (peso massimo di 3 kg) e li inserisce nel forno (composto da più ripiani) posizionato nelle immediate vicinanze. Utilizzo utensili da taglio manuale: l’operatore ha il busto leggermente chinato in avanti e impugna un coltello con una presa di tipo grip. Le operazioni di taglio sono svolte con movimenti di abduzione e adduzione delle mani. La forza esercitata varia al variare del prodotto da porzionare. Utilizzo macchine da taglio: durante l’utilizzo dei macchinari, l’operatore esegue il compito con un braccio teso in avanti con ripetuti movimenti di flessione ed estensione dello stesso.
  • Sforzi: movimentazione manuale di cassette; movimentazione manuale di pezzi di formaggio o altri alimenti di grande volume/peso.
Dispositivi di protezione individuale (DPI):
  • Scarpe antiscivolo.
  • Guanti antitaglio.
  • Guanti in lattice.
  • Cuffia igienica.
  • Camice da lavoro.
  • Stivali in gomma.
  • Grembiule in alluminio.

Altre attività analizzate

Oltre alle attività di arrivo e scarico merci e preparazione e porzionamento prodotti, il documento analizza anche altre mansioni tipiche della GDO, tra cui:

  • Analisi delle attività di sbancalamento.
  • Analisi delle attività di movimentazione carni.
  • Analisi delle attività di stoccaggio.
  • Analisi delle attività di rifornimento area di vendita.
  • Analisi delle attività di confezionamento.
  • Analisi delle attività di lavaggio utensili.
  • Analisi delle attività di gestione scaffali.
  • Analisi delle attività di pagamento.

Per ciascuna di queste attività, sono stati identificati i rischi ergonomici specifici e forniti suggerimenti per la prevenzione e la gestione dei rischi.

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